Primo Maggio con la pioggia? «Riparatevi nelle Abbazie»

L'abbazia di Casamari (Foto © Ciociaria Turismo)

Montecassino, Casamari, Trisulti, San Domenico e, allargando alla Ciociaria storica, anche Fossanova e Sacro Speco a Subiaco. «È il miglior consiglio possibile, un’ottima soluzione per trascorrere in sicurezza la Festa dei lavoratori», suggerisce Luciano Rea, presidente di Ciociaria Turismo. Da quasi quarant’anni un punto di riferimento, sempre un hashtag avanti agli altri. Basta campanilismi: «Serve fare rete. Meno Dmo, più Dinamismo». Il caso scuola di Isola del Liri

Scopri, vivi, racconta, viaggia e organizza. Ciociaria Turismo, da ormai quasi quarant’anni, è «il portale di riferimento per la promozione di eventi e appuntamenti, accoglienza ed ospitalità turistica». Addirittura un milione di visualizzazioni ogni anno per la narrazione della provincia di Frosinone e dintorni. La loro prima “Guida ai 91 Comuni” fu pubblicata nel 1996 su Rtm Online, uno dei primi siti territoriali, poi diventato Seeweb.

A ruota la nascita dell’associazione presieduta da Luciano Rea, che non molla ma raddoppia con la campagna #80vogliadiciociaria: che richiama l’ottantesimo anniversario della Battaglia di Montecassino, nonché degli altri bombardamenti che devastarono il resto del territorio. È un “Turismo del ricordo”. Arriva il Primo Maggio, occasione ghiotta per scoprire e riscoprire la Ciociaria. Ma c’è un grosso problema di fondo: si prevede un ritorno del maltempo.

Piove il Primo? «Andate in Abbazia»

L’Abbazia di Montecassino

«Pertanto, visto che piove – propone Reail miglior consiglio possibile è quello di restare al chiuso e visitare le grandi Abbazie: Montecassino, Casamari, Certosa di Trisulti, San Domenico e, considerando la Ciociaria storica, anche Fossanova e il Sacro Speco a Subiaco, lungo l’importante Cammino di San Benedetto. Sono un’ottima soluzione per trascorrere in sicurezza e al riparo la Festa dei lavoratori».  

Presidente Rea, per quando si rimetterà il tempo?

«Dopo la pandemia, si sono create nuove destinazioni, soprattutto nei borghi. Per visite giornaliere, anche di una o due ore, una novità degli ultimi anni è sicuramente Isola del Liri. Soprattutto per il turismo di gruppi. La vera grande novità orizzontale, però, è la riscoperta delle unicità. La cripta di Anagni, la cascata di Isola del Liri, l’arco a sesto acuto di Arpino, l’area archeologica di Aquinum, Fregellae e tanti altri luoghi, li trovi soltanto lì e diventano fortissimi attrattori proprio perché non li trovi in altre zone d’Italia».

Quali sono, secondo lei, le altre unicità?

«Oltre alle grandi Abbazie, le città con le Acropoli: Ferentino, Alatri, Arpino, una concentrazione che non trovi in altre parti d’Italia. All’unicità, però, deve accompagnarsi una migliore qualità dell’accoglienza. Noi stiamo cercando di migliorare nella fruizione dei beni. Il risveglio della Selva di Paliano, ad esempio, è molto interessante. In passato, le mete per il Primo Maggio non erano tantissime: la stessa Selva, Prato di Campoli e Valle di Comino. Adesso lo sono i quasi cento borghi della Ciociaria, meta di questo nuovo turismo sostenibile, culturale ed enogastronomico».

Ciociaria unica, Turismo diverso

Turismo trekking
Com’è cambiato il Turismo in Ciociaria?

«Ora conta molto vivere e raccontare il territorio. Potrebbe essere l’occasione buona. Essendo stati sempre fuori dai circuiti di massa del turismo, siamo rimasti autentici come tipicità, tradizioni e cibo. È cambiato anche il turista dopo la pandemia. È più attento, che va alla scoperta di questi posti più a misura d’uomo. La Ciociaria si presta a questo tipo di turismo. Riesci ancora a parlare con persone autentiche, che magari ti raccontano le tradizioni oppure ti fanno assaggiare il piatto tipico».

Ciociaria Turismo fa da vetrina e Cicerone. Qual è la vostra filosofia?

«Chi si occupa di accoglienza deve trattare tutti come ospiti d’onore. Non si sa mai chi si ha di fronte. Potrebbe anche essere il braccio destro del Ministro del Turismo in avanscoperta, il presidente di un Cral di 50mila persone o un grande influencer che non ti ha dato alcun preavviso. È un grandissimo lavoro di squadra che tutto il territorio deve fare».

Quant’è cambiato il Turista in Ciociaria?

«Profondamente. Un percorso di trekking, da quattro o cinque ore, era rarissimo. Se prima lo faceva uno su cento, ora lo fanno in trenta o quaranta. Almeno un 30% vuole fare una passeggiata. È cambiato il turista e l’offerta si deve adeguare. C’è ormai un’offerta variegata, praticamente infinita. Dal trekking al percorso enogastronomico fino ai percorsi a cavallo. Prima c’era la “grande abbuffata” o il turismo culturale. Ora, invece, cinque persone su cento vengono solo per mangiare. Tutti gli altri vengono per fare anche e soprattutto un’esperienza».

Scommettere sul Turismo

Il sindaco di isola del Liri, Massimiliano Quadrini
Ci sono città che più di altre hanno scommesso sul turismo

È il caso di Isola del Liri, ma anche di Comuni che stanno nel sud della Provincia di Frosinone dove le Dmo hanno saputo valorizzare ciò che c’era, senza inventarsi cose rivoluzionare ma mettendo in maniera efficace nella vetrina ciò che fino a quel momento era stato nello sgabuzzino.

Cosa intendiamo per Dmo?

È una scommessa lanciata in questi anni dalla Regione Lazio. Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, il Dmo cioè il Destination Management Organization è la gestione coordinata di tutti gli elementi che compongono una destinazione (attrazioni, accesso, marketing, risorse umane, immagine e prezzi). Significa costruire un approccio strategico per collegare tra loro entità molto diverse per una migliore gestione della destinazione.

Non dappertutto ha funzionato.

Perché solo in alcune realtà hanno capito che promuovere un territorio non è parlarsi addosso di ciò che c’è ma metterlo in vetrina. Devo sottolineare il lavoro svolto dalla struttura di Teleuniverso per realizzare la vetrina di alcuni territori. Altri non hanno chiesto di andare in vetrina ed i numeri parlano chiaro.

Perché sotto questo aspetto lei porta come esempio isola del Liri?

Anche in questo caso sono i numeri a parlare. Isola del Liri è passata dall’essere una città senza turismo ad una città che potrebbe vivere di turismo. Ha reinventato se stessa. Ha creato un salotto nel quale è piacevole andare. Semplicemente valorizzando ciò che c’era. Per essere chiari: a Isola del Liri non si sono inventati la cascata ma già c’era: l’hanno saputa valorizzare. Un geniale artista locale ha creato l’angolo nel quale scattare le foto panoramiche e creato il cartello ‘baciatevi qui’: costo zero, genialità tanta, attrattività infinita. È quello di cui abbiamo bisogno. Sotto questo aspetto, isola del Liri è un caso studio, un esempio provinciale.

#80voglia, campagna e campanili

Luciano Rea
Ora proponete “80 voglia di Ciociaria”. Ce n’è tanta?

«Tanti turisti ciociari andati fuori, quando sono tornati, si sono resi conto di non avere niente da invidiare agli altri territori. C’è anche il turismo storico, legato alla Linea Gustav e agli ottant’anni della Battaglia di Montecassino. Ecco perché abbiamo lanciato campagna e hashtag #80vogliadiciociaria. Sarebbe finalmente ora di trovare un hashtag comune per tutta la provincia, perché è ancora molto divisa e ognuno promuove la sua piccola parte di territorio».

Ancora tanti, troppi “campanili”?

«C’è poco rispetto al nostro #ciociariaturismo, che unisce un milione di persone. Tutti gli altri tentativi di aggregazione sono falliti. Anche le Dmo, le nuove organizzazioni turistiche, devono essere riviste. Avevamo proposto alla Provincia un’unica Dmo per tutta la provincia, ma non è stata finanziata. Non ha più senso farle di dieci Comuni. Sono arrivati tutti alla conclusione che servono meno Dmo e più dinamismo. Soprattutto a trazione privata, continuando a condividere gli obiettivi con il pubblico».

La soluzione, mentre si dice ma non si fa ancora l’Area Vasta, è la rete?

«È fondamentale. Bisogna costruire una rete a livello intercomunale, interprovinciale e interregionale. Prossimamente l’Università di Cassino metterà attorno a un tavolo tutti i protagonisti del Turismo nelle province di Frosinone e Latina, ma anche dell’Abruzzo. Si deve ragionare come Basso Lazio e non fermarsi lì».  

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