Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 11 ottobre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 11 ottobre 2023

TOP

DIANA BRACCO

Diana Bracco (Foto: Clemente Marmorino © Imagoeconomica)

In questi giorni si è tenuto un evento molto importante: è stato il Bracco Innovation Day. Una kermesse tecnica in purezza che “è da anni un appuntamento importante in cui i nostri ricercatori si confrontano con speakers prestigiosi su temi strategici e di frontiera. E c’è stato un upgrade importante nell’edizione 2023 dell’evento: “Approfondiamo la questione di come l’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando il mondo dell’industria della salute”.

Lo ha detto la presidente e Ceo del Gruppo Bracco, Diana Bracco. Il suo intervento è stato un piccolo capolavoro di capacità di stare “sul pezzo”, in punto di tecnologia e scommesse per il futuro. Proprio in questi giorni Bracco ha ribadito alcuni concetti fondamentali. Tra cui quello chiave per cui bisogna puntare al futuro con la barra dritta di chi sa che alternative al futuro non ve ne sono.

E che quel futuro deve essere rappresentato da un “distretto all’avanguardia, perché il nostro purpose è migliorare la vita delle persone dando forma al futuro della prevenzione e dell’imaging diagnostico. Di cosa si parla?

Di una “disciplina che considerando anche l’innalzamento dell’età della popolazione, si conferma sempre più un pilastro della medicina contemporanea e un elemento imprescindibile nell’individuazione delle patologie e nello sviluppo di linee terapeutiche efficaci”. L’AI a servizio della salute, quindi, e non solo dei broker “furbi” o degli esaminandi pigri.

Poi la chiosa: “In tutto il mondo si è compreso, infatti, che le diagnosi precoci non soltanto permettono una medicina personalizzata e di precisione, ma aiutano a far fronte alle malattie in fase iniziale con risparmi consistenti per i servizi sanitari. E se qualcuno parla di risparmio nel calderone della sanità italiana si prende il fango o si becca le lodi. Dipende di che tipo di risparmio si parla.

Bracco che fiuta il futuro.

GINO RANALDI

Gino Ranaldi ed Enzo Salera

La politica è fatta di tatticismi. E di segnali. Di azioni alle quali seguono reazioni. Quanto siano proporzionali ed adeguate incide sugli scenari successivi. Da annotare quella messa in campo nel pomeriggio di ieri dall’avvocato Gino Ranaldi, capogruppo del Partito Democratico nell’Aula del Consiglio Comunale di Cassino. Ha deciso di non schierare il suo Gruppo facendo saltare la seduta pomerifiana convocata dalla presiente Barbara Di Rollo.

Sul piano formale: la seduta era stata convocata dalla presidente Di Rollo insieme a quella che si è svolta al mattino per conferire la cittadinanza onoraria al ministro Maria Elisabetta Alberti Casellati. Ma c’era un difetto di forma nella convocazione: “Le regole valgono per tutti” ha spiegato ieri il capogruppo Dem. Quindi, niente sconti nemmeno per la presidente, nonostante venga dallo stesso Partito. (Leggi qui: Il Ministro di Cassino e l’assise saltata).

Sul piano sostanziale. Nella serata precedente, i Consiglieri di opposizione si sono lamentati del mancato coinvolgimento da parte del sindaco al punto che Renato De Sanctis ha ipotizzato un Accesso agli Atti. E Barbara Di Rollo ha commentato ad alta voce con i consiglieri di opposizione “Cosa volete che vi dica, io non sono stata invitata nemmeno al pranzo con il ministro. (Leggi qui: E Salera lasciò senza pranzo Barbara Di Rollo).

La verità sta nel mezzo, come si è scoperto ieri. “Ho ricevuto l’invito soltanto ieri sera, per questo motivo ieri pomeriggio quando i consiglieri di opposizione mi hanno chiesto cosa fosse in programma dopo la cerimonia ho spiegato di non essere a conoscenza del pranzo, perché non invitata“. 

Garbo istituzionale, prudenza politica e gioco di squadra avrebbero consigliato di evitare quell’esternazione. Fatta chiaramente per creare un nuovo fronte di polemica con il sindaco. La reazione del Gruppo Pd è stata conseguente: se la presidente non gioca in squadra con noi nemmeno noi giochiamo con lei e non andiamo ad una Consiglio dove la convocazione è sbagliata. Mettendo in evidenza il buco al quale non hanno voluto apporre la toppa.

Separati in casa, separati alle urne.

FLOP

GIUSEPPE VALDITARA

Giuseppe Valditara

La questione è sottile e quindi va chiarita bene. Con due chiavi di lettura. La prima: in queste ore è scaduta la convenzione tra Ministero dell’Istruzione ed Anpi per un protocolli con le associazioni partigiane. Il ministro titolare è Giuseppe Valditara che sul tema ha detto cose condivisibilissime ed ineccepibili da un punto di vista storico. La sua è una lotta su ogni fronte che prevede in lettura di preambolo l’ammiccamento a tematiche di sinistra.

Lo ha fatto con il solito incipit agro e difensivo ma non è questo il punto: “Si rilassino i professionisti della polemica politica. I valori dell’antifascismo sono anche i miei e la Resistenza è un valore prezioso. Il Ministero è impegnato a costruire una convenzione che coinvolga tutte le associazioni partigiane”.

Valditara sta combattendo anche una sua battaglia personale contro gli studenti Osa che hanno espresso solidarietà alla Palestina e in alcuni casi ad Hamas per il massacro ed i rapimenti in Israele. Nel suo “furor” sembra inarrestabile.

E ancora: “Perché la Resistenza non è monopolio dell’Anpi e i valori resistenziali devono essere patrimonio di tutti. Per essere ancora più espliciti la Resistenza non l’hanno fatta solo i comunisti, ma anche i cattolici, i liberali, gli azionisti e perfino i monarchici”. La chiosa è stata netta e legittima: “Dunque, ci sarà una convenzione per far conoscere l’importanza della Resistenza nelle scuole, ma con tutte le associazioni partigiane e non con una soltanto”.

Il presidente Gianfranco Pagliarulo, fresco di manifestazione Cgil a Roma, non si era fatto attendere ed aveva replicato: “Fulminato sulla via di Damasco (e della nostra lettera al Presidente della Repubblica e alla Presidente del Consiglio), dopo quasi un anno di silenzio il ministro Valditara scopre l’importanza del Protocollo.

E il punto è questo, non il merito di ciò che Valditara ha detto, ma il timing di ciò che Valditara doveva fare. Un anno scarso ed una lettera di sollecito al capo dello Stato non sono un bel biglietto da visita per l’ecumenicità che il ministro ha palesato con le sue parole. E meglio di un milione di esse è sempre e da sempre un singolo fatto.

Valditardi.

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