Ci sono Comuni che hanno il problema se ammettere i cani nei luoghi di lavoro oppure no. Mentre altri Comuni, i nostri, non riescono nemmeno ad approvare il bilancio e sono a rischio di insolvenza. Qualcosa non quadra.
Castel San Giovanni è un paese di 13.000 abitanti in provincia di Piacenza. E’ noto per essere uno dei luoghi dove Amazon ha impiantato uno dei suoi magazzini divenendo, come succede, il totem del lavoro e dello sviluppo economico, con tutte le discussioni che ciò notoriamente comporta.
E’ anche il paese dove la sindaco, una avvocato dalle vedute ampie, ha permesso agli impiegati di portare in ufficio i propri animali. In particolare, per ora, si parla di un grosso e bellissimo cane. Ovviamente l’argomento è divenuto subito divisivo, tra fanatismi dall’una e dell’altra parte: gli assolutamente contrari, gli assolutamente favorevoli.
Intanto Amazon, che impiega una quantità considerevole di persone, nello stesso comune non ha ancora messo in pratica, la realizzazione di uno spazio per i bambini che i lavoratori potrebbero portare durante le ore di lavoro.
Un po’ come succede nei civilissimi paesi che ormai da decenni vedono servizi di questo tipo per le famiglie. In Italia però non usa. Ci sono rarissimi esempi di questi servizi. Tralasciando la sfera privata è la faccenda dei cani al Comune che colpisce. Ovviamente chi, come noi che viviamo a certe latitudini, è abituato a confrontarsi con ben altre diatribe legate alle pubbliche amministrazioni. Per esempio al fatto che diversi comuni della nostra provincia non avrebbero ancora approvato i bilanci e sono a rischio insolvenza.
Non è che tutti siano degli svagati distrattoni che se ne sono dimenticati.
E’ che i Comuni hanno ormai tanti di quei problemi finanziari che per approvare gli strumenti contabili devono ormai raccomandarsi alle potenze celesti quando non, addirittura, l’anima al diavolo.
A me piacerebbe, ed è una ricerca che farò, sapere quante sono le provvidenze che promanano dalla Regione Emilia Romagna verso la provincia di Piacenza, che ha meno di 300.000 abitanti e che quindi ne ha meno di 2/3 della provincia di Frosinone. Perché se i Comuni di quelle zone riescono ad avere problemi di battaglie di civiltà come quella dei cani negli uffici pubblici quando noi non riusciamo neanche a garantire la vita delle istituzioni qualcosa di misterioso dev’esserci.
Nove anni dal terremoto abbruzzese
Alle 3 e qualcosa del mattino del 6 aprile di nove anni fa quasi tutti fummo svegliati da una scossa di terremoto. Io, appreso che l’epicentro non era vicino capii immediatamente che qualcosa di disastroso era successo da qualche parte. Tre ore dopo ero sulla strada, insieme a una colonna della Protezione civile di Frosinone, per raggiungere la zona terremotata.
Arrivammo in un paese dove ancora nessun soccorso era giunto e trovammo il borgo completamente raso al suolo e neanche un cenno di vita. Tutti gli abitanti si erano rifugiati nel campo sportivo, era distante qualche centinaio di metri dalla zona abitata e non c’era rischio di crolli.
La prima cosa che ci dissero è stata che un bambino, solo lui, non ce l’aveva fatta. Quella notte fu un inferno e mi restò molto difficile renderlo negli articoli. Tra i morti di quel terremoto, sapemmo la mattina dopo, ci poteva essere anche una studentessa ciociara, rimasta quasi certamente tra le macerie della Casa dello Studente a l’Aquila. L’arpinate Giulia Carnevale è divenuta un simbolo della ricostruzione, il suo progetto di asilo a forma di libro è stato realizzato. Il prossimo 14 aprile, nella basilica di S.Eustachio a Roma, l’attrice Sara Pallini metterà in scena il monologo “Per Giulia”, realizzato su un testo scritto da Dacia Maraini. Una grande scrittrice, un’ottima attrice e un luogo molto suggestivo per mettere a dimora un altro tassello della vita oltre la morte.
Il teatro, nel suo ruolo primigenio, è l’espressione artistica dell’uomo più vocata a varcare certi confini.
Io andrò a vedere lo spettacolo per Giulia, per quel bambino che non è stato potuto soccorrere e per ricordare a me stesso perché, da quel giorno, ho cambiato il modo di vedere la vita.