«Così come c’è stato un contratto di governo con la Lega potrebbe esserci con il Pd»: minuto 3 e 10 secondi dell’intervista realizzata dal portale di Michele Santoro a Roberta Lombardi, capogruppo in Regione Lazio e voce eretica di un Movimento 5 Stelle in crisi d’identità.
Non un’alleanza, non un documento scritto. Bensì una semplice convergenza sui temi: tu vuoi realizzare questo, anche io voglio realizzare la stessa cosa, definiamo il testo e votiamolo. È lo schema già sperimentato in Regione Lazio proprio dal Gruppo 5 Stelle capitanato dall’onorevole Lombardi e dal governo regionale di Nicola Zingaretti.
«Qui nella Regione Lazio abbiamo avuto un presidente che ha vinto ma non ha avuto la maggioranza in Consiglio Regionale – ricorda Roberta Lombardi alle telecamere di Servizio Pubblico – questa circostanza astrale ha fatto si che sui temi, sui programmi, si andasse a fare un lavoro comune».
I risultati sono arrivati. Su molti dei punti nei quali c’era convergenza, il Movimento 5 Stelle ha dato il suo contributo al dibattito ed alla definizione dei testi. E poi in aula ha fatto pesare il suo voto. È il caso della nuova legge sul Diritto allo Studio nel Lazio così come per altri provvedimenti, soprattutto a carattere ambientale.
Opposizione senza pregiudizio. Che non a tutti nel Movimento piace. A dicembre è sceso in campo Beppe Grillo per bacchettare la sua capogruppo alla Pisana. Roberta Lombardi ha risposto al fondatore del Movimento mettendolo di fronte ai principi base dei Cinque Stelle: dobbiamo badare alla sostanza e portare ai cittadini le cose per cui ci hanno votato oppure dobbiamo fare sterile politica? (leggi qui L’intervento a gamba tesa di Grillo e Di Maio nella notte. Lombardi: «Un errore»)
Scomoda, diretta, così come lo fu con Pier Luigi Bersani quando lo umiliò in diretta streaming in occasione della sua prima uscita come capogruppo M5S a Montecitorio, Roberta Lombardi non è più morbida nemmeno quando parla del suo schieramento. Nell’intervista le domandano del crollo di voti subito dal M5S. Lei risponde: «Non bisogna calibrare la propria azione politica con la paura di far cadere il governo questo snaturerebbe la nostra identità».
Tradotto: se è per tutelare la nostra identità, dobbiamo essere pronti a far cadere il governo.