L’Ok Corral del centrosinistra sul Covid, con Renzi “pistolero” di Conte

Foto: Sara Minelli / Imagoeconomica

La doppia narrazione sulla Commissione parlamentare che indagherà sulla lotta alla pandemia: tecnica ma anche politica

Non è Tucson negli Usa della Frontiera ma è Roma nell’Italia che le frontiere le vuole chiudere. Non è un corral dove ci si scambia piombo di Colt ma è stato il Senato dove sono volate salve dialettiche. Tuttavia per il resto era tutto sputato quei western in cui buoni e cattivi se le danno con una scusa che può essere un cavallo, del bestiame o un’occhiatacca alla “pupa” in saloon. E il pianista su cui non sparare era Giuseppe Conte.

Premessa: adesso che il Covid è più argomento che mostro parlare dei suoi effetti sulla politica è decisamente meno eretico e più liberatorio. Tuttavia chiunque pensasse che il Covid sia solo un ricordo da sbeffeggiare o un tema da utilizzare per piallare le segreterie avversarie sbaglia. Il virus c’è ancora, non morde più come prima ma per evitare brutte sorprese va contenuto anche nelle sue epifanie “light” ed endemiche di oggi.

Come? Con una campagna di vaccinazione che però, a detta di Alessio D’Amato, stenta a decollare. L’ex assessore regionale alla Sanità laziale che della lotta al Covid aveva fatto un modello europeo lo ha detto chiaramente. Ed ha suonato una sveglia maiuscola alla giunta guidata da Francesco Rocca. Fare paragoni non deve essergli piaciuto molto, il tipo non è mai stato un cesarista. Tuttavia in certe cose i paragoni sono come le bollette: parte urticante ma necessaria della nostra esistenza sociale.

La sveglia di D’Amato sulle vaccinazioni

Alessio D’Amato (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Ha detto D’Amato: “La vaccinazione Covid sta procedendo nel Lazio con grande ritardo, generando difficoltà soprattutto nella popolazione anziana e fragile”. Vale a dire che “i soggetti più esposti che, invece, dovrebbero esser messi in sicurezza. Dispiace constatare che quello che era considerato un modello a livello nazionale, oggi non sia più così.

La chiosa è da tecnico skillato a cui non la puoi menare. “I vaccini mi risultano forniti alla Regione e pertanto è solo un problema organizzativo che deve essere risolto al più presto, coinvolgendo tutti i soggetti interessati, dai centri vaccinali, alle farmacie, ai medici di medicina generale e pediatri”.

Sì, ma in Senato? Ecco, lì la faccenda era comunque serissima, ma a trasformarsi da motivo di analisi istituzionale doverosa e movente di stilettate di bottega ci ha messo poco. Lo storico è noto: l’aula di Palazzo Madama ha da pochi giorni dato il via libera alla Commissione Covid. Lo ha fatto pochi giorni fa con 94 sì e 64 no. E gli schieramenti hanno ricalcato paro paro il loop di un governo che viaggia compatto con le sue truppe. E che a volte si prende il bonus di quelle ausiliarie ogni tot, vale a dire i renziani, che si piccano di essere funzionalisti e con quel vestito buono menano. A favore, oltre alla maggioranza, ha votato infatti anche Italia Viva.

Renzi, Conte e le “pistole spianate”

Premessa due: quello che politicamente Matteo Renzi prova per Giuseppe Conte è molto simile a quello che prova una pianta carnivora con un moscone grasso. Scatta cioè il riflesso condizionato di serrare i bordi zannuti e sciogliere la vittima in pancia.

Conte è stato il premier che ha affrontato la pandemia e il suo Governo è stato quello che, specie con Roberto Speranza, aveva fatto dell’Italia un posto a mobilità ridottissima. Quel modello era diventato esempio planetario e, al di là della sua efficacia o meno, a cose finite era stato messo al centro di una diatriba che si è fatta verifica istituzionale.

Con la Commissione, appunto. Commissione per la quale Renzi ha perorato con il suo solito ed efficacissimo stile. Cioè un po’ Perry Mason, un po’ vicino di casa premiato per la differenziata impeccabile ed un po’ sicario delle Triadi cinesi. “La pandemia non è stato un evento come gli altri, chiedere la verità non è andare contro la Costituzione o l’altra parte politica ma il tentativo di imparare per il futuro”.

“Noi di Iv votiamo a favore”

Giuseppe Conte

E ancora: “Noi abbiamo chiesto la Commissione nel 2020, fatto una petizione nel 2021 con migliaia di firme, posto il tema nella campagna elettorale del 2022. E abbiamo coerentemente votato a favore alla Camera. Votiamo a favore”.

Facile pensare che assieme a considerazioni cartesiane sulla necessità di fare verifiche siano andate in pariglia anche le ataviche ubbie del senatore-editorialista contro l’avvocato del popolo.

Ma Renzi i suoi discorsi se li studia come Massimino il Trace coi Germani, cioè anticipa le mosse e copre con una risposta tutti gli scenari di replica. Perciò ha spiegato chel’ossessione per Conte l’abbiamo curata mandando a casa Conte per Draghi. Abbiamo un’altra ossessione, dire la verità agli italiani. Lo facciamo al Senato, a viso aperto”.

L’ex premier ha anche ricordato all’altro ex premier che “la comunicazione istituzionale passava anche per i canali social del leader M5s. E’ giusto che la comunicazione politica di Palazzo Chigi, una cosa seria, nel momento di massima tensione, con tutta Italia chiusa in casa, passasse dalla pagina personale del leader politico e non dai canali istituzionale?”. Insomma, la solfa sarebbe quella per cui la pandemia possa essere stata una tragedia imprevista ma anche un’occasione golosa. Occasione per trarre “un tratto un vantaggio politico che continua ancora adesso”.

La differenza “a fagiolo” con Azione

Carlo Calenda e Alessio D’Amato (Foto: Paola Onofri © Imagoeconomica)

Azione, il partito che ha accolto Alessio D’Amato dopo la sconfitta alle Regionali del Lazio innescata anche da un mancato accordo sul campo largo zingarettiano, l’ha messa diversa. Marco Lombardo ci ha tenuto a rimarcare differenze che mai come oggi, con Renzi e Calenda divorziati con livore, fanno massa e curriculum. Al suo fianco, come un sensei che guarda il pupillo sul tatami, in aula c’era lo stesso Carlo Calenda.

“Azione ha sempre sostenuto le misure prese per contenere la pandemia ma è sempre stata convintamente all’opposizione del governo Conte II”. Ecco, il dito puntato chiaramente sull’agguato di Renzi a Conte era occasione troppo ghiotta. Per fare analisi “seria” e “bottega” al contempo.

“Oggi in Senato si è svolto uno strumentale regolamento di conti: per questo abbiamo votato contro l’istituzione di una commissione d’inchiesta sul Covid, voluta soltanto per vendetta politica. Alla faccia di medici, infermieri e di tutti coloro che in quel periodo chiamavamo angeli”.

Contrattacco dem: “Eravate scettici”

Francesco Boccia (Foto Imagoeconomica)

E il Partito Democratico? Ecco, lì si trattava di giocarsi una briscola in purezza, perché i dem erano al governo con Conte. Ed ancor più perché Speranza ha chiuso l’esperienza con Articolo 1 e si è fatto figliuol prodigo in area Nazareno. Perciò Francesco Boccia ha calato l’asso del calderone scettico che a suo tempo e su fronte avverso sul Covid ebbe atteggiamenti ambigui. Quello cioè che oggi è moltomolto rappresentato in maggioranza.

“La verità è che coloro che vogliono la commissione d’inchiesta sul Covid sono gli stessi che allora pensavano che no vax e complottisti fossero dalla parte giusta della storia. E ora vogliono usare la commissione come una clava per meri motivi politici. Da quel 23 febbraio 2020 abbiamo varato 14 decreti per l’emergenza. Ricordo che la destra ha votato sempre contro. Ha votato contro i ristori. Ristori e ammortizzatori sociali che sono arrivati a tutti”. Ovviamente ogni analisi di colpa poi si eleva (o cala) fino al livello successivo, che nella politica italiana è sempre quello della stoccata all’avversario.

“Perché la privatizzazione selvaggia della sanità aveva smontato la prevenzione territoriale e non c’erano gli strumenti di protezione individuale. Anche nella ricca Lombardia, indicata come modello”. Come a dire che al Senato è andata in scena una doppia narrazione: quella di una serena necessità istituzionale e quella di una fegatosa opportunità politica.

Come succedeva nel West. Quando alla fine non ti ricordavi più perché eri in mezzo ad un viale polveroso a guatare l’altro a mezzogiorno. Ed avevi estratto e sparato, ma sapevi solo che in piedi ci dovevi rimanere tu. Hippy-yah-ye.

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