Sono sempre stato colpito dal modo in cui gli evangelisti cercano di spiegare la tentazione che abbiamo dentro: di’ a queste pietre di diventare pane.
Che c’è di male nel trasformare le pietre in pane, anzi potremmo sfamare tante persone, potremmo risolvere tanti problemi…
Eppure i vangeli la presentano come una sottile tentazione del demonio nei confronti di Gesù: ci troviamo di fronte ad una scelta, sia Gesù che noi.
A chi dobbiamo affidarci? Al pane, al denaro, ai beni, alla proprietà delle case, alle azioni, ai conti in banca, alle assicurazioni, alla finanza… o a Dio e alla sua parola? È la scelta che ciascuno di noi, nessuno escluso, è chiamato a fare.
Qual è il tesoro che cerchiamo, quale la perla per avere la quale siamo disposti a vendere tutto, quale il campo per il quale vale la pena cambiare completamente la nostra vita? La ricchezza o la Parola?
Scelta difficile che però è illuminata dalla frase che Paolo scrive a Timoteo: Non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via… Tutti sappiamo che è così, tutti sappiamo che i nostri conti in banca non ci salveranno.
E tutti sperimentiamo la bramosia di arricchirci, spesso con mezzi poco leciti, magari non pagando le tasse, o non rispettando gli impegni assunti, o addirittura impadronendoci di ciò che non è nostro, magari cedendo alle lusinghe di chi vuol comprare la nostra coscienza corrompendoci.
Nulla possiamo portare via ad eccezione della giustizia, della pietà, della pazienza, della mitezza.