Le chiacchiere stanno a zero. Il Frosinone invece a +1 (di E. Ferazzoli)

Frosinone-Bologna non è finita come molti pronosticavano. I canarini non sono il Benevento. A Torino non ha vinto la noia ma per chi sa leggere la partita sono uscite molte indicazioni

Non sono stati gettati palloni in campo. E non c’era nemmeno l’arbitro La Penna ad elargire favori alla squadra di Longo. In compenso, tanto per cominciare c’erano due calci d’angolo per i ciociari non rilevati.

E tanto per cominciare ecco il primo punto in campionato.

 

Non è andata come i gufi speravano

Non è andata come in molti speravano. Dura per i commentatori social di mezza Italia rinunciare all’idea preconcetta che questa squadretta in lotta per non retrocedere non avesse davanti a sé che lunghi periodi a punteggio zero o una goleada dietro l’altra ad opera dell’avversario di turno.

Ancora più seccante per gli intenditori e gli addetti ai lavori vedere contraddetto il pronostico di una squadra inadeguata, data per spacciata prima dell’inizio dei giochi e, dopo la prima di campionato, condannata con precisione e zelo di cronaca ad un futuro di insufficienza e sfottò.

Principi troppo spesso inutilizzati quando si è trattato di contestualizzare i ricorsi del Palermo o di far emergere la legittimità della promozione giallo azzurra; senza dimenticare le imprecisioni commesse dalle maggiori testate sportive in fatto di acquisti, cessioni e formazioni schierate.

 

Non ha vinto la noia

Si legge in giro che a vincere sia stata la noia. Che solo un Bologna non al top e poco lucido in fase conclusiva abbia permesso ai ciociari di uscire dal campo a reti inviolate. Ed invece a chi quella maglia la tifa, la ama, la sta aspettando a casa quel punto dice tante cose.

Racconta, meglio di chiunque altro, quanto siano ampi i margini di progresso per una squadra in fase di costruzione tattica e identitaria.

Rivela la fortuna di avere fra i pali un professionista come Sportiello; la gioia di vedere in campo un Brighenti in ottima condizione e all’altezza della massima serie; la soddisfazione di riconoscere nei giocatori della stagione passata quella stessa caparbietà, attaccamento alla maglia, la voglia di superare i propri limiti; il rammarico umano e sportivo per l’assenza del binomio Ciofani-Dionisi.

Parla di una squadra che sta andando nella giusta direzione se è di nuovo quel Frosinone che tiene incollati allo schermo, fa accelerare i battiti, fa strillare forte, come se fosse posssibile raggiungere e spezzare quel silenzio surreale dello Stadio Olimpico Grande Torino. L’ultimo turno da giocare a porte chiuse.

 

L’immagine spettrale

Uno stadio vuoto è un’immagine spettrale e al tempo stesso inconsistente che dovrebbe far riflettere sull’importanza che il tifo e i tifosi rivestono per questo sport.

Senza quella “cornice” colorata, chiassosa e disordinata fatta di bandiere, di cori, di tamburi, di vita, il calcio sarebbe un artificio noioso e ripetitivo, l’esultanza per un goal una corsa senza direzione, quel campo il centro di un’inquadratura e non della scena, gli esiti di molte gare scontati.

 

E c’è da credere che se l’altra sera i gialloazzurri si fossero trovati di fronte ad uno Stirpe in grande spolvero l’esito finale sarebbe stato diverso e avrebbe davvero fatto storcere il naso a più di qualcuno.

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