Dietrofront di Parisi: «Nessun appoggio a Zingaretti, meglio le elezioni bis»

Vertice del Centrodestra: no all'appoggio a Zingaretti. Piuttosto si vota. Parisi non molla e fa il leader dell'opposizione. Giovedì incontro con Raggi. Prove di giunta: Meta o Causi come vice

Il centrodestra ci ripensa. Ritira la disponibilità al dialogo con Nicola Zingaretti in Regione Lazio.

 

IL CAMBIO DI STRATEGIA

A decidere il cambio di strategia e chiudere lo spiraglio aperto nei giorni scorsi dal coordinatore regionale di Forza Italia Claudio Fazzone (leggi qui Forza Italia pronta al dialogo con Zingaretti: Fazzone indica la strada) è stato il candidato presidente sconfitto Stefano Parisi. Lo ha fatto nel corso della riunione durante la quale ieri sera ha messo intorno al tavolo i coordinatori regionali di tutta la sua coalizione: Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Noi con l’Italia, Energie per l’Italia.

Quel tavolo si è reso necessario per definire una linea unitaria. Finora nel Lazio non ce n’era stato bisogno: ognuno in Regione era andato avanti per fatti suoi, non c’era un leader riconosciuto che in aula aggregasse tutti e coordinasse le mosse dell’opposizione unita.

Che fosse indispensabile cambiare registro è stato chiaro dalla mattinata di ieri. Perché Nicola Zingaretti ha preso atto dell’apertura fatta da Forza Italia, Movimento 5 Stelle e Sergio Pirozzi ed ha detto di essere pronto a dialogare (leggi qui Zingaretti apre la porta alle opposizioni).

Poi però, a stretto giro, Stefano Parisi va davanti ai microfoni di Radio Radio. E alla domanda se il centrodestra sosterrà il neogovernatore Nicola Zingaretti nel Consiglio regionale del Lazio risponde andando in direzione del tutto opposta a quella di Fazzone. Dice: «È giusto che Zingaretti si assuma la sua responsabilità. Noi del centrodestra abbiamo programmi radicalmente opposti a quelli della sinistra. Il nostro elettorato vuole unità e coerenza. Non confusione. Se appoggiassimo Zingaretti faremmo solo un regalo ulteriore ai Cinque Stelle. Lui ha il dovere di governare e noi siamo all’opposizione. Il suo Governo non verra’ sostenuto dal centrodestra. Se non c’é la maggioranza si torna a votare come avviene in democrazia. Lui ha vinto per poco, addirittura le liste del centrodestra hanno preso più voti di quelle del centrosinistra».

 

IL TAVOLO DICE NO

È così che a sera viene riunito il tavolo. Nel corso del quale Stefano Parisi mette in chiaro una cosa: “Io resto in Regione Lazio, non mi dimetto, farò il leader dell’opposizione, ricostruiremo dalla Pisana il prossimo assalto al governo regionale del Lazio”.

Si passa poi all’analisi del voto. Viene sottolineato che l’unità della coalizione è stata efficace, altrimenti sarebbe stato impossibile sfiorare la vittoria in soli trenta giorni di campagna elettorale. Ma vengono individuate molte criticità: in alcune liste, in determinate città.

Facendo l’analisi si scopre che oltre 60mila voti a Zingaretti li hanno dati elettori di centrodestra, che in alcuni centri è mancato l’appoggio alle Regionali mentre i vori per Camera e Senato invece ci sono stati.

Parisi mette in luce che il centrodestra ha ottenuto più voti del centrosinistra e se oggi c’è l’anatra zoppa è solo merito del centrodestra.

Quindi? Stefano Parisi detta la linea. Si sta all’opposizione. Si logora Nicola Zingaretti con una tattica di guerriglia, giorno per giorno e provvedimento per provvedimento. Tanto più che se il governatore partecipa alla sfida per diventare segretario nazionale del Partito Democratico, dovrà mollare la Regione.

È quello che Parisi vuole. Per giocarsi la seconda chance.

Al termine della riunione, i Partiti del centrodestra rilasciano una dichiarazione ufficiale.

I Partiti hanno condiviso unanimemente con Stefano Parisi il loro ruolo di opposizione al centrosinistra e di non sostenere in alcun modo il presidente Zingaretti. Se non ci saranno le condizioni per garantire un governo della Regione è senza dubbio preferibile tornare al voto a qualunque confusione politica e istituzionale.

A firmare la nota è Parisi per tutti.

 

CINQUE STELLE SULLA REGIONE

Cosa ha indotto il centrodestra a fare un’inversione di 180 gradi?

Tutto pare che sia collegato alla notizia che giovedì ci sarà un incontro faccia a faccia tra Nicola Zingaretti e la sindaca di Roma Virginia Raggi. Il centrodestra è convinto che l’incontro non sia stato convocato per rasserenare i rapporti tra Regione e Campidoglio. Ma per aprire una canale di comunicazione per ottenere una ‘non sfiducia’ dal M5S, una ‘convergenza parallela’.

 

PROVE TECNICHE DI GIUNTA

Nel frattempo c’è da mettere in assetto la nuova giunta con la quale governare la Regione. Se Nicola Zingaretti andrà a fare il Segretario Nazionale del Pd occorrerà un vice presidente di esperienza, con indubbie doti politiche e di mediazione, capace di coordinare la macchina regionale, meglio se con un passato tra Parlamento, Campidoglio e Pisana.

I nomi che circolano sono due. Il primo è quello dell’ex sottosegretario ai Trasporti Michele Meta. Ha origini di Villa Santa Lucia ma in provincia di Frosinone c’è venuto l’ultima volta per le campagne elettorali di Francesco De Angelis negli anni Novanta. Fu lui a lanciarlo nell’olimpo regionale ed a fargli ottenere il potentissimo assessorato alle Attività Produttive, seppure dimezzato: solo Pmi e Commercio ma niente Industria.

L’altro nome è quello di Marco Causi. È stato vicesindaco di Roma Capitale.

Entrambi esponenti Pd, hanno caratteristiche diverse. Più politico e tessitore di strategie Meta, più ‘amministratore’ Causi.

Le indiscrezioni di queste ore dicono che la nuova giunta sarà un’evoluzione di quella che ha consentito a Nicola Zingaretti di raggiungere i risultati grazie ai quali è stato rieletto.

Viene ipotizzata la conferma degli assessori uscenti Massimiliano Smeriglio, Alessandra Sartore (Bilancio), Carlo Hausmann (Agricoltura), Lucia Valente (Politiche del Lavoro). Via gli assessori che hanno anche il seggio in Consiglio, come Mauro Buschini: i numeri in aula sono talmente risicati che non ci si può permettere nemmeno un’assenza.

L’alternativa sarebbe andare in giunta, dimettersi da consigliere e fare strada a Marino Fardelli, primo dei non eletti in provincia di Frosinone.

«Faccio parte di un Partito, devo essere a disposizione del Partito, farò quello che il Partito mi dirà» ha tagliato corto Buschini giovedì sera dallo studio di A Porte Aperte su Teleuniverso.

Per il momento, nessuno sta preparando gli scatoloni.

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