La crisi dietro l’angolo di Alatri ed i dubbi che arrivano da Cassino

Giuseppe Morini sindaco di Alatri - Foto: © Peter Zagar

Alatri come Cassino. L'amministrazione traballa sul Piano di Rigenerazione Urbana. Che a sud ha determinato poi la caduta del sindaco D'Alessandro. Con una crisi al buio. Lo stesso rischio che si corre ad Alatri: non avere un piano pronto.

L’amministrazione comunale di Alatri guidata dall’ingegnere Giuseppe Morini traballa. Nonostante le tante voci circolate in questi anni, questa è la prima volta che il termine “crisi” sembra accostabile, in tutto e per tutto, alla situazione politico – comunale cittadina.

Lo scorso consiglio comunale non è stato risolutivo. Gli scricchiolii nel centrosinistra ci sono ancora e il tutto è stato rinviato a qualche settimana, presidente del Consiglio comunale e prassi permettendo. Il motivo del contendere? Il piano per la rigenerazione urbana, che la Regione Lazio ha ricusato, per mezzo di una vera e propria diffida (leggi qui). Lo stesso argomento che ha portato alla caduta dell’amministrazione comunale di Cassino due mesi fa.

La cronaca degli avvenimenti è già stata riportata dai quotidiani locali. Bisognava votare, i numeri sono risicati e l’opposizione, smentendo chi di soppiatto aveva segnalato la possibilità di qualche assenza tattica, si è presentata al completo. Nessuno nel centrodestra e nelle civiche che si sono opposte alla maggioranza guidata dal Pd ha intenzione di servire un assist al rivale.

Il punto politico

Il punto politico, prescindendo dalla bontà o meno dell’atto, è uno solo: ci sono almeno due “franchi tiratori“, ossia due consiglieri comunali facenti parte della maggioranza, ma convinti, per merito o per strategia, di non poter votare il piano per come l’amministrazione Morini lo ha immaginato. Qualcuno eccepisce la presenza di almeno tre consiglieri dubbiosi.

La Giunta è appesa a ben meno di tre voti e una votazione siffatta certificherebbe l’inizio della fine per il secondo mandato consecutivo di Morini. 

Il segreto può essere di Pulcinella. Qualcosa può essere compreso leggendo i nomi di chi ha preferito astenersi quando si è trattato di decidere se rimandare la votazione oppure no: Fausto Lisi ed il consigliere del gruppo Misto Maurizio Maggi.

Il primo è stato candidato in passato con quella che allora si chiamava Alleanza Nazionale: è il presidente del Consiglio comunale. Ha sostenuto Morini con la sua storica lista, che prima della scorsa turnata era solita presentarsi in maniera solitaria: Progetto Alatri. Il secondo è una delle voci critiche della sinistra dura e pura.

Poi c’è una sfaccettatura: la Regione Lazio è guidata da una giunta di centrosinistra a sua volta. Il Presidente del Consiglio Regionale è Mauro Buschini, che è di Alatri.

Dalle parti dell’opposizione hanno stimato l’effetto dirompente se il sindaco Giuseppe Morini cadesse a ridosso delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo. I tuoni dal Nazareno si sentirebbero bene pure a distanza.

Il rischio Cassino

Se il consigliere Maurizio Maggi in passato era già stato annoverato dalla vox populi tra coloro che avrebbero potuto votare contro la sua stessa maggioranza di appartenenza, il presidente Fausto Lisi porta in dote un certo quantitativo di novità. Il centrosinistra, politicamente parlando, si è fidato di un esponente proveniente da altri lidi. Perché Lisi adesso pare disposto a rivalutare le sue vedute? La risposta sta in quello che è accaduto a Cassino verso la metà del mese di febbraio: tentare di dare una spallata se ci saranno le condizioni politiche per buttare giù l’amministrazione.

Proprio da Cassino e dalle conseguenze di quelle dimissioni in massa viene però l’invito alla prudenza. Perché le crisi al buio possono essere la peggiore catastrofe per chi non sa guidare a fari spenti nelle strade della politica. Nella seconda città della provincia di Frosinone i Partiti che hanno fatto cadere l’amministrazione D’Alessandro si sono ritrovati a sostenere l’elezione a sindaco di colui che ritenevano fosse il burattinaio che ne tirava i fili: Mario Abbruzzese.

C’è un piano ad Alatri o si andrebbe verso una crisi al buio? Tornare al voto in maniera anticipata conviene? E se sì, a chi?

Le forze in campo

La Lega di Matteo Salvini continua ad essere divisa tra due fazioni, quella che fa capo a Roberto Addesse (ala Zicchieri – Fagiolo) e quella guidata da Gianluca Borrelli (Ala Movimento Italia).

Forza Italia non vanta più esponenti seduti in consiglio comunale. Fratelli d’Italia sta vivendo due fasi di riorganizzazione: una portata avanti da Samuel Battaglini per l’ala Lollobrigida – Ruspandini – Pallone; l’altra dall’ala guidata da Antonello Iannarilli, che si conterà ora alle Europee su Alfredo Antoniozzi.

Del MoVimento 5 Stelle non si sente parlare da un po’. Sono finiti i tempi dei gazebo ogni domenica, nelle ore scorse a Roma c’è stata l’assemblea che determinerà la svolta e la trasformazione in un Partito tradizionale sotto il profilo dell’organizzazione. E tra le proposte c’è quella del dialogo con le liste civiche. (leggi qui Il M5S cambia pelle: via all’Assemblea Regionale per decidere la riorganizzazione).

Programma Alatri, la storica civica dell’avvocato Patrizio Cittadini, è appena ripartita. Alatri in Comune del consigliere Tarcisio Tarquini non ha mai smesso di fare attività e, anzi, sta cercando di costruire un ponte di dialogo con l’avvocato Enrico Pavia, che la volta scorsa ha perso al ballottaggio la sfida contro Morini. L’obiettivo è la composizione di una grande alleanza civica.

Il Partito Democratico è sempre lui, con un Mauro Buschini seduto su un importante scranno della Pisana e il giovane Luca Fantini lanciato sul piano nazionale. All’opposizione, a ben guardare, converrebbe farsi due conti o stringere accordi prima che la frammentazione faccia il resto. Gli stessi conti che potrebbero essere in atto sull’abaco di Fausto Lisi, che si è già candidato più volte, da civico, alla carica di primo cittadino.

A.A.
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