Nonostante tutto, tocca bere! Il buon vino per il ‘cenino’

Sarà un cenone diverso. Ma nulla ci potrà togliere il gusto della buona tavola per salutare il nuovo anno. Cosa bere. Una serie di consigli per vini di qualità ed alla portata di tutte le tasche.

L’anno scorso eravamo tutti sicuramente più felici rispetto ad oggi. Se non felici quantomeno ignari della tempesta che era dietro l’angolo, pronti a festeggiare il nuovo anno con il solito carico di ottimismo e speranza. Auguravo un buon 2020 a tutti voi con una serie di brindisi fatti con dei vini che avevo scelto di consigliarvi per il cenone della notte di San Silvestro. Ebbene non tutto è andato come speravamo, quella tempesta che era dietro l’angolo ci ha travolti, scombussolati, decimati e, cosa peggiore, incattiviti. Questo sinceramente non me l’aspettavo, credevo che la mia bella nazione avesse imparato dai propri errori, mi aspettavo più coesione sociale, più fiducia ed attaccamento alla scienza, ai dati, alle statistiche. Invece no, siamo diventati scettici, sospettosi, nervosi, vomitatori seriali di baggianate elargite senza alcun fondamento logico ne teorico.

Il Cenone di fine anno

Eppure siamo così pieni di talento, come sempre, da millenni; lo spirito d’arte sgorga sempre dentro di noi, nonostante le brutture durante questo 2020 ho incontrato gente capace, per bene, altruista.

Siccome non voglio farmi togliere il sorriso da nessuno voglio raccontare la parte migliore del mio Paese e non voglio considerare minimamente gli altri, chi ride davanti la morte, chi considera gli anziani sacrificabili, chi lascerebbe volentieri gli ultimi da soli, chi deride la scienza, chi volta le spalle al progresso, chi non difende i più deboli, chi urla al nazismo e alla dittatura sanitaria. La storia vi darà torto, di nuovo. Come sempre!

Brindisi al 2021 a dita incrociate

Credo però che la parte migliore del mio Paese abbia sempre trovato spazio in queste pagine, ho sempre parlato di gente che lavora e che si spacca  la schiena, gente devota al proprio territorio e alle tradizioni di famiglia, gente che proietta i propri sogni al futuro senza mai dimenticare il passato.

Come sempre senza fare classifiche vi darò qualche suggerimento su quali vini scegliere per il cenone, senza troppi tecnicismi o abbinamenti perfetti, sono cose che non mi sono mai appartenute. Un vademecum per bere bene e con bottiglie alla portata di tutte le tasche.

Antipasto col naso all’insù
L’intruso brillo col naso all’insù

Già vi avevo parlato dell’estro dei fratelli Verzillo e dei vini di Aia delle monache, ma non vi avevo parlato del loro Asprinio rifermentato in bottiglia “L’intruso brillo col naso all’insù”, nome che rispecchia la fantasia anche delle altre bottiglie dell’azienda. (Leggi qui Il vino moderno nella tradizione di Aia delle monache).

L’asprinio è un prodotto molto particolare della viticoltura campana,  a partire dalle vigne ad alberata, dove dei vignaioli  si travestono da Spiderman e arrivano a cogliere l’uva fino a 15/20 metri di altezza, muniti solo di scale in legno e tanto coraggio. Io ho paura solo a guardarli!

Come dice la parola stessa l’asprinio da dei vini decisamente freschi , ideali per le bollicine. L’intruso brillo col naso all’insù proprio per il suo vino di base ha una marcia in più e centra in pieno il risultato che un rifermentato vuole ottenere, berne a secchiate! Ma siccome siamo a cena la notte di capodanno evitiamo di bere dal secchiello del ghiaccio e diamoci un contegno, anche perché quest’anno non ci saranno trenini, non ci si coprirà di ridicolo davanti amici e familiari per poi vergognarsi il giorno dopo delle foto che girano sui social!

Dicevamo, rifermentato d’Asprinio, vigneti impiantati nel comune di Casaluce in provincia di Caserta, rifermentato senza aggiunta di zuccheri ne lieviti ma semplicemente col il proprio mosto congelato. Effervescente e brioso, dominano i profumi agrumati con buona sapidità ed una discreta persistenza. Buono sia con gli antipasti sia con la frittura di crostacei che di solito a Capodanno non manca mai.

I primi in ricordo della Valle d’Aosta

Bellissima la Val D’Aosta, mi ha colpito per il suo fascino e per la sua storia. Visitata a Luglio la vedo oggi sui social vestita di bianco candore e con le luci di Natale. (Leggi qui Les Cretes e la viticoltura eroica in Val d’Aosta).

Fleur – Petite Arvine Valle d’Aosta D.O.P.

Vorrei essere li ora per godermi questo spettacolo, purtroppo non si può ed allora stappo una bottiglia che ho portato con me per ricordo, il Petite Arvine “Fleur” dell’azienda Les Cretes.

Famosi per i loro vini ad alta quota la famiglia Charrere può vantare degli Chardonnay da far invidia ai dirimpettai francesi, ma il vino che mi ha colpito di più è stato senza dubbio questo.  Un vitigno di origine Svizzera ma che ha trovato nella vicinissima Val D’Aosta il suo habitat naturale. 

Fleur è il risultato di una vinificazione attenta, con grappoli di una piccola parcella nella zona vocata di Montjovet in bassa Valle. Con fermentazione di 12 giorni in acciaio inox a temperatura di 14 °C. Affinamento “sur lies” di 9 mesi.

Al calice si presenta di un brillante giallo paglierino, leggerissime sfumature tendenti al verde. Un naso straordinario, ginestra, fiori bianchi convivono con note di frutta secca e agrumi. In bocca è pieno, ottima acidità ed una discreta sapidità, il finale è lungo ed intenso, lo sento al palato che gira e rigira dopo più di un minuto. Un vino che davvero mi ha conquistato.

Duttile nell’abbinamento ma in questo caso lo scelgo per il primo piatto del nostro cenone, dei semplicissimi spaghetti con vongole ma stavolta cucinati con gli spaghetti oplontini del Pastificio Artigianale Marulo di Torre Annunziata. Una pasta eccezionale e ricca di sapore che dona quel piacere denso al palato solo con aggiunta di pochissima  acqua di cottura, un semplicissimo piatto fenomenale!

Secondi col cuore a metà, Lazio

Lo avrete ormai capito, sono Sannita ma vivo nel Lazio. Quindi col cuore da una parte e dall’altra vi consiglio due vini per i nostri/vostri secondi. Che sia una bella grigliata di pesce, una frittura che non stanca mai, crostacei al forno vi indirizzo su due bei bianchi che mi hanno piacevolmente sorpreso quest’anno.

ENCLAVIO, PUDDINGA E GRAMÈ

Il primo è Gramè 2018 dell’azienda Il Vecchio Poggio di Isola del Liri. (Leggi qui Sotto la cascata scorrono i sorprendenti vini del Vecchio Poggio). Gramè è una sorpresa perchè rispetto all’annata 2017 è cambiato parecchio. Cosa ha fatto la differenza? Facile: l’idea, la pazzia, il genio. Il genio di piantare qualche filare di Riesling in terra di cartiere e metterne un 20% in bottiglia insieme alla Malvasia Puntinata (80%). Cinque giorni di macerazione sulle bucce, vinificazione in anfora, Gramè è un vero e proprio gioiello, te ne accorgi subito quando avvicini il calice al naso. Intenso, elegante, sentori di frutta matura, pesca, albicocca ma anche frutta secca. In bocca è di una freschezza disarmante, salivazione immediata e voglia di berne ancora e ancora (posate il secchiello!!!). 

E l’altra metà: Sannio

L’altro vino che mi sento di consigliarvi per il secondo è Riecu 2018 dell’Azienda Agricola Giovanni Iannucci di Guardia Sanframondi. (Leggi qui Così vicini e così diversi: la sfida tra i vini del Sannio e della Ciociaria).

Ha fatto spesso capolino tra queste pagine il nome di Giovanni Iannucci e non è affatto un caso perché lo ritengo un vero e proprio talento del territorio del Sannio Beneventano.

Le produzioni di Giovanni Iannucci

Giovane e pieno di idee Johnny produce i vini nel suo garage e ogni annata sforna sempre dei piccoli capolavori, forse uno dei più sottovalutati è proprio Riecu, nome dialettale del trebbiano toscano. E Riecu 2018 che ho stappato è proprio un trebbiano in purezza, lavorato alla maniera di Johnny, con vinificazione al naturale, con pochissimi solfiti aggiunti, senza filtrazioni e senza chiarifiche. Riecu è un prodotto deciso e consistente, ha il grande merito di aver reso nobile un vitigno che in zona è utilizzato quasi esclusivamente in assemblaggi.

Profumi floreali e spiccata acidità, ben si adatta ai secondi tipici di un cenone di capodanno.

Zampone, Lenticchie e Barbera

Quando si parla di zampone e lenticchie con il carico da 90 di grassezza ed untuosità, si consiglia spesso una bollicina tipo il Lambrusco di Sorbara per sciacquare il palato. Se posso consigliarne uno direi senza dubbio Rito dell’azienda Zucchi, una versione rosè  brut davvero affascinante e dotato di straordinaria eleganza.

Mi piace però abbinare questo piatto tipico della tradizione della notte di San Silvestro con un bel calice di Barbera d’Alba, che ha si una tannicità superiore rispetto ad un lambrusco frizzante ma ha dalla sua anche una piacevole freschezza che ben si può sposare alla pietanza.

I vini di Cortese

Consiglio Barbera d’Alba Morassina DOC 2016 dell’azienda Giuseppe Cortese in Barbaresco. Morassina mi piace perchè racchiude tutto quello che può piacere in un vino, per appassionati e non. Una versatilità spaventosa, una complessità unica e per finire una facilità di bevuta che ha pochi eguali. 

Dopo 18 mesi in piccole botti francesi, alcune anche di secondo passaggio, e sei mesi almeno in bottiglia si presenta di un rosso rubino impenetrabile, ai margini del calice leggeri riflessi porpora. L’olfatto è ciò che ti resta più nella testa, almeno per me, intenso, leggermente vinoso, sentori di visciole, prugne e spezie. In bocca è asciutto ed avvolgente, sorprende la freschezza ed il finale morbido e abbastanza lungo. 

Un Passito Laziale per concludere

Per i dolci quest’anno resto nel Lazio, in provincia di Latina, e vado ad Itri, cittadina famosa più per l’oliva Itrana ed il relativo olio che per il vino. Ma è una zona in crescita e l’azienda Monti Cecubi è all’avanguardia ormai da diversi lustri.

Il Dracontion dei Monti Cecubi

Dei loro vini ne parlerò tra qualche settimana, intanto vi consiglio il passito Dracontion, ottenute da uve Fiano e Falanghina appassite su graticci per due mesi.

Dopo la fermentazione viene affinato in barriques di acacia per due anni. Giallo dorato con riflessi ambrati, profumi intensi di frutta secca, miele e note balsamiche, un piacere berlo perché conserva acidità e non risulta stucchevole.

Nonostante tutto, prosit!

Questi i miei consigli per quest’anno, vino di qualità a prezzi decisamente accessibili a tutti.

Non è stato l’anno che tutti volevamo, qualcuno di voi leggendo dirà che non c’è nulla per cui brindare, io invece brindo. Brindo al passato e al futuro, non brindo sui morti, brindo pensando al loro sacrificio, brindo alla tenacia degli addetti alla sanità, brindo a chi è in difficoltà, a chi ha perso il lavoro, a chi lotta e a chi sta perdendo le speranze. E brindo al loro onore e alla loro dignità. Brindo alla forza e alla resistenza di ognuno di noi, brindo alle mie certezze e alla mia famiglia. Nonostante tutto , tocca bere!

Ti aspettavamo con ansia 2021, non deluderci!

Consiglio di leggere l’articolo con Save Your Tears di The Weeknd in sottofondo, un artista molto lontano dai miei gusti ma che ha cacciato un disco “After Hours” che mi ha piacevolmente perseguitato per tutto l’anno,  una vera e propria gemma nel panorama pop internazionale.

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