Questa volta non è intervenuto Giulio Andreotti. Non si è scomodato Ciriaco De Mita. Non ha alzato la sua giuliva rubicondità Giovanni Spadolini per venire a Cassino e brindare a calici levati. Nessuno ha allertato Angelo Picano e nemmeno lui si è mosso dalla sua Caira.
Nè loro né i loro successori. Che non sapevano niente, non c’entrano niente, non hanno fatto niente. E se provassero a giurare che non è verro verrebbero tacciati di spergiuro. Due senatori, cinque deputati nazionali e quattro regionali: 11. Non i 7 di oggi: sono stati eletti da troppo poco per imputargli qualcosa, se vogliamo essere seri. Al loro posto, fino a ieri c’era una pattuglia che ai tempi di Giulio Andreotti avrebbe fatto impallidire l’Italia. Ma sia chiaro che loro – ma anche i loro successori (18 in tutto) – non c’entrano nulla con la svolta annunciata in queste ore da Stellantis. (Leggi qui: Tavares annuncia: “C’è un futuro premium per Cassino Plant”).
Il principale stabilimento dell’Automotive nel Lazio torna da oggi nelle capitali mondiali delle produzioni automobilistiche: sarà l’hub europeo delle produzioni elettriche Stellantis nel segmento Premium, il secondo centro di produzione dopo quello annunciato in Canada. (Leggi qui: Stellantis, il bicchiere mezzo pieno dei sindacati).
La politica non sa dov’è Stellantis
Chi pensa che sia un annuncio da quattro soldi torni al bar dello sport ad ordinarsi una Peroni. Si è incomodato l’amministratore delegato Carlos Tavares, il signore che governa un impero da 179,6 miliardi di euro con 407.504 dipendenti e stabilimenti o piazzali in ogni continente del globo.
Si è alzato dal suo ufficio, è venuto a Cassino ed ha annunciato ai lavoratori che avranno un futuro: solido, lungo, di prestigio.
Non aveva bisogno di qualcuno che gli battesse le mani: è venuto per dire una cosa chiara al personale. Che è grazie alla qualità del loro lavoro che Cassino avrà questo ruolo. E non grazie a nessuno dei politici che rappresentano questo territorio.
Loro nemmeno sapevano nulla dei progetti Stellantis. Qualcuno nemmeno saprebbe arrivarci, a Cassino Plant, senza navigatore. Perché loro non sono Giulio Andreotti. E nemmeno sono Angelo Picano.