C’è una cosa insopportabile che da qualche tempo gira sull’informazione mainstream, quella cioè che viene ripetuta come i pappagalli da chi non ha voglia di ragionare. E si appiattisce sul più comodo Copia & Incolla.
La cosa insopportabile è la convinzione che il lavoro ci sia. Ma siccome non sta dietro casa e c’è il Reddito di Cittadinanza nessuno ci va. I disastri del Reddito sono altri. Sono quelli che fingono la separazione dalla moglie per prendere due redditi; quelli che fanno dichiarazioni false e rubano così il Reddito a chi ne ha davvero bisogno.
Il problema è la superficialità. È vero che il lavoro c’è. Ma sta lontano. I disoccupati sono a Sud ed il lavoro sta a Nord. Siamo chiari: chi parla è figlio di due genitori che hanno attraversato l’Italia per lavorare in Fiat e casa la vedevano una volta l’anno; ci si telefonava una volta la settimana perché costava: si chiamava la domenica perché costava la metà.
Se ne deduce che oggi non c’è voglia di fare quegli stessi sacrifici che fece la generazione degli Anni 70. Invece non è così. Come dimostra la storia di Giuseppina Giuliano da Napoli raccontata dal quotidiano Il Giorno.
Assunta a tempo indeterminato al liceo Boccioni di Milano, si sveglia tutti i giorni alle 3 e mezza, prende il treno Italo delle 5.09 e dopo 4 ore e mezza sta a Milano: attacca alle 10.30 e stacca alle 17, sale sul Frecciarossa per Napoli delle 18.20 ed arriva a casa alle 22.53. Per tutta la settimana lavorativa.
Perché? L’abbonamento, con lo sconto chilometrico costa 400 €; una casa a Milano tra affitto e utenze ne costa almeno 1200, lo stipendio è 1.165 euro.
La verità è che il lavoro c’è. Ma a differenza degli anni della Fiat con quegli stipendi non ci si campa, non si mette su una famiglia, non si fanno studiare i figli. E comunque non si può vivere su un treno.
È su questo che deve lavorare uno stato serio. Per togliere Giuseppina Giuliano da un treno. Creando lavoro dove non c’è. A quel punto si potrà dire che chi non va a lavorare e preferisce il reddito è un parassita. Non fintanto che c’è gente su e giù per l’Italia su un treno.
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