Il Report della Direzione Anticrimine e Frosinone

Il report 2023 della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato. Con tutta l'attività svolta sul territorio nazionale. E due citazioni molto particolari su Frosinone

Nel corso del 2023, sono state 247.624 le unità della Polizia di Stato complessivamente impegnate nell’attività di controllo del territorio. Nello stesso periodo sono state 8,7 milioni le persone controllate, con un aumento del 18% rispetto all’anno precedente. Sono state 89 le operazioni di particolare rilievo contro la criminalità organizzata con 820 arresti. Il contrasto al traffico di droga registra 75 interventi più significativi, con 858 arresti

Sono alcuni dei dati contenuti nel report reso pubblico in queste ore dalla Direzione Centrale Anticrimine che analizza i risultati operativi della Polizia di Stato nel 2023.

Sfogliandolo si scopre che sono stati sequestrati alle mafie beni per un valore di oltre 345 milioni di euro. I Daspo emessi risultano 3.156 (ma il dato è aggiornato fino a fine settembre) con un incremento del 70% rispetto allo stesso periodo del 2022. Invece sono 2.026 i ‘divieti di accesso alle aree urbane‘ adottati. Risultano 3.385 gli ammonimenti per atti persecutori e violenza di genere, cresciuti del 26% rispetto al 2022.

Follow the money

Il questore di Frosinone Domenico Condello (Foto © Stefano Strani)

Dai tempi di Giovanni Falcone il principio investigativo è ‘follow the money’ cioè segui il denaro se vuoi scoprire il crimine ed i criminali. Così a pagina 2 del Report della Direzione Centrale Anticrimine si legge che nel 2023 sono state colpite da provvedimenti Cosa Nostra palermitana, catanese, nissena, trapanese, siracusana, messinese ed agrigentina, anche nelle sue proiezioni extraregionali, per un valore di circa 189 milioni di euro.

Poi la ‘Ndrangheta, anche nelle sue proiezioni extraregionali, per un valore di circa 55 milioni di euro;  la Camorra, per un valore di circa 11 milioni di euro;  la criminalità mafiosa pugliese, per un valore di circa 2,7 milioni di euro; altre organizzazioni criminali non mafiose ed esponenti della criminalità comune, per un valore di circa 87,5 milioni di euro.

Ciociaria connection

La questura di Frosinone (Foto © Stefano Strani)

La Ciociaria è citata nel Rapporto in due significative circostanze: danno la dimensione del fenomeno criminale sul territorio.

Una prima volta è a pagina 10, nell’ambito degli interventi di Polizia Giudiziaria nel contrasto alla criminalità organizzata. Lì è riportato che:  

Il 22 giugno 2023, a Bologna, Alessandria, Forlì-Cesena, Frosinone, Genova, Lodi, Modena, Rimini e Teramo, le Squadre Mobili di Forlì-Cesena e di Modena, coordinate dal Servizio Centrale Operativo, hanno eseguito un provvedimento restrittivo nei confronti di 30 soggetti ritenuti responsabili in concorso, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, corruzione ed accesso abusivo alle banche dati in uso alle forze di polizia.

Si tratta dell’inchiesta Truck Flower. Avviata nel 2020, ha documentato la stabile presenza sul territorio nazionale di plurime associazioni per delinquere finalizzate al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, prevalentemente cocaina, tra loro reciprocamente interdipendenti e coordinate. I gruppi, costituiti da cellule criminali di matrice albanese e caratterizzati da un’organizzazione contraddistinta da legami familiari, hanno dimostrato la capacità di gestire enormi reti di distribuzione del narcotraffico in Europa e di essere in grado di attuare un coordinamento transnazionale, con relazioni dirette con i fornitori presenti nei paesi di provenienza, segnatamente nel Sud America.

Nel corso dell’attività investigativa, sono stati sequestrati 114 kg di cocaina, 37 kg di hashish, oltre un milione di euro in contanti e arrestate 13 persone a riscontro delle attività in atto.

Sequestri e confische

Foto courtesy © Irish Times Premedia Department

La seconda citazione è a pagina 13, nell’ambito delle attività di sequestro e confische.

Qui è scritto che l’undici settembre 2023 il «personale della Divisione Anticrimine di Roma, in collaborazione con il Servizio Centrale Anticrimine ha eseguito, nelle province di Latina, Frosinone e L’Aquila, un decreto di confisca di beni emesso dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione capitolino, su proposta formulata congiuntamente dal Procuratore della Repubblica e dal Questore di Roma».

«Riguarda due coniugi italiani, nonché del loro figlio, imprenditori, operanti, in provincia di Roma, nei settori del trattamento di rifiuti speciali, del commercio di materiali ferrosi e immobiliare. Pertanto, è stata disposta la confisca della totalità delle quote e dell’intero patrimonio aziendale di 3 società, operanti nei menzionati settori, di 22 fabbricati, 10 terreni, un veicolo e numerosi rapporti finanziari, per un valore complessivamente stimato di circa 10 milioni di euro».

Leggere il dato

Una lettura superficiale potrebbe far ritenere che la provincia di Frosinone sia una specie di paradiso. I dati invece vanno interpretati. E per poterlo fare vanno inseriti in un contesto. Proviamo a farlo insieme.

Intanto: quanto è sicura la provincia di Frosinone? Un indice lo fornisce il Sole 24 Ore. Tenendo conto di tutti i parametri fa compiere al territorio un balzo di 22 posizioni nella graduatoria sulla sicurezza. Lo si deve al fatto che c’è un basso numero di denunce: il che colloca tra le prime 11 province italiane più sicure. Siamo 32mi per i furti con destrezza e 46mi per i furti in abitazione. Che la Ciociaria si terra di reinvestimento e lavaggio del denaro lo dice anche il Sole: siamo al 70° posto. 

Siamo esenti dai tentacoli della piovra delle mafie? No, in maniera assoluta. A dirlo è il report annuale con cui la Direzione Investigativa Antimafia aggiorna annualmente le Camere. Nell’ultima relazione viene confermato che la vicinanza della provincia di Frosinone con l’area del Casertano «ha senz’altro favorito soprattutto la camorra. In particolare Cassino e le zone limitrofe risentono principalmente dell’incidenza di questi clan” scrive nella sua relazione semestrale sul crimine organizzato la Direzione Investigativa Antimafia.

Gli interessi dei clan

(Foto © Imagoeconomica / Paolo Lo Debole)

In quelle 453 pagine viene indicata la predominanza dei clan casertani sul sud della Ciociaria. Ed in particolare «Casalesi, gli Esposito, di Sessa Aurunca, i Belforte di Marcianise nonché personaggi legati ai clan napoletani LicciardiDi LauroMazzarellaGionta di Torre Annunziata, che hanno realizzato anche attività di riciclaggio mediante la gestione di locali da gioco e scommesse». 

La provincia di Frosinone si conferma terra di reinvestimento del denaro sporco e rifugio per i latitanti «come documentato dai recenti arresti di esponenti legati ai clan Amato – Pagano, Polverino ed ai Casalesi».  La Dia ha rilevato interessi economici del clan campano dei Moccia nel quadrante Nord del Frusinate: lì ha «acquisito e gestito talune aziende ubicate nell’area tra Patrica, Ferentino, Frosinone».

La Dia sta monitorando anche i nuovi clan emergenti su base locale «quali gli Spada ed i Di Silvio, collegati alle omonime aggregazioni criminali romane e pontine, protagoniste di estorsioni, usura e traffico di stupefacenti».

Tutto questo, nel report dell’Anticrimine non c’è. E non può esserci. Perché sono due relazioni diverse che si occupano di settori differenti. E di aspetti differenti della sicurezza. Ma una volta letti i dati insieme il quadro diventa molto più chiaro.

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