Sfiduciare Damiano Coletta. Improvvisamente il centrodestra torna alla carica con la voglia di urne. Spinto forse dall’ondata del voto amministrativo nei sette Comuni pontini che in queste ore hanno rinnovato il loro sindaco e la loro amministrazione; una tornata elettorale che ha visto prevalere candidati di centrodestra.
La Lega prima e FdI poi hanno proposto – a parole – mozioni di sfiducia contro il primo cittadino di Latina.
A partire sono stati due consiglieri comunali della Lega (non tutto il gruppo, dunque), come Vincenzo Valletta e Valeria Tripodi. Dopo appena 24 ore, il testimone è stato raccolto da Fratelli d’Italia (in questo caso, l’intero gruppo).
All’appello dell’opposizione di centrodestra nel Consiglio comunale del capoluogo pontino a questo punto mancherebbe solo Latina nel Cuore. E poi in realtà non si sono espressi i due massimi esponenti della Lega in aula, il capogruppo Massimiliano Carnevale e Giovanna Miele.
I motivi della sfiducia, l’insussistenza del ricorso
Perché il centrodestra chiede la sfiducia proprio ora, quando mancano solo 20 giorni all’udienza del 7 luglio al Tar? È l’udienza per la discussione del ricorso che ha impugnato i risultati del primo turno: le votazioni dello scorso autunno, finite al Ballottaggio per una manciata di voti.
Probabilmente perché, come emerso già dall’analisi della relazione resa dalla Prefettura dopo il riconteggio, non sussisterebbe motivo di riaprire le urne. Troppo limitate le presunte irregolarità, ma soprattutto quelle riscontrate sono dovute a banale (seppur gravissima) inesperienza di scrutatori e presidenti. (Leggi qui La riconta delle schede per il sindaco: nei seggi ‘somari’ sì, imbroglioni no).
Niente brogli, dunque. Il centrodestra ha una certa esperienza di mozioni di sfiducia: nel 2015 con quello strumento fu fatto cadere Giovanni Di Giorgi; nel 2010 la sfiducia non avvenne in aula ma i consiglieri si dimisero dal notaio, facendo cadere Vincenzo Zaccheo.
I numeri di un’eventuale sfiducia
Ma come funziona? Partiamo intanto dal regolamento di Consiglio comunale e dallo Statuto.
In base alle carte, la mozione di sfiducia per poter essere presentata, deve raccogliere le firme di due quinti dei consiglieri comunali. Ovvero 13, nel caso di Latina.
La minoranza di centrodestra (Lega, FdI, Latina nel cuore) ne ha 16. Quindi, fin qui i numeri ci sarebbero. Una volta presentata, deve essere calendarizzata non prima di 10 giorni e non oltre i 30 dal momento in cui è ricevuta dal presidente del Consiglio. Ma, una volta arrivata in aula, deve anche essere votata. E al momento Coletta gode di 17 voti contro i 16 del centrodestra.
Al di là dei numeri, che potrebbero apparire risicati, c’è però un tema politico: a guardar bene al momento, non conviene a nessuno andare a casa.
Il freno delle prossime elezioni politiche e regionali
Messa da parte l’attuale onda di centrodestra alle elezioni amministrative nei Comuni pontini, manca infatti solo un anno ai due appuntamenti elettorali più importanti, che avverranno in contemporanea: le politiche e le regionali.
E il centrodestra non si muoverà nel capoluogo prima di avere compreso quali alleanze poter mettere in campo. Gli annunci di sfiducia sono il gioco delle parti, tu sei maggioranza, io sono opposizione.
Opposizione che ha comunque portato a casa anche degli emendamenti al bilancio di previsione. E di questo Lega e FdI si dicono soddisfatti.