La tentazione che ci accompagna

La tentazione ci accompagna. Perché fa parte della nostra esistenza. Ed il 'deserto' è un luogo preciso: nel quale ritrovarci. In un modo molto più semplice di quello che immaginiamo. Seguendo la nostra coscienza.

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Mc 1,12-15

Con poche righe l’evangelista Marco ci ricorda che Gesù è pienamente uomo e vive tutte le contraddizioni della nostra esistenza. È chiamato, come ciascuno di noi, a compiere le scelte fondamentali della vita.

La contraddizione principale è quella che quando noi decidiamo di trovare spazi per la nostra vita, che siano autentici,  veri, non non sottoposti all’assalto del consumismo, non distratti dalla miriade di schermi che ci riempiono di informazioni, molto spesso insignificanti.  È quello che nella tradizione biblica si chiama il deserto, il luogo in cui per l’uomo è più semplice incontrare Dio, proprio perché non ci sono distrazioni e la coscienza può ritrovare sé stessa nella sua autenticità.

Ebbene, proprio in quel luogo privilegiato che ciascuno può costruire nell’esperienza della propria intimità, arriva la tentazione.

La tentazione e la coscienza

Accade continuamente. La nostra coscienza ci dice chiaramente che cosa è bene e che cosa è male. Ed è facile, a quel punto, scegliere di vivere nel bene. Consiste nel seguire la propria coscienza.

Però, proprio in quel momento, proprio quando abbiamo deciso di cambiare la nostra esistenza (nel linguaggio delle chiesa si dice: conversione, cambiamento di linea, di strada, di rotta) perché risulti quanto più conforme ad una vita buona, compare la tentazione.  Arriva quel pensiero che ci dice: ma chi te lo fa fare ad essere così attento, a non accettare le proposte allettanti, a non guadagnare disonestamente quando invece si può, senza che nessuno se ne accorga.

Succede a tutti e molti cedono, anche quelli che non avrebbero bisogno di incrementare i loro redditi, le loro ricchezze.  Il deserto è il luogo della decisione, è quel momento in cui ci ritroviamo da soli con la nostra coscienza di fronte a Dio e dobbiamo decidere. Quello è il momento in cui dobbiamo lottare maggiormente contro la tentazione di abbandonare tutto, di lasciare stare perché tanto non serve a niente, tanto fanno tutti così, tanto il mondo non cambierà mai.

La reazione

“La tentazione di Cristo” (Duccio di Buoninsegna) Particolare

L’evangelista Marco ci dà immediatamente l’idea della reazione di Gesù di fronte alla tentazione rappresentata, secondo i canoni biblici da Satana.  Nel momento in cui riceve la notizia che Giovanni era stato arrestato, decide di rientrare appieno nella comunità, decide di darsi da fare. Perché non è più possibile restare isolati, non è più possibile starsene tranquilli se accanto a noi qualcuno viene trattato ingiustamente. 

Siamo attorniati dall’ingiustizia: catastrofi, guerre, gravissimi incidenti sul lavoro, tutte situazioni nelle quali siamo chiamati a prendere posizione, a parlare, ad intervenire.  Dinanzi all’arresto di Giovanni, Gesù non ha esitazione: è come se avvenisse una specie di staffetta tra Giovanni e Gesù.

È l’arresto di Giovanni il segnale che deve iniziare a  proclamare il vangelo, la liberazione dal male. La proclamazione della liberazione dal male. E questa Liberazione dal male non è nient’altro che un cambiamento di esistenza: è possibile vivere una vita buona, una vita gioiosa, una vita che non debba scendere a compromessi con il male, con la corruzione, con la prostituzione della propria coscienza.