La sfida europea che sa molto di italiano

La partita a distanza tra Lega - Forza Italia e Fratelli d'Italia. Dalla quale dipendono anche i nuovi equilibri in Europa. Gli ultimi sondaggi. La vera portata della manovre locali

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

Visto da Cipro non è poi così diverso. È tutta questione di equilibri. Tanto su Roma quanto su Bruxelles. Ci sono due linee parallele sulle quali corrono Fratelli d’Italia e la Lega, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, Mario Abbruzzese e Claudio Fazzone. Non è solo una sfida a chi arriva primo, chi sale più in alto, chi elegge più parlamentari europei. Per capirla bisogna partire da un presupposto che non sempre è noto e non a tutti è chiaro: i due blocchi che in Italia e nel Lazio stanno nel centrodestra invece al Parlamento Europeo stanno in due famiglie differenti.

Sono in competizione, impegnati in una corsa all’ultimo voto per attestarsi al terzo posto nella graduatoria dei gruppi Ue. Non si vincono medaglie non ci sono promozioni: stare lì significa essere determinanti nel momento in cui cominceranno le trattative per definire la nuova maggioranza che governerà l’Europa dopo le elezioni di giugno.

La corsa di Abbruzzese e le strategie di Fazzone non servono solo a portare i territori in Europa ed a spingere un po’ di Ue nelle province del Sud Lazio. Servono anche a decidere dove dobbiamo andare.

Le strategie in atto

Giorgia Meloni

Nell’Europarlamento il Partito dei Conservatori si chiama Ecr, sta per European Conservatives and Reformists Group. E Fratelli d’Italia ne fa parte. Da mesi Ecr sta lavorando a fari spenti per aumentare il suo peso politico, intrecciare alleanze, aumentare soprattutto il numero dei suoi deputati. A Nicosia sull’isola di Cipro è in corso il “Cultural weekend” di Ecr: da lì dicono che il traguardo è tirare fuori dalle urne tra i 15 ed i 20 deputati Ue in più di quelli assegnati oggi dai sondaggi. Perché?

Per mettere la freccia e sorpassare i liberali di Renew Europe che hanno come riferimento il presidente francese Emmanuel Macron. Ma soprattutto bisogna sorpassare Identità e democrazia di cui fa parte la Lega. Ed il Rassemblement National di Marine Le Pen.

Le lame sono affilate. A Roma nei giorni scorsi Matteo Salvini durante un’iniziativa di Identità e democrazia ha dato una stilettata a Giorgia Meloni bollandola come “l’amica di Ursula von der Leyen“. Su Ecr sta concentrando il fuoco anche il Rassemblement National: lascia intendere che potrebbe esserci una scissione di Ecr ed una parte dei suoi deputati potrebbero accasarsi con i Leghisti coinvolgendo poi quei Partiti che sono più distanti dall’ipotesi di un Ursula2, come gli spagnoli di Vox o i polacchi del Pis.

Appuntamenti nuovi e vecchie vendette

Flavio Tosi

In Italia intanto i Partiti serrano i ranghi. Fratelli d’Italia prepara la conferenza programmatica di Pescara: lì si saprà se Giorgia Meloni si candiderà alle Europee per trainare il Partito verso quei 15-20 seggi in più. Forza Italia sabato 20 aprile a Roma terrà il suo Consiglio nazionale: un solo punto all’ordine del giorno della riunione convocata da Antonio Tajani al Parco dei Principi. Si parlerà solo del programma elettorale in vista delle Europee ed in quella circostanza si saprà se Tajani si candiderà in prima persona. Nelle prossime settimane la Lega inizierà a presentare le candidature sui territori.

Dovrà affrontare un problema in più: Flavio Tosi sta traghettando fuori dalla Lega molti amministratori e gli sta preparando un approdo in Forza Italia. Lo strumento si chiama “Forza Nord” e la sua potenza sta proprio in Tosi. Non è uno qualsiasi: insieme a Matteo Salvini era l’erede di Bobo Maroni. Che stabilì un equilibrio, scegliendo di restare a governare la Lombardia ed assegnando a Salvini la guida del centrodestra dopo Berlusconi ed a Tosi la guida del Partito. La storia racconta che Salvini accompagnò alla porta Tosi. Che oggi si vendica con gli interessi.

C’è anche questo nei numeri diffusi in queste ore da YouTrend con la media dei sondaggi dei vari istituti: colloca Forza Italia per la prima volta davanti alla Lega; la forbice è appena uno 0,1% ma è un segnale. Chiaro. L’elettore italiano è moderato e le derive estremiste non lo hanno mai convinto.