E Scalia fa ordine in mezzo al “green urlato”

La doppia mossa di Buschini. Scalia al centro dei riflettori. Per trattare di politiche ed ambiente. Da Kyoto a Guarcino con la sua centrale. Fino al gas green ottenuto dagli avanzi delle cucine

Nessuno pensi che è stata solo la presentazione di un libro. Quella è soltanto l’apparenza. Ciò che è andato in rete stamattina dalla Regione Lazio è stato un capolavoro di tattica del presidente del Consiglio regionale Mauro Buschini.

Agli occhi dei profani ha messo al centro della scena la conoscenza giuridica dell’avvocato e professore Francesco Scalia, precursore dei temi del Diritto Ambientale. Ma per gli occhi più esperti ha compiuto un grande gesto di strategia e di visione. Perchè lo stesso Francesco Scalia è stato uno dei “mostri sacri” del Pd: Senatore e segretario della Commissione Industria, Assessore al Personale e Patrimonio del Lazio, Presidente della Provincia di Frosinone, sindaco di Ferentino. Soprattutto è stato il capo della corrente opposta a quella di Buschini, l’area con quelli che provenivano dalla Margherita e dal Ppi. E fu suo avversario in una conta fratricida nelle Regionali di qualche legislatura fa.

Mauro Buschini durante il webinar

Un segnale fortissimo di vicinanza e di dialogo. Francesco Scalia giura di essere uscito dalla politica. Gli addetti ai lavori giurano che il dialogo tra lui e Francesco De Angelis (il padre nobile della componente di Buschini e Sara Battisti) sia continuo. Ed efficace.

Il clima che cambia

Il testo presentato via web questa mattina parla di clima che cambia. Non quello politico. Non della destra e della sinistra che non esistono più ed appartengono al passato, come dimostra il governo Draghi.

Il libro si intitola “Energia sostenibile e cambiamento climatico”. Perché finalmente anche l’Europa ha capito che deve avviare la sua transizione Green. Non è un caso che la maggiore fetta dei fondi del Recovery siano per realizzare opere con cui abbattere i nostri consumi di suolo, recuperare tutte le materie prime da ciò che buttiamo. Ma stiamo correndo in quella direzione in maniera troppo sanculotta e disomogenea: con la tecnologia che sopravanza la norma.

Cosa ne capisce Mauro Buschini di questoi temi? Molto più di quanto si possa pensare. Sul tema ha esperienza radicatissima perché ha tenuto le redini dell’assessorato all’Ambiente della Pisana nella precedente giunta. C’è lui dietro a buona parte della norma che ora disciplina il ciclo dei Rifiuti nel Lazio e lo farà anche nei prossimi anni.

Quattro esperti sul tema

Francesco Scalia con il suo volume

Al webinar hanno partecipato persone che di transizione energetica e politiche green e circular rappresentano forse il club dei migliori angoli di approccio sul tema in questo momento. Politica, università, associazioni e pionierismo: praticamente tutto quello che serve assieme ad imprenditori e coscienza collettiva.

Tra i quadratini dello schermo: Paolo Vigo, metrologo, ordinario di Fisica Tecnica Industriale e già rettore dell’Università di Cassino. Poi Chiara Braga, deputata PD, membro della commissione Ambiente e Infrastrutture e della commissione Ecomafie. Ancora: Alfonso Pecoraro Scanio, pioniere indiscusso del green, ex ministro di Agricoltura e Ambiente, nonché presidente della Fondazione UniVerde. Infine Daniele Fortini, presidente Retiambiente Spa.

Buschini ha colto il sugo della faccenda quando ha sottolineato come il libro di Francesco Scalia sia un «Testo universitario su cui formare una generazione che parta da un cultura nuova. Cultura di ambiente, di produzione di energia, di sostenibilità». La chiave di volta è la classificazione energetica degli edifici, e da questo punto di vista il libro di Scalia per Buschini puo’ davvero rivelarsi «una guida».

Vigo: l’esempio dei territori

«La sostenibilità della produzione di energia è condizione essenziale dello sviluppo sostenibile”. L’incipit del libro consente a Buschini di lanciare la discussione e passare la palla a Paolo Vigo. E il professore non ha dubbi: la vera svolta è nei territori dove le sfide europee trovano sostanza applicativa.

Paolo Vigo

«Bisogna ragionare – ha detto –in termini di sviluppo sostenibile e circolarità. I veri protagonisti sono i territori. Nei territorio si deve saper esaltare le situazioni contingenti, lo dico da ciociaro doc».

E l’esempio di Vigo parte proprio dal paradosso di territori che in termini di inquinamento pagano pegno altissimo. «Il Lazio meridionale è una di quelle regioni che sta contribuendo con scelte oculate. Ma è sensibilizzato dalle caratteristiche negative nella classifiche ambientali. Frosinone e Cassino sono le peggiori, quelle col maggior numero di giornate con pm2,5 e pm 10 su valori elevatissimi. Proprio Buschini da assessore ha cercato di valorizzare queste specificità. Il nostro è un territorio devastato, come la Valle del Sacco. Ma è anche territorio che si sta muovendo con scelte coraggiose. Una di quelle è la scelta di produrre gas in modo naturale dai rifiuti delle nostre cucine». (Leggi qui Paolo Vigo: “Tutte le sfide che ho perso e con me l’intero territorio”)

Paolo Vigo è stato chiaro: carbone ed altri combustibili non potranno essere più utilizzati. Un gas come il bio metano invece chiude la circolarità. Perché prende un problema (i rifiuti) e lo trasforma in risorsa (gas naturale per i riscaldamenti, le auto, i macchinari industriali, le automobili). L’ex magnifico rettore pone anche l’accento sul problema dell’informazione: è mancata e questo ha seminato la diffidenza nella gente.

Ikea e le navi da crociera

Anche a causa di questo c’è stato nel tempo uno scontro violentissimo fra una sorta di frangia “no vax” e quelli che vorrebbero trasformare la Valle del Sacco in un’area al servizio del cerchio green. Un cerchio con cui i vegetali no food vengono coltivati per essere trasformati in gas, poi in bio gas e poi in combustibile liquido trasportabile.

La MSC Seaside – Il gruppo ha ordinato 6 navi alimentate a Gnl

«I tir che sono stati gli untori climatici possono diventare tir alimentati a gas liquefatto. Così quindi il sistema poi diventa interconnesso. Un esempio? Ikea da tempo ha vietato a coloro che non utilizzano tir a gas liquefatto il trasporto delle sue merci. Come nella crocieristica, in cui uno dei vanti degli operatori è stato di avere trasformato le navi. Una politica territoriale è molto più importante delle politiche globali».

Braga: la pandemia non ci frena

Chiara Braga ha bene in mente il nocciolo della questione: garantire una transizione fra ministeri che sia transizione vera. Perché alla coerenza con la linea europea si somma l’atavica debolezza di un Paese che tende a guardare troppo indietro. Anche quando (r)innova se stesso.

«Insieme a Scalia sono stata in Commissione ecomafie, e questo libro è un riferimento prezioso anche per il lavoro legislativo. Lo è per complessità ed inquadramento dei temi, per attualità del tema della transizione energetica ed ecologica. Siamo alla vigilia di un cambiamento non scontato nel nostro assetto istituzionale con il ministero della Transizione ecologica. Un nuovo assetto con il trasferimento di competenze dal ministero dello Sviluppo economico».

L’onorevole Braga ha parlato perciò di «grande opportunità per l’Italia. Infatti siamo nella traiettoria europea della neutralità climatica e lo siamo con punti di forza e di debolezza. Il primo obiettivo è quello di aggiornare, adeguare entro il 2022 il piano nazionale. Proprio con il dicastero guidato dal neo ministro Roberto Cingolani».

Pecoraro: c’è real green e fake green

Pale eoliche (Foto: Recondoil)

Alfonso Pecoraro Scanio si prede l’alloro che gli tocca: quello di essere stato il primo o fra i primi a concepire il green come sistema che scremi la sua parte real da quella fake. E da questo punto di vista normative chiare e cultura di base sul tema sono setaccio imprescindibile.

Chi norma fa progresso, chi proclama fa ‘ammuina’. «Questo testo mi richiama alla mente argomenti che ho affrontato. Innanzitutto il tema dell’energia accostato a quello dell’agricoltura. Poi il principio di precauzione che inserii in ambito europeo. Lo feci nel 2000, in occasione di Mucca Pazza. E si parla giustamente di ‘giustizia climatica’».

Perché oltre a temi globali come gli accordi di Parigi, Rio, Kyoto, il libro affronta un altro aspetto: serve a molti che vogliano capire davvero. E Pecoraro lo dice chiaro. «Real green e fake green vanno distinti. Il tema della riorganizzazione culturale è importante. Come ad esempio la transizione ecologica che nel 2007 volli avendo tra gli altri come consulente Carlo Rubbia. Allora misi sul piatto fotovoltaico e Conto Energia, creammo incentivi. Poi da quello discesero il trattato di Lisbona e il principio del bonus».

La crisi, l’occasione, la retromarcia

«Nel 2008 poi scoppiò la crisi economica e che accadde? Invece di usarla per rilanciare l’economia green si tornò indietro con centrali nucleari e petrolio. Arretrammo praticamente di 10 anni. Oggi la sfida vera è fare un conto energia per l’idrogeno verde. Anche abrogare il comitato per l’energia solare era fondamentale, ma di esso sono rimasti solo cascami. Con gli stessi soldi che continuiamo a dare per quegli incentivi noi oggi avremmo fatto molti altri impianti».

La green economy va normata oltre che resa possibile in tecnologia

Insomma, degli eco bonus vanno misurati gli effetti, non il valore pubblicistico. E Pecoraro fa esempi implacabili. «Nonostante l’eco bonus non abbiamo ridotto il contributo di Co2, quindi dobbiamo studiare sistemi di misurazione più precisi. Abbiamo sostituito molti tetti in amianto, ma dobbiamo trarre ulteriori insegnamenti per capire la sfida quale sia oggi. La trasformazione ecologica va fatta sapendo che non è solo un problema tecnologico, questo di Scalia è un testo normativo e va benissimo».

Fortini: conciliare le anime green

Daniele Fortini mette l’accento su una cosa delicatissima. Cioè la complessità di coniugare progresso e coscienza ambientale, e in questo senso trovare una sintesi. Sintesi magari enunciata da un buon libro che del processo si faccia un po’ ‘manuale pratico’. «Il libro si legge bene, e non è facile dar conto della complessità in compendio ricco di informazioni e farlo con linguaggio scorrevole. Per me è un viaggio nella memoria, con tutte le tappe degli ultimi 50 anni dall’insorgere delle prime problematiche ambientali».

«Dal protocollo di Kyoto in poi ho provato a seguire l’evoluzione delle politiche di conciliazione fra sviluppo e salvaguardia del pianeta. Si capisce bene perciò quanto sia complicato progredire nella forma indicata dal libro, quella giuridica e normativa, che è sintesi di tutti i percorsi. Non è più sufficiente salire su una barricata e dire che un impianto non va bene. E poi diventare parlamentare della Repubblica».

Daniele Fortini (Foto: Imagoeconomica / Paola Onofri)

«Parlare di rinnovabili non significa parlare di cosa buona in sé, ci sono anche delle controindicazioni. E con esse scelte apparentemente giuste ma poi non tali, si pensi alle dighe. Quindi al problema della salvaguardia di paesaggio, geomorfologia ed ecosistemi. Ecco, lo scopo a cui mirare è un compendio di giustezza e difficoltà di raggiungimento».

Scalia, il giurista e il caso Trump

La chiosa è toccata a Francesco Scalia. E in quanto autore ha spiegato perché ha scritto un libro, ma anche perché di quello che il libro contiene ci sia ormai un bisogno imprescindibile dal futuro. «Ho tentato di guardare alla transizione energetica dal punto di vista del giurista. Questo per favorirla, perché come ha detto Vigo, parliamo di sfide immani ma corali, in cui ciascuno può fare la sua parte. Dal singolo che riqualifica energeticamente con gli incentivi la sua abitazione alla politica, alle università. Attenzione: soltanto gli investimenti in energie rinnovabili sono di 130mila mld di dollari».

«Riflettiamo: Trump ha disdetto gli accordi di Parigi nel 2017, Biden ha poi stoppato la procedura. Tuttavia quegli Usa sono stati in contraddizione con la politica di chi allora li governava. Infatti malgrado lo stop negli Usa negli anni 2017/2018 c’è stato il raddoppio degli impianti fotovoltaici. Che vuole dire? Che L’azione dell’amministrazione più potente al mondo è stata superata dall’azione corale del sistema complesso. E per questo che anche l’azione parlamentare può ottenere piccoli risultati».

L’esempio green di Guarcino

Francesco Scalia, autore del libro

Poi l’esempio: «In tema di agricoltura, una delle risorse più importanti di transizione, io seguii una industria importante. Erano le cartiere di Guarcino. Realizzarono un impianto di energia rinnovabile alimentato ad olio di palma. L’olio di palma, al di là dei criteri europei, è una delle fonti meno sostenibili; per produrlo si abbattono intere foreste. Io ho seguito l’iter amministrativo assieme all’amministratore delegato. Perciò seguii la riconversione da olio di palma a grasso animale, cioè dalle carcasse».

«Da problema cioè a risorsa che produce energia circolare. Parliamo quindi di produrre energia dal rifiuto. Quello era un impianto da 70 MW, in Italia hanno seguito questo esempio impianti da 150 MW. Il problema delle rinnovabili però è l’instabilità: l’eolico fa il suo dovere dove e se c’è il vento, ad esempio. Questo crea una modularità per tenere l’equilibrio».

Milleproroghe… più una

«L’energia è programmabile e un’acciaieria non può spegnere i propri forni. Questi impianti fra il 2024/20025 termineranno gli incentivi. Cosa fare dunque? Basta una proroga al Milleproroghe, che non grava in bilancio, per risolvere il problema. E’ sufficiente una norma che proroghi il decreto in vigore a quando si potrà sostituire fonte a fonte. Se invece non si fa nulla avremo impianti a 150 MW che dovranno tornare al fossile, ad alto rendimento e al di fuori di ogni finalità green, un vero passo indietro. Si pensi che per mantenere lo stesso livello di produzione dovremo coprire 2800 ettari di terreno coperto dal fotovoltaico con 700 megawatt».

Un impianto a biomasse

«Ecco perché l’accordo di Parigi è stato un fatto storico rispetto a Kyioto. E perché l’azione corale di impegni progressivi è più proficua delle norme paracadutate dall’alto. Ma c’è bisogno di un nuovo atteggiamento della politica locale. Il comune di Frosinone dice no ad un impianto di bio digestione con processo anaerobico. Ragioniamo: è chiaro che un impatto ambientale c’è comunque, ma rispetto ad esso c’è il vantaggio di fare di una frazione del rifiuto una risorsa. E vale sempre la pena fare risorsa di un problema».

Frosinone e gli inceneritori

«Inoltre registriamo questa chiusura ideologica nei confronti dei termovalorizzatori. Ma attenzione: i paesi in cui la discarica è azzerata sono quelli europei dove frazioni maggioritarie di rifiuti vengono recuperate. Ma da noi non è così, se la materia non è recuperabile farne energia è per ora la sola forma di recupero. Noi i rifiuti li mandiamo o in discarica o paghiamo per dare il combustibile all’Austria o al nord dell’Europa. Dobbiamo consentire ad 800 milioni di persone di accedere alla rete elettrica, perché altrimenti per avere calore ed energia bruciano ed inquinano». (Qui per prenotare il libro).

Una faccenda utile quindi, tanto utile che alla fine Mauro Buschni ha strappato a tutti la promessa di rivedersi in presenza. E per «lanciare sfide, anche noi che in quanto ‘decisori’ abbiamo bisogno di testi ed approfondimenti. Per una nuova cultura, senza barricaderi e con una reale crescita collettiva. L’arrivederci è a quando le norme consentiranno di fare iniziative del genere in presenza, per fare il punto e decidere oltre».

Si il segreto sta tutto là: decidere ed avere il coraggio di farlo.

Esci dalla versione mobile del sito