La lezione che viene da Tiberina

Cosa c'è dietro all'operazione che ha portato 30 milioni di investimento alla Tiberina di Cassino. Il fondamentale accordo con il sindacato. Per sedersi al tavolo di Parigi con Stellantis e contrattare. Sulla base di una stabilità lunga tre anni. Che nell'autunno 2024 potrebbe portare alla necessità di nuovi lavoratori

C’è una lezione che viene dal caso ‘Tiberina‘ lo stabilimento dell’indotto automotive che si occupa di stampaggio, montaggio, lastratura. Tradotto? È un pezzo di ciò che un tempo era la ‘catena di montaggio‘, in pratica l’assemblaggio di varie parti di lamiera per formare la struttura portante dell’automobile. Se quella che viene da Cassino sia una lezione positiva o negativa dipende dalla visione che si ha del futuro industriale dell’auto. E della sua evoluzione con il passaggio all’elettrico.

Costerà. Un po’ alle fabbriche e molto ai lavoratori. Ne serviranno meno: molti di meno. Perché l’auto elettrica ha centinaia di pezzi in meno ed è dannatamente semplice. Le proiezioni dicono che alla Tiberina sarebbe costato tra i 25 ed i 28 posti di lavoro da tagliare.

I numeri annunciati l’altro giorno dall’azienda ai sindacati durante gli auguri di Natale dicono che a Cassino farà un investimento superiore ai 30 milioni di euro. La lezione sulla quale riflettere è come ci si sia arrivati.

Stabilità per l’offerta

Non sono cambiate solo le macchine. È cambiato anche il modo di costruirle. Il tour sulla linea di produzione della rivoluzionaria Fiat Tipo iniziava da una catasta di lamiere: un robot le prendeva e le faceva volteggiare come un maestro pizzaiolo posizionandole con precisione millimetrica ognuna al posto giusto, un altro robot saldava con un margine d’errore da millesimi di millimetro. Niente errori, niente sprechi. Oggi un’intera parte del processo di produzione sta fuori dallo stabilimento.

E chi sa fare quelle lavorazioni si presenta al tavolo con la grande casa automobilistica per ottenerle. In un mondo globalizzato, una vite con un giro di filettatura in meno fa la differenza: perché va moltiplicato per le decine di viti che servono su ogni auto, per le centinaia di auto fatte al giorno, per la produzione di un anno, il totale è milioni in meno in acciaio e lavorazione. E se la tua vite ha un giro di filettatura in più rischi che la lavorazione vada ad un altro.

Tiberina non aveva problemi né di viti né di filettature. Ma di stabilità nei conti del personale. In pratica? Da anni nello stabilimento viene rinnovato annualmente il premio di risultato e la contrattazione di secondo livello, cioè quella che varia da stabilimento a stabilimento sulla base delle singole realtà territoriali.

L’azienda ha chiesto certezza sul secondo livello non per uno ma per tre anni. Per alcune sigle sindacali era un modo per risparmiare sulla pelle e le tasche dei lavoratori. Hanno detto no. Alla fine la cosa è stata messa ai voti e la contrattazione per il trienni 2025- 2027 è passata.

80 robot e 20mila metri

La stabilità nei conti ha consentito a Tiberina di presentarsi il 30 novembre 2023 al tavolo con Stellantis a Parigi. E discutere di lavorazioni e prezzi. A cosa servivano i tre anni? In una fase di transizione radicale come il passaggio dall’auto tradizionale a quella elettrica servono tre anni per assestarsi.

E con quei conti sul lungo periodo Tiberina è tornata da Parigi portato a Cassino investimenti per 30 milioni di euro. Perché si è aggiudicata una serie di lavorazioni per le nuove Giulia e Stelvio elettriche. Farà la cataforesi nel reparto Verniciatura che da sola vale un investimento da 6 milioni di euro, farà le traverse sotto plancia, avrà 80 robot per le nuove linee su una superficie di 20mila metri quadrati.

I posti da tagliare? Il ragionamento proiettato su un periodo così lungo consente di stimare che nel periodo del terzo trimestre 2024 sarà necessaria nuova forza lavoro.

Visione di prospettiva

Francesco Giangrande

«Credo che sia necessaria una visione di prospettiva diversa dal passato, come diverso è il mondo della produzione verso il quale andiamo a confrontarci» analizza Francesco Giangrande dal 1976 in Fiat e da sempre nel sindacato, dal 1992 Segretario provinciale Uil Metalmeccanici di Frosinone ed ora coordinatore della Ulm per il Lazio. È il sindacalista che pochi anni fa fu protagonista di un aspro confronto proprio con Tiberina portandola dal Giudice del Lavoro per attività antisindacale.

«Noi sappiamo che il passaggio all’elettrico ridurrà la necessità di forza lavoro. Per questo dobbiamo creare le condizioni affinché qui ci sia più lavoro. Concedendo il giusto tempo alla transizione per crearlo» spiega Giangrande.

Un concetto ripreso dal Segretario provinciale Uilm Gennaro D’Avino. Rivendica alla sua sigla il merito di avere avuto quella visione di prospettiva alla quale faceva riferimento Giangrande. «Solo la Uilm ha creduto e ha creato le giuste condizioni che hanno consentito a Tiberina di superare l’impasse della situazione attuale. La transizione ecologica ha bisogno di certezze e di equilibri tra costi e ritorni economici e va gestita con intelligenza per tutelare il lavoro e la sua stabilizzazione».