Le differenze le abbiamo inventate noi

Dividiamo le persone facendo discriminazioni. Tra maschio e femmina, fra essere liberi o schiavi,  tra essere cittadini o stranieri, tra essere colti o ignoranti. Ma è una nostra invenzione.

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Mi sto rendendo conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. (At 10, 34).

Si tratta di parole straordinarie e rivoluzionarie: oggi ci sembrano assolutamente normali anche se ci sono tantissime persone che utilizzano la parola Dio o la parola religione per creare differenze, ostilità, scontro.  Nel momento in cui Pietro le pronuncia  sono parole inaudite. Nel senso vero dell’espressione, mai udite. 

Alcuni dei profeti le avevano preannunciate, in maniera particolare Isaia aveva descritto una liberazione totale di tutte le nazioni, come era uso chiamarle tra gli ebrei.  Ma Pietro, che è un pio ebreo, deve fare un passo notevolissimo per salvarsi dai condizionamenti delle proprie tradizioni. Perchè?

Le uniche due condizioni

Foto: Gerd Altmann © Pixabay

Quelle parole, riportate dal libro degli Atti degli Apostoli,  vengono pronunciate in casa di un centurione romano,  che ha manifestato il proprio interesse nel conoscere Gesù.  Siamo nell’abitazione di un nemico, di un esponente di quel mondo che tiene schiavo Israele, che lo sfrutta, che riempie di violenza la vita quotidiana degli israeliti.  Pietro dunque deve superare tutta una serie di ostacoli di discriminazioni che la propria cultura e la propria religione gli pongono.

Pietro lo fa: Dio non fa preferenze di persone, accoglie chi lo teme e pratica la giustizia a qualunque nazione appartenga.  Nasce qui l’idea della cattolicità della chiesa: il termine greco katholikòs, nella lingua in cui è scritto il Nuovo Testamento, indica appunto l’universalità. Tutti sono compresi all’interno della Chiesa, purché vogliano, purché riconoscano Dio e pratichino la giustizia, le uniche due condizioni, per essere accettati.

Il messaggio da cogliere

Per noi oggi è molto difficile cogliere il messaggio rivoluzionario di quella frase. Eppure basterebbe guardarsi attorno per comprendere quanto ancora questa espressione sia ancor oggi piena di significato. Capace di superare le grandi differenze dell’umanità,  che hanno generato tutta una serie di discriminazioni: tra maschio e femmina,  fra essere liberi o schiavi,  tra essere cittadini o stranieri, tra essere colti o ignoranti

Queste prime quattro differenze sono proprie dell’umanità fin dai suoi albori, in maniera particolare la prima, quella della discriminazione sessuale che ancora oggi continua a pervadere moltissimi paesi e ad essere presente anche all’interno della nostra cultura.  E poi la differenza fra liberi e schiavi nel mondo romano era così forte che la parola libero identificava i figli. Così, all’interno, della famiglia romana c’erano, ben distinti, due gruppi di persone: i liberi, i figli e poi c’erano i servi, gli schiavi. Una  distinzione così netta per cui chi nasceva da schiavo era di per sé stesso schiavo,  non era necessario essere un prigioniero di guerra oppure un ostaggio o un debitore.

San Pietro ed il centurione. Parrocchia San Pietro e Paolo – Gerenzano

A questa pesantissima differenza, basata sull’idea della schiavitù naturale, che fondava la stessa economia del tempo, i romani aggiungevano quella della cittadinanza.  Essere cittadini romani consentiva di godere di tanti diritti di cui erano, invece, privati tutti gli altri che vivevano nei territori governati dai Romani. 

I greci costruivano la loro discriminazione sull’elemento culturale. Anzi linguistico:  i barbari sono coloro che non parlano Greco. O, meglio, che lo parlano malamente, che balbettano, come rivela l’etimologia dell’espressione barbaro.  Ma, anche se impari a parlare Greco perfettamente non sarai mai un cittadino. 

Il grande Aristotele, originario della Macedonia,  pur vivendo nella grande metropoli attica, non era cittadino di Atene, non godeva dei diritti politici della città.  Le differenze etniche e geografiche, legate anche al colore della pelle, verranno dopo, saranno un’invenzione europea a partire dal XV secolo,  probabilmente una elaborazione culturale per giustificare il commercio degli schiavi e il dominio assoluto sui nativi americani.

E invece Dio non fa preferenze ma accoglie tutti. 

(Foto di copertina © DepositPhotos.com)