Unindustria detta l’agenda ai candidati sindaco di Frosinone

Sei gli assi di sviluppo richiesti da Unindustria ai cinque candidati a sindaco: che sia una Frosinone produttiva, attrattiva, sostenibile, connessa. Ma anche accessibile, veloce e green. Pure giovane e smart. Mastrangeli, Marzi, Vicano, Iacovissi e Cosimato non hanno potuto che fare sì con la testa

Ci sono parole che è meglio non scomodare in questa campagna elettorale. Non dire “Biodigestori” ma “Impianti”. Meglio evitare pure “Grande capoluogo” e chiamarla “Area vasta”: attorno a Frosinone non è che il nome sia mai andato molto a genio. Come gli impianti che trasformano i rifiuti in gas naturale. A meno che tu non sia con il fronte del No, perché sennò è un altro paio di maniche. Questo e tanto altro ha dato spessore al confronto tra i cinque candidati a sindaco di Frosinone, quello promosso da Unindustria Frosinone presso la sede di via del Plebiscito.    

Qualche battutina velenosa ma tutto sommato hanno regnato il fair play e l’allegria: tutte questioni di cui si è discusso nei giorni scorsi ed è inutile rivangare. Se di mobilità sostenibile si era parlato nel confronto avvenuto martedì nella centrale via Aldo Moro con la Fiab provinciale – la Federazione italia ambiente e bicicletta – Unindustria ha acceso il dibattito sulla transizione ecologica e digitale. Ce la chiede e finanzia il miliardario Piano nazionale di ripresa e resilienza: il Pnrr che ogni tanto, è inevitabile, si sbaglia a pronunciare. Con Recovery plan si andava più spediti.

I sei assi di sviluppo

Borgomeo e Turriziani

La presidente Miriam Diurni, per via del Covid, si è video-collegata con la sala congressi della Casa degli industriali ciociari. A fare gli onori di casa è stato il suo predecessore Giovanni Turriziani, ormai vicepresidente regionale con delega alla Green Economy, nonché Francesco Borgomeo: imprenditore, tra i leader nell’economia circolare, e presidente di Unindustria Cassino.

La loro presenza simultanea, come ha sottolineato Diurni, consolida la voglia di restituire un ruolo fondamentale al Capoluogo ciociaro tanto al nord quanto al sud della provincia di Frosinone. Unindustria vuole una Frosinone produttiva, attrattiva, sostenibile e connessa. Anche accessibile, veloce e green. E, non da ultimi, giovane e smart. Sono i sei assi di sviluppo attorno ai quali l’Industria ha voluto accendere un dibattito tra i cinque competitor, tra cui il futuro sindaco.

A moderarlo è stato lo specialista Corrado Trento di Ciociaria Oggi, nel suo ma pronto a incalzare. In sala, lungo l’emiciclo dei candidati a sindaco, c’è il cavalier Maurizio Stirpe: vicepresidente nazionale di Confindustria, presidente della Prima Sole Components e patron indiscusso del Frosinone Calcio. Nel Capoluogo manca poco che gli fanno una statua.

I cinque candidati a sindaco

Dovranno meritarsela la statua, ancor prima di essere eletti, i cinque in corsa per lo scranno più alto di Palazzo Munari. Non si può non partire dall’assessore uscente al Bilancio e alle Finanze, Riccardo Mastrangeli. È lui che ha firmato molti dei successi centrati in questi dieci anni dall’amministrazione Ottaviani: se il sindaco era la raffinata mente giuridica delle operazioni, l’assessore era l’altrettanto raffinata mente finanziaria.

È l’ex sindaco Domenico Memmo Marzi il principale competitor del braccio destro del sindaco in scadenza Nicola Ottaviani: il coordinatore provinciale della Lega, che vuole contribuire all’elezione del suo erede per poi proiettarsi verso una candidatura pesante.

Si scontrano sostanzialmente il centrodestra classico contro lo sperimentale campo largo di centrosinistra. Mauro Vicano ha soffiato via l’Udc dal primo e Azione dall’altro, proclamandosi candidato del Centro. Allo stesso modo ha preso pezzi e si è proclamato candidato dell’altro Centrosinistra Vincenzo Iacovissi, vice segretario nazionale del Partito Socialista.

I numeri dicono che sono in grado di drenare consensi e per questo, se non vinceranno, di determinare allora la vittoria del sindaco che uscirà dalle urne, attraverso le preferenze che sfileranno al suo avversario. Candidature di pregio entrambe. L’outsider, l’avvocato ex FdI Giuseppe Cosimato, sa il fatto suo.

Un po’ di impresa con Vicano

Guido D’Amico, presidente di ConfimpreseItalia, cofondatore di Progetto Lazio

Vicano è sostenuto anche dal movimento Autonomi e Partite Iva e da Progetto Lazio. L’API è guidato dall’altro Vicano, il fratello avvocato Fabio. Progetto Lazio, invece, è stato fondato da Mario Baccini, Guido D’Amico e Pietro Pacitti: il già ministro Udc per la Funzione pubblica, il presidente di ConfimpreseItalia e l’ex dirigente provinciale di Forza Italia.

La presidente Diurni ha parlato di «una città complessa in cui le eccellenze devono fronteggiare le inefficienze». Vuole che ci sia una regia attenta ai progetti e agli investimenti: lo sta dicendo ormai da oltre un anno e mezzo, sin dal suo insediamento in luogo del promosso Turriziani.

Che, a distanza di qualche tempo, si è potuto sedere comodamente e, senza dirlo, pensare: «Il Grande capoluogo? Avevo ragione io».  Ormai sono tutti favorevoli all’Unione dei Comuni. E forse, se l’avessero chiamata così, qualche problema di campanilismo si sarebbe evitato. Nessuno tocchi l’identità: nel Capoluogo come nelle cittadine circostanti. (Leggi qui: Grande capoluogo, aveva ragione Turriziani).

E Grande Capoluogo sia

Il sindaco Caligiore con la Grande Ceccano

A Ceccano, in vista delle Elezioni amministrative 2020, è nata persino la lista Grande Ceccano proprio in contrapposizione al progetto di Unindustria: abbracciato politicamente dal Pd. L’ha creata l’ormai assessore Riccardo Del Brocco, esponente di FdI al pari del sindaco Roberto Caligiore. Mastrangeli ha preferito ricordare «il campanilismo di Ferentino e Veroli», dove manco a dirlo amministra il Partito democratico: con Antonio Pompeo, il presidente della Provincia, e Simone Cretaro.

Cos’era successo? Che a un certo punto, ognuno per partito preso, hanno deciso di aderire o venire meno a un’intesa da mettere nero su bianco. I candidati a sindaco di Frosinone, a questo punto, sono tutti favorevoli al Grande Capoluogo, anzi Area Vasta: il progetto realizzato a proprie spese da Unindustria Frosinone in collaborazione con l’Università di Tor Vergata.

Si è arrivati a dire che la curatrice del progetto Maria Prezioso, professoressa ordinaria di Geografia Economica e Politica e Economia e Pianificazione del Territorio nella Macroarea di Economia, non fosse all’altezza del compito. Una che, senza menzionare il largo curriculum, la insegna la pianificazione territoriale. A tutto c’è un limite.

La provocazione della Diurni

Unindustria

La Diurni, rivendicando anche il ruolo sociale di Unindustria nel periodo pandemico, ha chiesto di scegliere tra industria manifatturiera o altro. È stata ovviamente una provocazione.

La manifattura ciociara rappresenta l’8.4% dell’intero settore del Lazio: 40.478 imprese. Gli industriali, pertanto, vogliono «un’amministrazione che sappia dialogare con il Consorzio industriale del Lazio». Al contempo ha lamentato «la perdita della sede della Camera di commercio» a seguito dell’accorpamento con Latina.

E per rendere Frosinone attrattativa, e lo diceva già Turriziani ancor prima di Diurni, «serve un sistema integrato di servizi, serve un Grande Capoluogo». Poi c’è la Frosinone sostenibile: gruppi di auto-consumatori e comunità energetiche, per starci dentro con la transizione ecologica.

Niente transizione senza industrie

Foto: Stefano Carofei © Imagoeconomica

«Non ci può essere transizione ecologica senza industrie», ha messo in chiaro Diurni. Perché non investono e, se stanno in provincia di Frosinone, scappano: anche, come per l’emblematico Caso Catalent, per colpa delle restrizioni dovute al Sito di interesse nazionale della Valle del Sacco.

Spazio anche a una Frosinone connessa: sviluppo digitale e, come si è appellata Diurni, «niente paura per le nuove tecnologie come il 5G». In tempi di No-qualsiasi-cosa meglio non rischiare. E poi ancora una Frosinone accessibile, veloce e green: soprattutto collegata alle altre zone metropolitane.

E, per concludere, che sia anche giovane e smart: centri di formazione, sviluppo delle idee dei giovani e connessioni con le realtà universitarie territoriali.

Zitti tutti, parla Stirpe

Maurizio Stirpe

Il presidente Stirpe ha preso la parola dalla prima fila, prima che i candidati a sindaco prendessero il loro posto sotto i riflettori. Ha fissato due parole d’ordine: identità e futuro, «ovvero chi siamo e dove vogliamo andare». Vuole «una transizione affrontata in modo moderno, non retrogrado». Tra le criticità maggiori ha posto il Sin, da analizzare e bonificare, «attenzionato per fatti successi in passato e condizione di svantaggio che porta a casi come la Catalent».  

Stirpe ha detto anche che «tanto potranno fare le amministrazioni comunali se supportate dalla burocrazia, dunque serve una struttura operativa giusta». Il punto di partenza? La città intercomunale: sempre il Grande Capoluogo.

Perché? «Perché le zone limitrofe non devono restare dei villaggi». Ha ribaltato la questione: non è solo Frosinone ad aver bisogno degli altri Comuni ma anche questi ultimi ad avere bisogno di lei. «Anche e soprattutto per la permanenza dei giovani sul territorio».

Borgomeo: competenze e autorevolezza

Borgomeo (Unindustria Cassino) e Turriziani (Unindustria)

Non manca la postilla di Giovanni Turriziani: «Era inevitabile che tornasse d’attualità il Grande Capoluogo, per l’importanza strategica all’interno della provincia di Frosinone». Un modo estremamente meno fastidioso di dire: «Io ve lo avevo detto».

Ma stavolta c’era anche Cassino: il capoluogo bis. E Francesco Borgomeo è andato dritto al sodo: la provincia di Frosinone è policentrica e il tessuto industriale è diffuso. «Quello che serve è autorevolezza», ha indicato il presidente di Unindustria Cassino.

«Alle complessità si risponde con le competenze», ha aggiunto poi. Per poi concludere: «Serve capacità di fare squadra con gli altri sindaci del territorio. Servono competenze e autorevolezza». C’è chi, non soltanto giornalisti, ha preso nota.     

L’agenda del Capoluogo, per la transizione ecologica e digitale, è stata dettata dall’Industria alla Politica.

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