Il Lazio lunedì ha iniziato a prendere le prenotazioni per gli anziani con più di ottant’anni che vogliono essere vaccinati contro il Covid.
Il sistema, come tutte le cose nuove, ha avuto qualche difficoltà di partenza. I server, presi d’assalto, hanno retto ma si è creata una lunga fila in attesa davanti ai computer.
E subito sono iniziate le consuete litanie: messaggi d’insulti, inviti a ritirarsi o darsi all’ippica, critiche al sistema.
Un tempo, prima che Facebook ed i social imputtanissero le relazioni tra le persone, esisteva una cosa che si chiamava: rodaggio. Tutte le cose nuove avevano i loro tempi di rodaggio. Le automobili, la macchinetta per fare la pasta, addirittura i mobili che si dovevano assestare. Lo facevi stare un po’ e poi stabilivi se funzionava o se era uscito difettoso.
Al Lazio, al suo sistema della Sanità, alle sue Asl, questo non è stato concesso.
Poi però, a distanza di un giorno, scopri che gli altri, in Italia, non sono proprio partiti. E che tutti aspettavano lo start della Regione di Nicola Zingaretti e Alessio D’Amato per vedere cosa facevano. E prendere spunto.
Perché gli anziani non puoi chiamarli a vaccinarsi. Nessuno puoi chiamare. Il vaccino è volontario. Devi essere tu a chiederlo. E allora devi organizzare tutto un sistema al contrario.
Nessuno lo aveva fatto. Solo il Lazio. E dopo 24 ore funziona tutto. Si chiama rodaggio. L’altra si chiama in un altro modo: Umberto Eco parlava di legioni di imbecilli da tastiera.