Inutile provare ad indorare la pillola. In Italia la situazione dei contagi Covid è in rapido peggioramento. Ieri oltre 31.000 casi e 199 decessi. Su oltre 25mila tamponi fatti ieri nel Lazio (+240) si sono registrati 2.246 casi positivi (+251): per la prima volta sopra i duemila, 17 i decessi (+2) In provincia di Frosinone 268 contagi e un morto.
Che il momento sia critico lo ha messo nero su bianco l’Istituto Superiore di Sanità. Così: «È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie. E di rimanere a casa il più possibile».
Rezza: il Covid va veloce
Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute di origini ciociare, ha sottolineato: «La percentuale dei positivi sui tamponi effettuati supera il 10% e non è un buon indicatore. Indica che l’epidemia galoppa, che il virus circola in maniera abbastanza veloce». (Leggi qui Il lockdown totale? Scelta coraggiosa. Parola di Rezza).
Sono 11 le regioni classificate a rischio elevato di una trasmissione non controllata di SARSCoV-2. E Calabria, Lombardia, Piemonte e la provincia di Bolzano sono nello scenario 4. Delle 11 regioni, 5 sono considerate a rischio alto a titolo precauzionale. Ma il dato non è attendibile perché la sorveglianza è insufficiente al momento della valutazione. Altre 8 Regioni e Province autonome sono classificate a rischio moderato con una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese. Quelle a rischio alto sono l’Abruzzo, la Basilicata, la Calabria, la Liguria, la Lombardia, il Piemonte, la Puglia, la Sicilia, la Toscana, la Valle d’Aosta e il Veneto.
Brusaferro: tracciare per riabbasare
Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro ha affermato: «Il tracciamento rimane il nostro obiettivo. Per riportarlo completamente sotto il controllo dobbiamo riabbassare la curva. Una persona positiva anche se ha 5 contatti stretti nelle ultime 48 ore, e spesso ne ha più di 5, è un moltiplicatore enorme. E le risorse umane per poter contattare tutte queste persone sono difficili da mettere in campo. Quindi il tema è ridurre il numero di casi, piegare la curva. Piegando la curva riacquisiamo la capacità di tracciare tutti».
«Ci troviamo di fronte ad un Paese che ha adottato misure importanti che si stanno implementando. Misure i cui effetti vedremo alla fine della prossima settimana. 15-20 giorni sono i tempi per comprendere come agiscono sulla diffusione dell’infezione. Sulle quali però si possono e si debbono inserire ulteriori misure anti Covid che possono essere e a livello nazionale e a livello locale».
Lazio e Ciociaria preoccupano
Insomma, l’epidemia in Italia è in “rapido peggioramento” e ancora compatibile con uno scenario di tipo 3. Ma in evoluzione verso uno scenario di tipo 4.
Infatti giovedì è stato sfondato il muro dei 4mila contagi da Covid-19: è caduto in meno di una settimana. La drammaticità della situazione la fornisce la rapidità con cui sono state superate le tappe: per arrivare a mille casi in provincia di Frosinone c’erano voluti 209 giorni, dal 2 marzo al 24 settembre.
Poi erano bastati appena 24 giorni per arrivare al muro dei 2mila: dal 25 settembre al 18 ottobre.
Sempre più veloci: per raggiungere il picco dei 3mila casi sono stati sufficienti appena 6 giorni, cioè dal 19 al 24 ottobre.
In 5 giorni si è arrivati a quota 4mila casi: dal 25 al 29 novembre.
Altro segnale di allarme: dei 268 nuovi casi registrati in provincia di Frosinone nelle scorse ore ben 19 erano talmente gravi che hanno avuto bisogno di un letto in ospedale.
Nel Lazio il Covid-19 non è una patologia per anziani. L’età media dei contagiati è di 41 anni, il virus colpisce in maniera pressoché identica gli uomini e le donne: (49% donne e 51% uomini). Per ora solo il 6,4% è in ospedale (non in terapia intensiva), lo 0,6% in Terapia Intensiva. Tre quarti dei contagiati sono asintomatici..
In questo scenario né il Lazio (ieri oltre 2.000 contagiati) né la Ciociaria rappresentano un’isola felice.