Top e Flop, i protagonisti di martedì 12 dicembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 12 dicembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 12 dicembre 2023.

TOP

FRANCESCO DE ANGELIS

Francesco De Angelis con Roberta Angelilli

La fine di un mandato è generalmente segnata dalla tristezza. È parte intima di un sentimento della conclusione: termina una stagione, con i suoi traguardi e le sue delusioni, condivise sempre tra quelli che ora si devono lasciare. Invece, quella che sta andando in scena in queste ore non è l’uscita mesta dell’uomo di centrosinistra sconfitto: è il passaggio del generale tra le insegne dei suoi trionfi. Impossibili, irraggiungibili, tecnicamente non fattibili. O almeno così dicevano i suoi avversari. Che ora devono assistere ai trionfali ultimi giorni di Francesco De Angelis da presidente del Consorzio Industriale del Lazio. E già questo è il primo traguardo impossibile.

Perché è stato lui a sbrogliare una matassa complessa. Nella quale ha fuso cinque consorzi industriali presenti nel Lazio: ciascuno con il suo presidente, il suo Consiglio d’Amministrazione, i suoi appalti e le sue clientele. E ne ha fatto uno soltanto: il più grande in Italia. Senza ricorsi, senza passaggi per le aule di Giustizia

Oggi annuncia il via ufficiale alla realizzazione della Hydrogen valley: un’altra area dismessa che invece De Angelis ha recuperato al patrimonio industriale e da lì verrà prodotto idrogeno. Con il quale dare più spinta, più calore, più valore al metano per le industrie del comprensorio. Significa che chi deve investire i suoi dollari o i suoi yuan terrà in alta considerazione questo valore infrastrutturale che invece altri non hanno.

Nella giornata di ieri ha compiuto un’altro dei suoi ultimi atti, l’approvazione del bilancio in Assemblea. Nelle settimane scorse gli aveva dato il via libera il CdA e davanti ai consiglieri aveva annunciato le sue dimissioni subito dopo l’ulteriore passaggio. Perché è cambiata la stagione politica in Regione, perché lui lì ce lo aveva voluto il centrosinistra del Campo largo ed oggi le visioni e le prospettive sono cambiate.

Un’approvazione avvenuta nella Sala Tirreno della Regione Lazio alla presenza della vice-presidente della Regione, Roberta Angelilli. Una rappresentazione plastica del cambiamento: è la Regione da ora ad essere al centro, il Consorzio non è più un’ente che può vantare l’autonomia operativa che invece poteva reclamare con Francesco De Angelis.

Ora si occuperà del Partito. Chi pensa sia una diminutio non sa che per Francesco De Angelis vale lo stesso che dissero per Massimo D’Alema: anche se lo mettessero seduto in una stanza ad accendere e spegnere la luce, potete stare tranquilli che presto o tardi da quella luce dipenderanno i destini del territorio.

La via del trionfo.

GIAN CARLO MUZZARELLI

Gian Carlo Muzzarelli

Ha difeso il carro armato guidato da un Babbo Natale pacifista esposto nella sua città dall’artista Lorenzo Lunati. Quest’ultimo aveva già approntato un Santa Claus in tutù, attirandosi più di uno astrale benpensante ed ortodosso.

Gian Carlo Muzzarelli ha spiegato che ci sono tante cose che tutelano quell’opera: la libertà artistica, il pacifismo provocatorio e soprattutto la Costituzione. Non sono temi di piccolo cabotaggio e non offrono il fianco alla demagogia spicciola e pop.

E da sindaco di Modena ha messo suggello ad una vicenda che come sempre in Italia aveva polarizzato gli italiani, perfino i modernissimi emiliano-romagnoli. Ma per capire di cosa parliamo facciamo un attimo un salto un bel po’ più a sud, a Cassino, per esempio.

La Città Martire con l’oro al Valor Civile esibisce con orgoglio i cimeli dell’orrore che patì non certo perché animata da spirito guerrafondaio.

I carri armati che hanno via via fatto mostra di sé davanti alla “vecchia” stazione FFSS, all’Historiale ed all’ufficio postale centrale sono simboli. Simboli di una pace raggiunta dopo lo sfregio della guerra e memento di quest’ultima, di quanto sia orribile ed insulsa.

Ebbene, perché quello di Modena dovrebbe ispirare il contrario? È un’opera artistica, spara cuori e non proietti, lo guida un gioviale Babbo Natale e raccoglie fondi inserendovi dentro una moneta. Muzzarelli ha difeso opera, funzione e libertà di esprimersi a prescindere e ha dato una lezione a tutti: detrattori col naso storto e danneggiatori una tantum.

E ha fatto la guerra alla guerra, per far vincere ogni pace e non solo quella figurata che piace a qualcuno.

Peace and Santa.

GIUSEPPE SACCO

Giuseppe Sacco

Aveva ragione lui. Non sbagliava quando diceva che bisognava avere fiducia e che il piano di riconversione della Ideal Standard sarebbe stato completato salvando tutti i posti di lavoro. Nelle ore scorse in Regione Lazio è arrivata la conferma: quel progetto era stato rallentato dagli imprevisti imprevedibili: covid, lockdown, speculazione sul gas. Ma esattamente come sosteneva il sindaco di Roccasecca e con lui la Cgil, il piano verrà completato. A metterci l’energia con cui affrontare l’ultimo step è il socio americano dell’imprenditore Francesco Borgomeo. (Leggi qui: Il socio americano di Borgomeo per riportare in quota il sogno Saxa).

È una finanziaria. Che a differenza della maggior parte delle compagnie ha anche un ramo immobiliare. E Saxa Gres con Grestone gli piacciono perché fanno guadagni e fanno i prodotti che servono per i suoi immobili da costruire e vendere sul mercato americano. È un matrimonio al quale credono in due: il socio americano compra Saxa ma Saxa compra il distributore americano. Significa che ognuno crede e ci investe del suo.

Fino a ieri c’era invece chi avvelenava i pozzi. Per interesse di chi è un mistero che rimane tutto da comprendere. È per questo che Giuseppe Sacco, al termine della riunione di ieri in Regione ha detto che “Ora bisogna che tutti gli attori remino dalla stessa parte: la società, i sindacati, i lavoratori e soprattutto il territorio che deve dimostrare di essere unito, mettendo da parte divisioni e polemiche per fare in modo che chi vuole investire dalle nostre parti, possa trovare quelle condizioni giuste delle quali ha bisogno per fare impresa”. 

Perché un concetto è emerso con chiarezza. Se il territorio farà la sua parte, gli americani potrebbero fare altre operazioni come quella di Saxa. Se il territorio continuerà ad avvelenare il clima, il finale si conosce già: lo stesso a cui si è assistito con Catalent, con i fondi inglesi che avevano investito su Saxa e poi dopo sei anni di attesa delle autorizzazioni hanno salutato.

Un Sacco di prospettiva.

FLOP

MICHELE DE PALMA

Michele De Palma

La posizione della Fiom rispetto agli ultimi sviluppi della vicenda ex Ilva è archetipo di quella delle altre sigle sindacali che hanno partecipato al summit con il governo.

Lo è nel senso che essa rappresenta una linea più o meno univoca che dovrebbe condurre ad uno sciopero entro il prossimo 23 dicembre. Per quella data i sindacati scenderanno in piazza secondo un diritto certissimo ed una visione che ha assoluta dignità operativa.

È altresi’ vero però che in certe faccende è la condotta della componente più barricadera che fa la linea. Vale a dire quindi che se non la detta di certo la ispira.

E il segretario Fiom Michele De Palma quella linea l’ha sposata in pieno. Non si tratta, anche a fronte di una diffida ufficiale di Palazzo Chigi ad ArcelorMittal dal mettere in Cig i lavoratori della manutenzione dello stabilimento. Che significa? Che pur avendo non poche “corresponsabilità” nella pessima gestione della vicenda Palazzo Chigi sta procedendo per metterci rimedio collegiale.

E che anche a contare che il diritto allo sciopero e ad avere idee divergenti è roba sacra bisognerebbe avere più buon senso. Il buon senso ad esempio di trovare una soluzione condivisa che risolva problemi piuttosto che gratificare l’orgoglio di sigla. Il precedente con la Cgil di Maurizio Landini grava sull’intera faccenda.

Cioè con un segretario che fa talmente bene il suo mestiere da non essere immune da letture “politiche” della sua mission. Michele De Palma e lo stesso Landini (esatto, non è un Vannacci su fronte avverso, lui) sono fuori da queste nicchie forzose, ma dovrebbero capire che non basta esserlo.

Bisogna anche farlo sapere. Magari con qualche concessione in più di fronte alla (tardiva) buona volontà della controparte.

E molla no?

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