Da Frosinone a Napoli: D’Amico al Meet Forum del turismo sostenibile

Le radici come input della voglia di tornare. E magari trovare strutture ricettive, protocolli e scenari che completino un percorso emozionale

L’evento in sé ha avuto una doppia valenza: quella tecnica in purezza e quella politica di respiro nazionale. Lo ha avuto, questo doppio binario, perché al Meet Forum di Napoli sul Turismo sostenibile di qualche giorno fa la ministra di ambito Daniela Santanché ci è arrivata in un momento clou. Cioè proprio nelle ore in cui veniva respinta la mozione di sfiducia contro di lei per le note vicende. Quello che però ha catturato l’interesse del presidente di Confimprese Italia Guido D’Amico è stato altro. Ed è roba tecnica e di opportunità.

Vale a dire la possibilità di fare un recap nel corso della IX edizione della kermesse partenopea su un tema cardinale: il turismo sostenibile. D’Amico sta portando avanti questa battaglia da tempo e con la determinazione dei pratici che non si perdono in giochi di logorrea. Sua la proposta di dotare le strutture ricettive – ad esempio – di bicchieri ed accessori biodegradabili, in modo da mettere a circuito e crasi economia del terzo millennio e turismo settato sulle nuove esigenze del Green Deal.

Confimprese Italia e gli ostacoli da superare

Guido D’Amico (Foto © AG IchnusaPapers)

Ma Confimprese Italia conosce bene anche le difficoltà di un progetto generale che ormai surfa un fenomeno ineludibile. Sono difficoltà legate per lo più ai macro scacchieri economici in cui l’Italia è stata divisa. A quelli ed alla diversità di contesto, una diversità che ad esempio, nel semplice gap geografico che intercorre tra Napoli e Frosinone, già palesa i primi problemi.

Ciociaria e Pontino sono senza Zes e farci impresa anche a livello turistico è più salto nel buio di quanto non lo sia in Campania. Giusto poche sere fa, durante una puntata di A Porte Aperte su Teleuniverso dedicata allo spopolamento di piccoli borghi ciociari e cassinati, era emerso il dato.

E con esso il nervo scoperto di un’economia di ricezione turistica affidata ancora a soluzioni a volte geniali, ma estemporanee e che non hanno fatto sistema. La politica è una giostra e quasi mai ciò che sale con X resta in arcione con Y subentrato.

De Angelis e Ruspadini “sul pezzo”

Massimo Ruspandini e Francesco De Angelis durante A Porte Aperte

Ne hanno parlato in tv il presidente regionale del Pd ed ex presidente del Consorzio Industriale Francesco De Angelis ed il deputato e presidente provinciale di FdI Massimo Ruspandini. Lo hanno fatto a metà tra elegia e praticità decisoria, ma i messaggi dei telespettatori hanno subito evidenziato il vizio originario.

Quale? Quello per cui fare impresa in Ciociaria e Pontino è roba da avventurieri folli, perché non ci sono incentivi previsti a livello governativo e mancano quindi precondizioni di appetibilità.

De Angelis ci aveva provato con i Centri commerciali Naturali. Ma come lo convinci un operatore a tenere aperto in un centro storico se poi tra logistica, infrastrutture e mancanza di fiscalità agevolata rischia il collasso e la serranda abbassata dopo due mesi? Il sugo amaro di molti messaggi inviati in trasmissione è stato quello.

D’Amico a Pietrarsa: perché ci è andato

D’Amico conosce bene questo fenomeno, quello e le possibilità di superarne gli effetti negativi. Ed è andato a “skillarsi” ancor più al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa ed all’evento promosso e organizzato da Destination Italia.

Si tratta di un travel tech leader nel turismo Incoming di qualità ed esperienziale di fascia alta che è quotata su Euronext Growth Milan di Borsa Italiana. Su cosa si è concentrata l’attenzione di D’Amico? Lo ha spiegato lui stesso utilizzando il claim dell’evento. “Sul Turismo delle Radici, che interessa persone di origine italiana residenti all’estero. Poi sulla “sostenibilità nel settore enogastronomico, la parità di genere, borghi e parchi, trasformazione digitale”.

Si è trattato di una kermesse, quella che si è conclusa ieri, da impronta tecnica in purezza, E D’Amico ha ribadito in un suo post social come il Meet Forum del Turismo Sostenibile di Napoli sia “sempre una splendida occasione per confrontarsi”. Con chi? “Con importanti Stakeholders, su temi di grande attualità”.

La sostenibilità come cardine

C’è un dato di fondo su cui riflettere, pianificare ed agire. E’ quello per cui l’attenzione nei confronti del turismo non è più elemento accessorio ed esornativo dell’azione dei governi di rango massimo o territoriali. Anche le università sono chiamate a fare la loro parte quindi. No, se non si da strategia e sistema in quel settore e se non ne si aggioga la mission ad un contesto “green” che non sia però forzoso il settore vegeterà. Che è peggio di morire, perché in Italia il turismo ha questa croce da sempre. Non può scomparire perché noi siamo l’archetipo del turismo, ma neanche sembra volersi evolvere al punto da fare Pil massivo e non più mera e consolatoria fetta di Pil.

Da questo discendono problemi occupazionali, gap tecnici ed impossibilità di mostrare a appieno tutta la bellezza di un Paese che è come una miniera di cui si sfrutta solo la vena superficiale. Ha spiegato D’Amico: “Il Turismo è sicuramente un settore che merita una forte attenzione, cosi come il promuovere azioni mirate in grado di sostenere un’intera filiera che conta ben il 13% del Pil italiano.

Ecco perché quelle trascorse dal presidente di Confimprese Italia a Napoli sono state giornate “intense e ricche di spunti”. Giornate per le quali D’Amico ha voluto tributare “un meritato riconoscimento al nostro coordinatore regionale, Eugenio Gervasio per l’impeccabile organizzazione”. L’evento ha avuto il patrocinio di Commissione Europea, ENIT, Regione Campania, Comune di Napoli. Poi di Fondazione FS Italiane ed Università degli Studi di Napoli Federico II. Il tutto con la Main Partnership di Intesa Sanpaolo. Il tema nella sua completezza è stato di quelli da far tremare i polsi: di entusiasmo e di paura al contempo.

A cosa punta la ministra Santanché

Daniela Santanché (Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica)

Cioè sul “Turismo sostenibile secondo gli obiettivi dell’Agenda 2030, con focus sul Turismo delle Radici”. E il target? “Individuare soluzioni concrete per lo sviluppo di un turismo sostenibile in ogni territorio, valorizzando le sue peculiarità e risorse”. Daniela Santanché, che al Forum ci è arrivata con la spada di Damocle della verifica parlamentare sulla sua mission, è stata chiara. Per lei “la sostenibilità non deve essere solo uno slogan. Il Ministero del Turismo sta investendo in progetti di turismo sostenibile, come la messa a sistema delle aree di sosta camper e il sostegno alle grandi destinazioni turistiche.

Con lei hanno relazionato i rappresentanti di Intesa Sanpaolo, Stefano Barrese, Responsabile Divisione Banca dei Territori Intesa Sanpaolo, Giuseppe Nargi, Direttore Regionale Campania, Calabria e Sicilia Intesa Sanpaolo, Massimo Deandreis, Direttore Generale SRM. Ciliegina sulla torta la lectio magistralis dell’astronauta Paolo Nespoli. Ma il focus più settato sulle caratteristiche della Ciociaria è stato quello sul Turismo delle Radici.

Partire e tornare alla propria terra: le radici

Si parte dalla propria terra per trovare un posto nel mondo ma non ci si dimentica di quella parte di mondo che ci ha visti nascere, crescere e spiccare il volo, quasi sempre con rammarico. Potrebbe essere la storia di ogni piccolo comune frusinate, da Colle San Magno a Terelle fino a Fumone o Patrica.

Il viaggiatore si muove quindi alla ricerca delle sue radici famigliari. Segue le sue emozioni ancestrali e sulla scia del ricordo torna alla sua terra, da cui si aspetta un’accoglienza emozionale e tecnica al contempo. E’ su quella declinazione che deve insistere la progettualità a cui punta anche D’Amico.

Viaggiando sulla navicella di ciò che commuove ma con rotta e carburante di ciò che di decide sul tema. E che subito dopo si fa: senza pastoie e senza gargarismi dialettici.

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