La Difesa chiede di ‘arruolare’ il Propellenti per l’Ucraina

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Le esigenze della guerra in Ucraina coinvolgono sempre di più i Paesi europei. Hanno scoperto che il loro sistema di approvvigionamento delle munizioni ha vistose falle. Risente della convinzione sbagliata che una guerra non ci sarebbe più stata sul suolo europeo. I punti critici messi in evidenza dal generale Portolano, Direttore nazionale degli armamenti. Che chiede di investire sul Propellenti di Fontana Liri e su Simmel di Colleferro

Il sistema industriale bellico della provincia di Frosinone potrebbe essere arruolato per la guerra in Ucraina. Lo Stabilimento Militare Propellenti di Fontana Liri potrebbe tornare centrale nelle nuove esigenze strategiche scritte dal conflitto. Lo ha spiegato il generale Luciano Portolano, in audizione commissione Affari Esteri e Difesa del Senato.

Non è un generale qualunque, Luciano Portolano. È il Segretario generale della Difesa: in pratica è il vertice amministrativo della nostra Difesa. Ma soprattutto è il Direttore nazionale degli armamenti, in pratica il responsabile della politica degli armamenti relativamente alla produzione di materiali per la Difesa. Se servono missili o cartucce, carri armati o droni, si deve passare da lui. Ed a lui sta dove trovarli, come e dove fabbricarli.

Lo sforzo in Ucraina e noi

Un M109 in azione (Foto © DepositPhotos.com)

Se non saremo in grado di assicurare un adeguato livello di disponibilità di munizioni e missili in tempi rapidi, potremmo mettere a rischio le possibilità di successo dello sforzo bellico ucraino”. Come mai? La risposta è semplice: “I sistemi donati servirebbero a poco senza le necessarie munizioni“. Il generale lo ha detto alla Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato, intervenendo sul programma europeo Asap (Act in support of ammunition production).

L’ufficiale ha spiegato che siamo in ritardo. Abbiamo commesso l’errore di pensare che una guerra fosse impossibile. Nel campo del munizionamento c’è da recuperare un gap pesante. Portolano ha infatti ricordato che “con la fine della guerra fredda ha avuto inizio una fase storica contraddistinta dall’illusione che non avremmo più assistito a conflitti di natura territoriale su larga scala“.

Ciò “ha comportato un adattamento – al ribasso – di alcune capacità militari”. Quali? “In particolare quelle terrestri, con conseguente, generalizzata notevole riduzione della componente corazzata e delle scorte, incluse quelle di munizionamento“.

Tornare ad investire e produrre

Il generale Portolano (a sx) cede il comando della missione Unifil

Non è stata una sottovalutazione solo italiana. Ma europea. Spinta al punto di “intaccare la sovranità tecnologica e l’autonomia strategica dei Paesi europei, vista la crescente dipendenza da aziende estere per materie prime, semilavorati o sottocomponenti”.

Per assicurare il sostegno a Kiev, ha aggiunto il generale “Paesi europei hanno attinto dalle proprie scorte di armamenti e munizioni. Scorte che si stanno però dimostrando non adeguate a sostenere uno sforzo bellico così intenso e prolungato“. Sono in guerra loro ma è come se per le forniture lo fossimo anche noi.

Non siamo attrezzati. Ce ne siamo accorti appena è stato necessario incrementare la produzione di munizionamento. A quel punto, per il Segretario generale della Difesa, è apparso evidente “il sottodimensionamento della capacità produttiva, tarata per sostenere la domanda tipica del tempo di pace.

La soluzione passa per il Propellenti

Una delle aree del Propellenti di Fontana Liri

Uno dei nervi scoperti è la capacità di produrre polveri piriche ed esplosivi di nuova generazione. Oggi li prendiamo quasi esclusivamente all’estero.

L’analisi del generale Portolano è da Accademia. “La crisi in Ucraina configura uno scenario particolare. Il presidente Zelensky affronta un conflitto convenzionale ad alta intensità secondo logiche di economia di guerra. Il mondo occidentale fornisce supporto secondo logiche di mercato, modulando lo sforzo al fine di evitare pericolose escalation. Operando con logiche del tempo di pace, l’Occidente sta supportando un Paese in guerra. Questa situazione ‘ibrida’ ci sottopone a nuove sfide, alle quali non eravamo preparati“.

Per quanto riguarda l’Italia, il Direttore nazionale degli armamenti ha osservato che “la difficoltà oggettiva della base industriale nazionale ad incrementare la produzione di munizioni è legata principalmente alla carenza di materie prime e alla capacità di svolgere in proprio i processi chimici per la produzione di polveri propellenti“.

Foto: Marco Cremonesi © Imagoeconomica

E’ stato così avviato un dialogo con la Commissione europea “per promuovere il potenziamento degli opifici della Difesa e delle unità produttive dell’industria nazionale che insistono sul nostro territorio“.

Il generale ha citato, in particolare, Lo Stabilimento Militare Propellenti di Fontana Liri per la produzione di polveri piriche ed esplosivi; la Simel di Colleferro relativamente al munizionamento da 155 mm; gli stabilimenti di Oto Melara a La Spezia, per il munizionamento Vulcano. E quelli della Difesa di Baiano di Spoleto per il munizionamento da 155 mm; Capua per la produzione di munizionamento di calibro diverso dal 155 millimetri.

Proprio recentemente lo stabilimento di Fontana Liri era stato al centro di un progetto di espansione e rilancio dell’attività. Si sta progettando un suo impiego nei settori civili dove siano necessarie le polveri di lancio: una collaborazione che mette insieme la struttura dell’Agenzia Industrie Difesa specializzata nella produzione di polveri per sparare i colpi d’artiglieria, con l’azienda leader nella progettazione e produzione di sistemi propulsivi per l’industria aerospaziale e la Difesa. Ma le esigenze della guerra rischiano di avere la precedenza. (Leggi qui: Il Propellenti studia con Avio, nuova vita per Fontana Liri).

(Foto di copertina © DepositPhotos.com)

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