Vale davvero la pena votare ancora una mozione di sfiducia nei confronti di Nicola Zingaretti sapendo di non avere i numeri per arrivare al risultato? E’ quanto il centrodestra regionale dovrà chiedersi in queste ore, specialmente alla luce di quello che sarà il risultato delle regionali dell’Umbria.
Perché se domenica sera il centrodestra a trazione leghista dovesse vincere, allora il contraccolpo politico sarebbe forte. Tanto più che adesso non soltanto Nicola Zingaretti, ma anche il capo politico dei Cinque Stelle Luigi Di Maio e il presidente del consiglio dei ministri Giuseppe Conte parlano di un’alleanza tra le due forze politiche.
E allora, perché poi mandare un altro messaggio uguale e contrario, cioè il Segretario Nazionale del Pd respinge in scioltezza ancora una volta l’assalto del centrodestra come presidente della Regione Lazio?
Un centrodestra che alla Pisana fatica a trovare il bandolo della matassa. E che invece potrebbe aspettare un altro tipo di scenario, la possibile costituzione del gruppo di Italia Viva di Matteo Renzi, che andrebbe obiettivamente a rappresentare una spina nel fianco enorme per Nicola Zingaretti.
In Umbria Renzi si terrà fuori dalla foto di gruppo tra Giuseppe Conte, Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio. Insomma, il centrodestra potrebbe riflettere alla Regione e magari anche cominciare a pensare sui chi puntare per la prossima candidatura alla presidenza della Regione Lazio.
Il nome forte è quello del leghista Claudio Durigon, già sottosegretario al ministero del Lavoro e adesso segretario del partito a Roma, in funzione anti Raggi. Ma c’è pure Fabio Rampelli, numero due di Fratelli d’Italia.
Ora però sul tavolo c’è la mozione di sfiducia: vale la pena farsela respingere?