Top e Flop, i protagonisti del giorno: 6 luglio 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

ALESSIO D’AMATO

Alessio D’Amato (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Per fare quello che sta facendo lui sulla campagna vaccinale occorre avere spalle larghe e idee chiare. Il Lazio, a differenza di altre Regioni, sta utilizzando al massimo anche i vaccini Astrazeneca e Johnson & Johnson. Non soltanto quelli Pfizer e Moderna.

Per l’assessore regionale l’obiettivo è l’immunità di gregge l’8 agosto, in modo da farsi trovare pronti quando la variante Delta sarà dominante nella regione.

Per fare questo è entrato in rotta di collisione con il Comitato Tecnico Scientifico e con il Generale Francesco Paolo Figliuolo. L’immunologa Antonella Viola ha criticato le scelte del Lazio sul richiamo Astrazeneca, ma lui ha tirato dritto. E ha spostato in avanti gli obiettivi: vaccinazione a tappeto di giovani e adolescenti sia per le vacanze estive che per la riapertura della scuola.

Non si piega alle indicazioni del Governo, va avanti per la sua strada e con le sue strategie. E i risultati del Lazio nella campagna vaccinale continuano ad essere eccellenti.

Testardo e competente.

ALBINO RUBERTI

Albino Ruberti (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

È uomo di Cultura e di Arte, di Lettere e di Diritto. Ma soprattutto di visione. Quella che durante i giorni più bui del lockdown ha consentito ad Albino Ruberti di vedere che bisognava intervenire per salvare teatri e auditorium, cinema e musei. Mentre tutti pensavano a mascherine e respiratori, casa integrazione e indennizzi, lui si faceva in quattro per mettere in sicurezza l’inestimabile patrimonio culturale romano e laziale. Non per una assurda forma di feticismo culturale ma per l’immenso valore economico che il comparto è in grado di innescare. I fatti, in queste ore, gli hanno dato ragione.

Alla presentazione della nuova stagione dell’Accademia di Santa Cecilia ha assicurato che la Regione Lazio non solo accompagnerà verso la ripresa ma garantirà anche la maggiore partecipazione possibile agli spettacoli ed ai concerti che vanno in scena. Ha rivelato che si sta lavorando per “agevolare la stagione degli abbonamenti”. C’è la variante Delta in agguato. “Non possiamo dare risposte certe, dunque, ma assicuriamo il nostro impegno per la ripartenza della cultura e di tutti i settori“.

Se molte compagnie e orchestre sono sopravvissute lo si deve alla sua visione ed alla sua insistenza.

Amico delle Muse

FLOP

ENRICO LETTA

Enrico Letta (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Sul Ddl Zan vuole sventolare la bandiera. Non provare a far approvare la legge. Il segretario del Pd sa perfettamente che nell’Aula del Senato, soprattutto con lo scrutinio segreto, il disegno di legge rischia di non passare.

La mediazione proposta da Matteo Renzi è intelligente e pragmatica: la soluzione Scalfarotto è un compromesso importante. E allora meglio un buon compromesso che l’affondamento della legge. Perché parliamo di diritti fondamentali.

Poi c’è la questione relativa alla percezione politica: la bocciatura del Ddl Zan aumenterebbe a dismisura sia la golden share di Matteo Salvini nella maggioranza, sia le ambizioni di Giorgia Meloni per Palazzo Chigi. Enrico Letta vuole esclusivamente combattere una battaglia di identità. Ma così porterà il partito a schiantarsi in aula. All’ennesima sconfitta, che non servirà a nulla.

Decrescita infelice.

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte

Alla fine l’ex premier non ha sbattuto la porta. E nemmeno ha provato a mettere in minoranza Beppe Grillo. Ha accettato la mediazione (con la consegna del silenzio) dei sette saggi, che però potrebbero diventare tre se le cose dovessero precipitare. Dove sono finite le cifre sbandierate di un suo partito al 10-15-20%.

Come stanno le cose lo ha scritto l’Huffington Post. Rilevando: “Per mettere su un Partito occorre sgobbare. Ascoltare la gente. Approfondire i problemi. Dirimere liti. Tirar fuori gli artigli. Scovare i candidati, lusingarli, mandarli al massacro. Tenere comizi, presenziare convegni, scapicollarsi su e giù per lo Stivale in una campagna elettorale perenne senza voli di Stato. Dare spettacolo gratis come Grillo; fare il fenomeno come Salvini; inghiottire salsicce alle sagre del maiale”.

E poi stringere mani sudate, baciare vecchiette, fare selfie con perfetti sconosciuti magari un po’ mafiosi, sottoporsi a degradanti bagni di folla, rischiare il matto che ti molla un ceffone o ti rompe una statuetta in testa (come al Cav nel 2009). Dedicare giornate intere a riunioni politiche verbose, dove l’ultimo arrivato dice la sua e il Capo deve prestare attenzione”. 

E ancora: “Ricapitolando: per liberarsi del “padre padrone”, a Conte occorrerebbe un partito. Ma per farne uno nuovo servirebbero idee, soldi, radicamento sul territorio. Soprattutto una gran voglia di mettersi in gioco e, all’occorrenza, complicarsi la vita. La scommessa di Grillo è che il suo rivale alla fine calerà le piume. Perché lo considera troppo fighetto, educato, griffato, perbenino. Con tanta ambizione di comandare e poca di farsi un mazzo così”. 

Non  è così? E allora perché non provare davvero a fare un altro Partito?

Arbiter elegantiae. E basta.

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