Crolla la Mozione contro Zingaretti: Cavallari dice no, Forza Italia fa retromarcia, Lombardi “Buffonata”

Non ci sono i numeri per approvare la Mozione con cui azzoppare Nicola Zingaretti. Cavallari (Gruppo Misto) non la voterà. Lombardi (M5S): "Una buffonata". Claudio Fazzone (Forza Italia) ordina ai suoi di fare retromarcia

La Mozione di Sfiducia con cui far cadere Nicola Zingaretti non ha i numeri. Il Governatore non cadrà.

Il consigliere del Gruppo Misto Andrea Cavallari non la voterà. Lo ha annunciato in mattinata incontrando i giornalisti. «Non voterò la sfiducia a Zingaretti – ha spiegato Cavallari – perché, se realmente si vuole avviare un cammino verso il centrodestra unito, l’unico atto politico credibile è sfiduciare intanto il Governo nazionale».

A strettissimo giro il Coordinatore regionale di Forza Italia Claudio Fazzone ha ordinato ai suoi di ingranare la retromarcia. «È inutile andare a fare delle figure del genere in Consiglio».

Nemmeno il Movimento 5 Stelle sparerà sul Governatore. La capogruppo Roberta Lombardi ha invitato la coalizione «a ritirare la mozione, abbiamo già perso una settimana appresso a questa buffonata».

 

Centrodestra non credibile

Per il consigliere Cavallari, eletto nelle file della Lega e poi uscito dal Gruppo in aperto dissenso con la linea politica che stava attuando, «È impensabile credere che possa esserci un pezzo del centrodestra, il quale attualmente governa il Paese con il M5S, che poi si presenterà unito alle elezioni regionali».

Parla di un centrodestra impegnato nella politica dei due forni e di un’anomalia che non intende avvallare. «Finché ci sarà questa anomalia, non è possibile fare altro che pensare esclusivamente al bene dei cittadini laziali».

 

No crisi al buio

Il consigliere ha chiesto al centrodestra di aprire un dibattito politico serio «invece di innescare una crisi al buio nella Regione Lazio. La volontà di serrare le fila e trovare la sintesi per un centrodestra veramente compatto, è l’auspicio di tutti. Ma nessun esperimento può essere tollerato, in questo quadro frastagliato all’ennesima potenza, ai danni dei cittadini del Lazio».

Nella sua analisi del quadro politico regionale Andrea Cavallari punta il dito sulle divisioni del centrodestra: tali da fargli perdere il Campidoglio nella scorsa tornata, dove ha scelto solo all’ultimo momento il suo candidato, regalando la città al Movimento 5 Stelle. Ma anche   nella corsa per la Regione Lazio, con un estenuante trattativa sul candidato da schierare. «Nel Lazio le scelte scellerate e divisorie hanno fatto registrare sconfitte ripetute come quella del comune di Roma con Meloni-Marchini e della Regione Lazio con Parisi-Pirozzi. Oggi la situazione è addirittura peggiorata, se si considera che un pezzo del centrodestra governa il Paese con il Movimento Cinque Stelle».

 

La Lega si è persa

Andrea Cavallari ha spiegato che la Lega, nel momento in cui è diventata forza di governo, ha dimenticato tutte le promesse fatte ai suoi elettori. Ed è questo ad averlo allontanato dal Carroccio.

Ha ricordato che il progetto politico leghista prevedeva tra i punti cardine, «la Flat tax, l’azzeramento della Fornero, la Pace fiscale e il federalismo. Attualmente, invece, l’Esecutivo giallo-verde lavora al reddito di cittadinanza, tanto caro ai grillini, blocca i cantieri e lo sviluppo economico del Paese e mette a repentaglio i risparmi degli italiani».

Il bene dei cittadini, per il consigliere sta in una serie di provvedimenti che salterebbero se venisse revocato il sostegno a Nicola Zingaretti.

«Alla Pisana sono prossime scadenze importanti: dall’approvazione del Bilancio alla riduzione dell’Irap, dal Piano sociale alla razionalizzazione e riforma delle Ipab fino alla discussione sui rifiuti improntata sulle 5 R (riduzione, riuso, riciclo, raccolta, recupero)».

 

I risultati raggiunti

In particolare, il consigliere ha messo in evidenza i risultati raggiunti finora dall’amministrazione Zingaretti. Che non sono di marca Pd. Grazie al Patto d?Aula sottoscritto da lui e dal consigliere Giuseppe Cangemi, uscito dal gruppo di Forza Italia.

Cavallari cita come esempio «la legge sul diritto allo studio, il piano d’assetto dell’Appia antica, il nuovo contratto di servizio con Trenitalia per migliorare le condizioni di viaggio dei pendolari. È da irresponsabili ipotizzare di lasciare la popolazione laziale con una Giunta dimissionaria per mesi e tornare al voto ancora divisi e perdenti. Ancor peggio sarebbe rischiare di ritrovarsi un governo giallo-verde anche nel Lazio o addirittura lasciare che il M5S, accecato dalla sete di poltrone, tenti la cavalcata verso una posizione di governo». 

 

Fazzone ordina la retromarcia

La decisione di Andrea Cavallari ha determinato l’immediata reazione di Forza Italia. Il Coordinatore regionale Claudio Fazzone, pochi minuti dopo avere saputo la novità ha annunciato «Adesso chiamerò il mio capogruppo e gli dirò che vista la posizione di Cavallari è inutile andare a fare delle figure del genere in Consiglio. Loro avevano dato per certo che Cavallari avrebbe firmato la mozione di sfiducia, ma davanti alle parole di Cavallari ci conviene di più a fare una battaglia sul bilancio e dare risposte certe ai problemi nei comuni e nelle imprese che a discutere di una mozione che non ha i numeri».

 

Ai giornalisti dell’agenzia Dire, il senatore Claudio Fazzone, parlando all`agenzia Dire ha spiegato che se l’opposizione è convinta di mandare a casa la giunta di Nicola Zingaretti «non c’è bisogno di presentare la mozione di sfiducia. È sufficiente andare dal notaio o dal segretario regionale, si firmano le dimissioni e si va ad elezioni».

Claudio Fazzone ha sostenuto che a questo punto sia inutile andare in aula perché, tra l’altro, «si fortificherebbe ulteriormente la maggioranza e creeremmo dei ritorni politici a singoli personaggi che si andrebbero a vendere alla maggioranza».

 

Lombardi: “Una buffonata”

Durissima la reazione del Movimento 5 Stelle. La capogruppo Roberta Lombardi ha attaccato il centrodestra. «La mozione di sfiducia del centrodestra che doveva far crollare la Giunta Zingaretti si è tradotta, come da noi pronosticato sin dall’inizio, in un nulla di fatto perché dal gruppo misto, formato da due fuoriusciti dalla coalizione di centrodestra per reggere la maggioranza di Zingaretti, non hanno risposto al richiamo della ‘casa madre’ di sostenere la sfiducia».

Roberta Lombardi ha definito la Mozione di Sfiducia «Un vero e proprio autogoal che, nato dall’intento del centrodestra di stanare le altre opposizioni, tra cui il M5S, ha finito invece col rivelare per l’ennesima volta le loro divisioni interne».

 

L’ex capogruppo a Montecitorio ha dato un consiglio al centrodestra. «Visto che anche Forza Italia ha dichiarato che non ci sono più le condizioni per presentare la mozione di sfiducia, chiedo al centrodestra di ritirarla, perché abbiamo già sprecato una settimana di lavoro per questa buffonata rivelatasi una presa in giro per le Istituzioni e cittadini. Se il centrodestra si rifiuterà di ritirarla, noi non ci presenteremo in Aula».

La capogruppo ha annunciato che oggi nella riunione dei capigruppo chiederà al presidente Daniele Leodori di calendarizzare al più presto la legge di Bilancio e di «tornare a lavoro sui temi seri. E dato che ora finalmente il teatrino e’ finito, ci vediamo in Aula per la discussione della legge di Bilancio».

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