Paolo Vigo: “Tutte le sfide che ho perso e con me l’intero territorio“

Tra i più apprezzati metrologi su scala mondiale. Per due mandati rettore a Cassino. Paolo Vigo, la passione per i numeri e le misurazioni. La scelta di fare il professore "Perché così non dovevo alzarmi alle 6.30 per fare l'ingegnere in Alfasud". Le telefonate per bloccare la facoltà di Medicina a Cassino. Il grande progetto del Teleriscaldamento: "ci si potrebbe riscaldare tutta Cassino". La nuova sfida dei carburanti bio nella Valle del Sacco

La sua vita sono i numeri: non a caso è ingegnere. Numeri infinitamente grandi e infinitamente piccoli: per lui non hanno un senso non i centimetri, nemmeno i millimetri, bensì le frazioni dei millimetri, i micron, le frazioni infinitesimali del grammo. Ed è estremamente preciso. È un metrologo. Tra i più stimati a livello internazionale. Quando non si trovano sulle misurazioni del gas in Siberia, in Russia e nelle altre parti del globo, alla fine è lui che devono chiamare. Non a caso, messa da parte l’attività di insegnamento, si è concentrato proprio sulla misurazione, sulla metrologia. E al centro di tutto questo, il professor Paolo Vigo ha messo una struttura pubblica in provincia di Frosinone: il Parco Scientifico e Tecnologico del Lazio Meridionale.

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Paolo Vigo © Antonio Gravante / CrushPixel
Professore, infinitamente grande, infinitamente piccolo…: la passione per la metrologia, per le misurazioni, quando le è nata?

È nata negli ultimi anni di Ingegneria, quando ho affrontato una tesi sperimentale lunga 24 mesi. La passione per la ricerca sperimentale si è sposata al mio carattere che è il carattere di una persona attenta alla comprensione globale del sistema”.

Ma che materia è la metrologia? Cioè, un metro è un metro, un grammo è un grammo… un metrologo che fa?

Questa è una provocazione. Metrologia è scienza delle misure: metro viene da ‘metron’, che in greco significa ‘misura’. La follia illuminista che è l’inizio della metrologia moderna è la scelta della unità universale metro contro le unità antropomorfe; le unità di misura, fino alla Rivoluzione Francese erano basate su sistemi antropomorfi”.

Cioè un braccio, un piede…

La iarda era la distanza tra la punta del naso e la ‘punta del pollice’ del re. Su questa base c’è un bellissimo quadro al British Museum, un cui si vede come il re venga ‘utilizzato’ come unità di misura. E quella unità di misura, la iarda, che è all’incirca un metro, diventa unità di misura di tutto il sistema anglosassone”.

E qui nasce la scienza che ci spiega che il metro non sempre è un metro ma potrebbe variare… Per questo la chiamano a dirimere tanti casi, appassionanti. È vero che l’hanno chiamata ad un certo punto per occuparsi di gas? Come si misura il gas?

La mia specializzazione è proprio quella delle misure del gas, in particolare i contributi che il mio gruppo è riuscito a dare in questo settore sono tali che recentemente ci hanno chiamati a Vienna perché avevano un problema, avendo sostituito dei misuratori con i contatori ‘smart’… Anche nella metrologia poi ci sono le parole che vanno di moda… smart significa intelligente”.

Il gasometro di Vienna
A Vienna che problema avevano?

Dallo strumento si estrae il segnale di misura che viene elaborato da un’intelligenza, questo è il concetto. Nell’elaborazione e nell’utilizzare il dato e interpretarlo, poi l’intelligenza dei calcolatori certe volte fallisce”.

E voi avete dovuto capire cosa c’era che non funzionasse in queste misurazioni a Vienna.

Noi abbiamo fatto un’analisi di questo particolare gasdotto che arriva dalla Siberia e serve fondamentalmente all’ultimo collegamento fra la ex Cecoslovacchia, l’Austria e l’Italia”.

Il caso di metrologia più appassionante con il quale si è cimentato?

Mah, ne sto vivendo un altro, sempre effetto di queste conseguenze della parola ‘smart’: i contatori del gas domestici vengono in questo momento resi smart… Il principio dei contatori è sempre lo stesso, ci sono dei mantici che vengono riempiti e svuotati, riempiti e svuotati dal fluire del gas. Così si conta il consumo. Ora c’è un sistema di elaborazione, quindi una parte elettronica che li rende smart, dando la possibilità di raccogliere i dati, interpretarli, dare dati medi… Purtroppo questa intelligenza è in un contenitore, in una superfetazione – non posso dire dove – in una città della Toscana che ha comprato questi contatori smart e quando li ha messi in campo hanno cominciato a ‘dare i numeri’. Abbiamo dovuto scoprire perché in laboratorio funzionassero alla perfezione ma una volta installati dessero problemi imbarazzanti”.

E lo avete scoperto?

Alla fine abbiamo scoperto che non erano perfettamente impermeabilizzati nella parte elettronica e quindi la condensa che si crea in zone umide – potrebbe succedere anche a Cassino – ovviamente influisce sui risultati, tanto da chiudere l’elettrovalvola che questi contatori hanno come ulteriore sicurezza. Improvvisamente il singolo utente si trova senza gas. Senza spiegazioni. Chiama il distributore che ovviamente deve andare a sostituire il contatore che è ‘non perfettamente realizzato’, perché non tiene conto del fatto che in luoghi umidi puo’ crearsi questa situazione”.

Professore, c’è stato un periodo, pochi anni fa, nel quale l’hanno presa per matto totale. È stato quando lei ha detto: ‘Guardate che lo smog c’entra niente o quasi con la circolazione delle auto. E meno ancora c’entrano le fabbriche‘. C’è voluta una crisi industriale con lo stop al sistema industriale di Frosinone per scoprire che lo smog effettivamente continuava a salire. Le automobili ferme – è capitato pure pochi giorni fa – e lo smog continuava a salire… Allora lei non è matto…
Effetto smog

Misurare significa valutare un parametro e, attenzione, noi lo valutiamo con un’incertezza: cioè valutiamo anche quanto precisa sia la nostra misura. Cioè l’incertezza è ‘un parametro che poi dà certezza’. Misurare i vari contributi, in particolare i contributi di queste polveri sottili che sono micidiali nella loro interazione con i nostri polmoni non è semplice.

Come al solito capita, si fanno delle campagne individuando un untore. Questo ‘untore’ al quale dare la colpa dello smog e delle polveri sottili che avvelenano i nostri polmoni, sono state le automobili. In particolare le diesel, sulle quali si è ‘accanito’ il sistema, perché doveva colpevolizzare qualcuno. Lo ha colpevolizzato talmente tanto da rendere quasi impossibile la produzione di motori che rispettassero gli standard imposti dai regolatori”.

Chi inquina?

Sicuramente il contributo maggiore è del riscaldamento domestico, su questo non ci sono dubbi, per oltre il 35%…

In pratica abbiamo fatto i diesel Euro 6 di ultimissima generazione che non inquinano e ci siamo dimenticati di fare altrettanto con le caldaie per il riscaldamento di casa, modernizzare quel sistema?

È questo il punto: si era individuato l’untore, lo abbiamo ‘flagellato’ tanto che la Volkswagen e anche qualcun altro sono stati costretti a barare, altrimenti non vendevano…

Era impossibile produrre quei motori?

Era difficilissimo arrivare a quegli standard. E quelli dell’Euro 6 sono degli standard tali che, come ha detto il sindaco di Milano, oggi ‘un’automobile diesel Euro 6 inquina meno di un fumatore di sigarette’”.

Quando è cominciata la passione per l’insegnamento?
Lo stabilimento Alfa Romeo di Pomigliano d’Arco nel 1972

Quando mi sono laureato, nel dicembre del ‘72, gli ingegneri avevano ampie e sicure carriere. Già a gennaio io potevo decidere di andare all’Alfasud o di rimanere all’università, avendo fatto una tesi sperimentale che meritava di essere approfondita. La scelta fu scelta di pigrizia: nel momento in cui mio padre mi garantì che comunque io avevo il ‘piatto a tavola’, e quindi non mi dovevo preoccupare del ‘quantum’, fra i due stipendi c’era una grossa differenza…

Era più ricco quello dell’Alfasud ovviamente…

Certamente, però bisognava svegliarsi alle 6.30… Cosa brutta per un personaggio come me, che è napoletano, che ama svegliarsi con calma, prendersi il caffè e iniziare il rapporto col mondo in una serenità che è tipica poi dei napoletani…

È stata una scelta di lentezza.

Scelgo la carriera universitaria che è molto più lenta, però poi alla fine dà grandi soddisfazioni”.

Professore, è vero che non c’è spazio per i mediocri?

Assolutamente. La competizione ormai è sempre fortissima e sarà sempre peggiore, perché il vero problema non è il titolo di studio, il titolo di studio è solo in Italia una ‘garanzia’ ancora riconosciuta. Nel mondo anglosassone, nel mondo ‘competitivo’ puoi anche non essere laureato, purché dimostri di saper fare. E quindi per esempio c’è tutto un mercato nuovo della certificazione delle professionalità e delle competenze. Io faccio parte anche di Accredia, che è l’ente unico in Italia che accredita, o meglio certifica anche le competenze, purché ci sia una normativa, quindi anche le professioni non codificate. Ebbene, in molti settori esistono delle professionalità non codificate di cui c’è forte richiesta”.

Consapevole che lo sto domandando a un ex Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Cassino: il nostro sistema universitario passa per essere vecchio, baronale, trinariciuto.

Io credo che l’università ancora non abbia terminato di liberarsi di quella che si chiama ‘Accademia’. Che però, attenzione, può essere un’accademia in positivo e un’accademia in negativo. Quella in negativo è parlare difficile ma senza contenuti, combattere in tutti i modi i propri ‘colleghi’. L’accademia nuova è ‘guardiamo al futuro, cerchiamo di rendere i nostri allievi dei competitor, perché hanno conoscenze che servono’”.

Il rettore Paolo Vigo con il governatore della Regione Lazio Piero Marrazzo . Foto © Imagoeconomica / Pierpaolo Scavuzzo
Lei da rettore è stato quello che ha avviato la grande campagna di costruzione della cittadella universitaria con tutte le nuove sedi dell’università di Cassino, il campus, le residenze, la palestra: quanto ha contribuito quella campagna a rendere attrattivo l’ateneo?

Questa è una battaglia che io ho perso. Ho perso perché in Italia è partita un’operazione non facile da sintetizzare, nella quale l’università sotto casa è considerata una ‘diminutio’. I poli universitari che in certe situazioni avevano un loro significato sono stati combattuti e si è detto ‘l’università sotto casa è un qualche cosa che non garantisce la qualità della didattica’. Il modello che io ho portato avanti e che aveva portato a 13mila studenti per questa università ha trovato difficoltà enormi: nelle valutazioni, nella burocrazia ministeriale. Ma se adesso noi andiamo a guardare quello che è sempre lo stesso divario, quante università ci sono nel Nord e quante ce ne sono nel Sud…”.

Di fatto però ora a Cassino arrivano in tanti dall’estero: forse lei non aveva torto…

Il fatto che arrivino dall’estero è un’altra conseguenza di un meccanismo che non si riesce a governare, secondo il mio modo di vedere, È quello di rendere internazionale il nostro mondo universitario. Ma renderlo internazionale non significa che io che faccio un corso in inglese e questo corso in inglese ‘mi rende internazionale’. Perché? Perché è ovvio che uno studente territoriale, fra un corso in inglese e un corso in italiano che dicono le stesse cose giustamente sceglie la linea di minima resistenza.

A questo punto il corso in lingua inglese, che viene premiato dal ministero, serve di più a quelli che dall’estero vengono a formarsi qui. Ma poi, questi che noi formiamo, quanto ci costano? E che ‘vantaggio’ ne abbiamo come sistema Paese?

Il vero ruolo dell’Università di Cassino è quello che la Democrazia Cristiana individuò negli anni’70/’80: l’ascensore sociale, e cioè consentire a tutti, come è scritto nella Costituzione, di formarsi anche a livello universitario. Questo è il ruolo di questa università”.

Il professor Paolo Vigo a lezione © Teleuniverso
Lei come insegnante e come rettore ha raggiunto tantissimi traguardi e si è tolto tante soddisfazioni. Con una amarezza: la Facoltà di Medicina.

Quella battaglia l’ho persa sempre in questa non facile interpretazione del mondo che ci circonda. Io ero convinto di riuscirci, poi sono scattati i meccanismi di veto delle due università romane che ovviamente, avendo  entrambe Medicina, non volevano che ci fosse una facoltà ‘periferica’ collegata all’una o all’altra”.

Come le era venuto in mente?

Avevo fatto un ragionamento ingegneristico. Considerava un’opportunità la facoltà di Scienze Motorie che già avevamo. E riteneva il ‘passaggio’, come un ponte darwiniano, verso le attività mediche. Questo non è stato consentito dalla baronia medica. Io fui chiamato – ancora oggi lo ricordo, non faccio i nomi ma fra quelli che mi chiamarono, alcuni erano di origine cassinate ma insegnavano a Pisa – e mi dissero che non potevo intitolare una facoltà con la parola ‘medica’. Al che io dissi ‘facciamo la facoltà di Scienze Motorie e del Benessere’, ragionando da ingegnere…

Cioè la sostanza è Medicina cambia soltanto il pacchetto, la confezione…

Mi dissero che non era possibile. Io capii che sarei andato ad uno scontro che poteva danneggiare le altre facoltà. E mi fermai. La stessa linea l’ha tenuta Campobasso, però molto più soft, ha fatto squadra e ci è riuscita”.

Campobasso ha la facoltà di Medicina che avrebbe voluto aprire lei a Cassino?

Probabilmente, se avessi scelto quella strategia di Campobasso ci sarei riuscito”.

È stata la politica a un certo punto a non fare squadra?

Non ha fatto squadra perché poi, come al solito, in questo territorio purtroppo ci sono delle competizioni anche fra piccoli e questo è uno dei grossi difetti di questo territorio”.

A proposito di difetti di questo territorio, lei ha rischiato di farsi mettere la camicia di forza anche in un’altra occasione. È stato quando ha detto: ‘Ma perché nella Valle del sacco, dove non si può più produrre nulla destinato all’alimentazione, non ci mettiamo delle coltivazioni no food e ci ricaviamo dei biocarburanti?’.

Ma questa battaglia non l’abbiamo ancora persa.

È una possibilità?
La MSC Seaside – Il gruppo ha ordinato 6 navi alimentate a Gnl

Questo discorso del biocarburante e in particolare del metano proveniente dalla fermentazione dei rifiuti da cucina o comunque organici, potrebbe essere il futuro. Penso ad Amaseno… Si disse che poteva essere una base molto importante per una struttura del genere grazie agli allevamenti intensivi di bufale che sono in quella località. Le loro deiezioni hanno molto biometano… È stato realizzato ma non nella provincia di Frosinone: è nato al confine… e funziona perfettamente. Però lo abbiamo lasciato fare agli altri”.

Valle del Sacco, secondo lei ha detto che ancora non è persa la battaglia…

Non so se avete letto che MSC ha ordinato sei navi che andranno a gas di petrolio liquefatto, cioè andranno a quello di cui stiamo parlando, a GNL, cioè a metano liquefatto. Sei navi…

In pratica potremmo prendere la Valle del Sacco e trasformarla in una coltivazione intensiva di piante dalle quali ricavare combustibile Green?

Sono delle piante che fanno da spugna. Nel pulire, se così si può dire, nel momento in cui fermentano liberano ovviamente anche metano. Questo metano poi viene liquefatto e diventa trasportabile. Il futuro dei Tir è questo. Il motore elettrico, sul trasporto Tir e quindi sul trasporto pesante, non è percorribile: è impossibile realizzare Tir completamente elettrici. Invece è possibile trasformare i Tir anche con i motori diesel ‘vecchi’ in mezzi alimentati con gas GML, con metano liquefatto. Il metano è molto più pulito del diesel, su questo non ci sono dubbi”.

Lei prima ha indicato una delle criticità di questa provincia, ha detto che non fa squadra.

C’è una ‘cattiva informazione’ tecnica, o meglio la divulgazione, specialmente in Italia è veramente ai limiti della sopportazione. Mi viene da urlare certe volte”.

Con una migliore informazione tecnica cosa si sarebbe potuto realizzare su questo territorio, attraverso le idee dell’Università di Cassino?
Il rettore Paolo Vigo consegna la laurea honoris causa a Sergio Marchionne © Imagoeconomica / Pierpaolo Scavuzzo

Una volta mi sono permesso di ipotizzare che Cassino, per le dimensioni che ha, potrebbe essere teleriscaldata, da una centrale che potrebbe anche essere vicino a San Vittore del Lazio. Proprio lì dove i rifiuti vengono bruciati… Invece di avere tante ‘caldaiette’ alimentate a metano (se non vengono manutenute perfettamente inquinano) si hanno direttamente nelle case i fluidi vettori caldi o anche quelli freddi prodotti in un’unica zona, con una centrale di tele riscaldamento. Questo potrebbe essere fatto facilmente, una delle cose su cui ho perso è stata convincere la cartiera che sta alla Folcara a teleriscaldare l’intero plesso della Folcara: Economia, Giurisprudenza e Scienze Motorie”.

Come si sta da pensionato?

Mah… è stato un fatto solo psicologico, nel senso che specialmente l’ultimo anno ho avuto un po’ di paure che non sono riuscito a governare. Poi ho visto che sono ancora più impegnato di prima… Adesso sono Professore Straordinario, dopo essere stato Ordinario per 30 anni, sono docente Straordinario di una università telematica, incredibile…

Professore lei dice che ha perso: ma quando vince, quando vince il Napoli?

Sempre, sempre, quando vince il Napoli vinco sempre”.