C’era una volta il centrosinistra, quello che vinceva per tre volte di seguito alla Provincia, una con Loreto Gentile e due con Francesco Scalia. Quello che faceva incetta di sindaci, anche nei Comuni più grandi: due volte Domenico Marzi e una Michele Marini a Frosinone, Giuseppe Golini Petrarcone a Cassino, Maurizio Cerroni e Antonio Ciotoli a Ceccano, Patrizio Cittadini e Giuseppe Morini ad Alatri. Un centrosinistra capace di esprimere un sottosegretario (Gian Franco Schietroma), assessori regionali (Maurizio Federico, Francesco De Angelis, Francesco Scalia), oltre a svariati senatori, deputati e consiglieri regionali.
Non c’è soltanto la crisi del Partito Democratico, ma quella di un’intera coalizione. Il Partito Socialista Italiano di Gian Franco Schietroma non è più quello di un tempo. Liberi e Uguali non ha la stessa forza di Rifondazione o dei Comunisti Italiani. Oltre al fatto che è profondamente divisa al proprio interno tra Mdp, Sinistra Italiana e Possibile.
Ma lo schema forte di quel centrosinistra era l’alleanza tra i Democratici di Sinistra e la Margherita.
La confluenza comune nel Pd ha indebolito l’alleanza.
Quando Lino Diana e Francesco Scalia da una parte e Francesco De Angelis e Danilo Collepardi stavano ognuno nel proprio Partito era più semplice trovare intese. E raccogliere voti. Gli stessi Socialisti avevano maggiori spazi a loro disposizione.
Oggi che il Pd deva capire quale sarà il proprio futuro politico, immaginare un centrosinistra vecchia maniera è quasi impossibile.
Lo stesso Nicola Zingaretti ha dovuto letteralmente inventarsi delle liste civiche per vincere a metà, visto che poi la maggioranza dei consiglieri ce l’hanno le opposizioni. Molti elettori di sinistra hanno votato il Movimento Cinque Stelle.
Il Pd e il centrosinistra non riescono a rispondere su questo piano.