Sotto la cascata scorrono i sorprendenti vini del Vecchio Poggio

Amedeo e Graziella puntano sulla genialità folle di chi non opera su terreni 'vocati' e fanno centro. Enclavio, Puddinga e Gramé sono vini ben al di là della bontà che si dà ai prodotti sperimentali. Hanno tutto il carattere delle colline intorno ad Isola del Liri. E la forza di un'azienda che riecheggia l'Alma Mater toscana.

Marco Stanzione

Non invitatemi mai a bere...

Gli appassionati della mia rubrica forse si ricorderanno di Enclavio e Puddinga, i vini “nati sotto la cascata”. Fui sorpreso da quei vini. Perché quando si parla di Isola del Liri si fa riferimento alle vecchie cartiere, al movimento operaio e alla splendida cascata. Invece l’enologia di solito riecheggia a qualche chilometro di distanza nella vicinissima Val di Comino, non certo qui. Eppure Amedeo Iafrati ebbe questa straordinaria e pazza idea di fare vino di qualità proprio nella città dell’acqua. La scorza dura ce l’ha, perché dopo due anni l’azienda è cresciuta. La qualità, come vedremo, è notevolmente aumentata e i progetti per il futuro cominciano a prendere forma. (leggi qui Enclavio e Puddinga, i vini delle cantine eretiche in terra di cartiere).

Graziella e Amedeo, da Ariccia a Isola

AMEDEO IAFRATI E MARCO STANZIONE

«Marco appena hai un attimo passa ad Isola, voglio farti assaggiare le nuove annate». Occhi a cuoricino come un’emoticon di WhatsApp, stavolta non ho nemmeno bisogno di trovare una scusa per bere di primo pomeriggio.

Il senso del dovere mi pervade, Amedeo chiama, io rispondo presente! Mi accompagna Franz, collega, cognato e compagno di mille bevute. Ci dirigiamo sulle colline che circondano Isola del Liri, ci accoglie Amedeo e sua moglie Graziella. Passeggiamo tra le vigne e Amedeo racconta la sua storia.

E dice: «Noi viviamo ad Ariccia. Abbiamo avuto la possibilità di acquistare questi terreni qui ad Isola del Liri perché Graziella è originaria proprio di queste zone. E poi qui siamo in un posto ancora nuovo per la viticoltura, abbiamo la possibilità di fare il vino in maniera libera, assecondando solo la natura. Un desiderio che comunque avevo sin da ragazzino quando bazzicavo le campagne dei nonni. Loro facevano il vino ed io imparavo e cercavo di imitarli nel mio piccolo»

Isola del Liri, provincia di Siena…

I VIGNETI DEL VECCHIO POGGIO

Ho conosciuto Amedeo ad una degustazione con amici. Parlammo ed assaggiammo i suoi vini e gli riconobbi subito una smisurata passione per l’agricoltura tout court. Tuttavia nella visita di oggi lo ritrovo ancora più loquace… Anzi, direi proprio gasato! Perché parlare del suo prodotto lo rende orgoglioso e i nuovi progetti futuri ancora di più.

«È vero, sono piuttosto preso dalla direzione che sta prendendo Il Vecchio Poggio. Enclavio e Puddinga sono stati apprezzati ma non ci siamo fermati, abbiamo realizzato l’evoluzione di Gramé, il bianco di casa. Soprattutto abbiamo un progetto ambizioso per il Syrah, una nuova creatura ancora in anfora che non vediamo l’ora di imbottigliare».

Ma non è soltanto l’evoluzione dell’azienda che rende particolarmente felice Amedeo. «A me basta venire sopra questa collina per stare bene. E’ davvero il mio mondo, il mio angolo di pace. Io qui ho la mia collina Toscana, basta buttare lo sguardo in lontananza, guardare le vigne, quella chiesa antica, le vecchie case intorno. Eh si, mi sento in provincia di Siena! Isola del Liri è bellissima e qui sento veramente di stare al mio posto, tra i filari, sul trattore. Oppure nella casupola di legno dove ci rifugiamo soprattutto in inverno, una stufa, un divano e tanto buon vino!».

E come dargli torto? E come non subire il fascino del piccolo rifugio in legno, dove Amedeo e Graziella ci hanno preparato una bella degustazione, Nunc est Bibendum!

I Vini

ENCLAVIO, PUDDINGA E GRAMÈ

Il Vecchio Poggio produce Syrah, Cabernet Sauvignon e un bianco fatto con diverse uve, principalmente Malvasia. Viticoltura rigorosamente biologica, fermentazioni spontanee solo con leggero controllo della temperatura. E nessun intervento di chiarifica e filtrazione sui vini. Il grosso del lavoro viene fatto in vigna selezionando con cura le uve.

Enclavio 2018, rosso di frutta forte

Abbiamo iniziato con Enclavio, Syrah in purezza. Colpisce subito il colore rosso rubino tendente al porpora, limpido. Si presenta intenso all’olfatto con i suoi sentori fruttati: ribes, mirtilli, more, visciole. Secco e morbido in bocca, tannini delicati e piacevoli.

E’ un vino d’entrata, piuttosto immediato, non è però un prodotto banale, anzi. Colpisce il suo essere ruffiano nonostante la struttura, vino da abbinamento piuttosto variegato, può essere bevuto con carni bianche e rosse, al forno o alla brace. Ma non mi sorprenderebbe vederlo anche con antipasti, salumi o formaggi di media stagionatura. Una conferma anche dopo 2 anni.

Puddinga 2017 la roccia che dà struttura

Diverso il discorso per Puddinga (nome che deriva dalla roccia calcarea dove giace la vigna), il Cabernet Sauvignon in purezza che assaggiamo subito dopo. Anch’esso una conferma, due anni fa assaggiai la stessa annata, il giudizio ne ha soltanto guadagnato. Puddinga è un vino più strutturato, più consistente e intenso, abbastanza caldo e con dei tannini più marcati.

Meno “ruffiano” di Enclavio, Puddinga non è immediato, devi assaggiarlo due/tre volte prima di capirlo bene. Speziato, aromatico, leggermente erbaceo. Caratteristiche del vitigno ma anche della lavorazione, Puddinga infatti fa per l’80% macerazione, fermentazione ed affinamento in anfora per circa 10 mesi. Il 20% in barrique. Un prodotto davvero interessante. Ruvido e dalla buona persistenza, può accompagnare pasti più importanti, primi con sughi di carne, brasati o formaggi stagionati. Puddinga evolve bene, ci conserviamo questa bottiglia 2017 e ne riparleremo tra dieci anni.

Gramé 2018, la sorpresa che nasce dal genio
L’AFFINAMENTO

Vera sorpresa della giornata, vi basti pensare che Franz non ama particolarmente i vini bianchi. Dopo averlo assaggiato ne ha comprato un cartone. La descrizione potrebbe finire qui!

Gramè è una sorpresa perchè rispetto all’annata 2017 è cambiato parecchio. Cosa ha fatto la differenza? Facile: l’idea, la pazzia, il genio. Il genio di piantare qualche filare di Riesling in terra di cartiere e metterne un 20% in bottiglia insieme alla Malvasia Puntinata (80%). Cinque giorni di macerazione sulle bucce, vinificazione in anfora, Gramè è un vero e proprio gioiello, te ne accorgi subito quando avvicini il calice al naso. Intenso, elegante, sentori di frutta matura, pesca, albicocca ma anche frutta secca. In bocca è di una freschezza disarmante, salivazione immediata e voglia di berne ancora e ancora. Piacevole e immediato Gramè è il vino ideale per la stagione estiva, da bere con piatti di pesce, crostacei ma anche come aperitivo da accompagnare a semplici snack. Questo vino è buonissimo anche da solo perché cresce assaggio dopo assaggio. La vera sorpresa del giorno, chapeau!

Molto particolari anche le etichette delle bottiglie, ideate e disegnate proprio da Graziella.

La sorpresa che non ti aspetti

«Insomma, una bellissima sorpresa proprio in un angolo del Lazio che meno ti aspetti. L’azienda è giovane ed il giudizio sulle loro prime creature e decisamente positivo. Sarà interessante riassaggiare questi 2017 tra un paio di anni almeno. Con l’auspicio che nel frattempo l’azienda possa crescere come merita».

Questo è ciò che scrissi due anni fa come chiosa del mio articolo. Sono felice dunque non solo di esserci tornato ed essere ancora qui a scrivere per voi, ma soprattutto del fatto di aver trovato conferme che cercavo, sia come vini sia come persone. Grazie Amedeo e Graziella, ad maiora!

Consiglio di bere i vini de Il Vecchio Poggio ascoltando Alive dei Pearl Jam, canzone che abbiamo messo su al ritorno. Canzone che descrive bene le nostre sensazioni di giornata!