La lezione sarda e la filiera di Latina

Il risultato delle Regionali in Sardegna. E quello che insegnano a centrodestra e centrosinistra. La linea che unisce quel dato con le elezioni a Latina

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

L’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari (Antonio Gramsci)

La Sardegna è lontana, c’è di mezzo il mare. Ma quell’isola a volte ha visto capitare cose… Paolo Truzzu nel 2019 diventa sindaco di Cagliari con un risultato inequivocabile, il Presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni dice di lui “è capacissimo“. Lei lo sceglie come candidato presidente della Regione. Lo impone, arriva alla rottura con la Lega che alla fine deve mollare la presa e rinunciare a ricandidare l’uscente Solinas. Del quale i sondaggi e le antenne sul territorio, dicono un gran male.

Va come tutti sappiamo. Vince il centrosinistra che per la prima volta dal 2015 strappa una Regione al centrodestra. E lasciamo perdere come sia arrivato alla vittoria: grazie a 40mila voti disgiunti che elettori di centrodestra non hanno dato al loro candidato governatore ma solo ai loro candidati consigliere.

Inutile perdere tempo in questi conti: confermano l’antico adagio secondo il quale ‘chi vince governa e chi perde resta a contare‘. E di conti da fare in Sardegna ce ne sono tanti.

Senza classe

Giuseppe Conte e Alessandra Todde (Foto: Fabio Murru © Ansa)

Il primo conto. Tutto bello, tutto figo. C’è anche il “filotto” di Governo, pardon la filiera. Cioè Regione e Governo dello stesso colore politico. Pare Latina con le sue filiere,  i suoi filotti, e la vittoria strepitosa alle scorse comunali.

Ma il popolo ha il vizio di “cambiare opinione”. Lo cantava Loredana Berté nell’impareggiabile Non sono una signora: “La fretta del cuore / È già una novità / Che dietro un giornale sta / Cambiando opinioni / E il male del giorno / È pochi chilometri a sud / Del mio ritorno / Del mio buongiorno”.

Il popolo muta i sentimenti e il capacissimo Truzzu a Cagliari dove aveva trionfato perde ora 6 a 4, Alessandra Todde stravince nella città in cui il candidato Governatore ha già governato come sindaco. Loro lo conoscono bene. E scelgono di non votarlo: la sua avversaria lo ha doppiato.

Il che conduce al secondo conto da fare. Questa sconfitta ha un nome ed un cognome precisi. Sono quelli di Giorgia Meloni. È stata lei a scegliere Paolo Truzzu come candidato, esattamente come scelse Enrico Michetti quale candidato sindaco a Roma. Incassando anche lì una clamorosa sconfitta. Per non citare il subito dimenticato Luca Bernardo schierato come candidato sindaco a Milano. La realtà dei fatti pone Fratelli d’Italia di fronte ad un immenso limite strutturale: non ha una classe dirigente, non ha cultura di governo. Non ha quadri all’altezza del compito ma forgiati nella visione dall’opposizione.

Passare dalla protesta alla proposta impone di ingranare una marcia differente. Ma qui gli ingranaggi sono finiti.

Il popolo che vuole essere sovrano

E la filiera? Il Popolo se ne frega, il Popolo non guarda le file del potere ma coltiva l’antica considerazioni di sentirsi lui il Sovrano. E si diverte ad educare: esattamente come fa un monarca. In questo caso il Popolo ha dato due lezioni simultaneamente alla maggioranza di centrodestra ed all’opposizione di centrosinistra.

Al Governo, il Popolo ha detto che vuole essere governato e non si accontenta più degli slogan. In tavola non ci porta le urla di battaglia lanciate dai palchi: ci porta invece una benzina che non diminuisce di prezzo nonostante le promesse, ci porta la rabbia dei coltivatori ai quali erano state tagliate le esenzioni dalle tasse, ci porta il carrello della spesa sempre più vuoto perchè il potere d’acquisto è sempre più magro. Il popolo non vota ricordando come ha già votato, ma ogni volta fa un giro nuovo.

All’opposizione, il Popolo ha detto che dividersi è segno di incapacità; coraggio è la capacità di stare insieme trovando una sintesi. E infatti, se le opposizioni stessero tutte insieme starebbero ben oltre la maggioranza.

Latina come la Sardegna

Matilde Celentano

A Latina, in Comune il “sistema Celentano” si muove come se fossero sue tutte le carte, come Truzzu a Cagliari. Mostra filiere di potere ma non immagina che quell’infingardo del Popolo ha il vizio di togliere quel che ha dato.

Bisognerebbe apprendere dalla lezione sarda che in politica non c’è un infallibile. Che che hai bisogno di tutti, nessuno escluso, dovendo, quindi, includere e non escludere.

Per ogni Truzzu c’è una Alessandra Todde e nessuno si senta escluso.