Non importa quello che hai ma quello che sai fare

Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. La giusta protesta dell'ingegnere che dice no alla paga da fame. Ma c'è anche altro

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Sul web è diventato virale il discorso di una giovane ingegnere edile contro il lavoro sottopagato. Racconta il suo no alla proposta di lavoro per 750 euro al mese: contesta che con quello stipendio non ci paga nemmeno l’affitto di casa; racconta che in media sono quelle le cifre proposte. È incontestabile.

Al di là del caso specifico. Il problema va osservato anche sotto un altro punto di vista. Perché forse, quello che abbiamo usato fino ad oggi è vecchio.

Con molta crudezza: c’è una prima cosa da vedere. Ed è: quante persone sono in grado di fare quel lavoro; si chiama – banalmente – legge della domanda e dell’offerta; più persone sanno fare quel lavoro, meno viene pagato. Perché qualcuno disposto a farlo per meno, si trova sempre.

Foto: © CanStockPhoto / alphaspirit

La nostra scuola è vecchia, la nostra visione del mondo è vecchia. Spesso studiamo non pensando a come sarà il mondo ma a come è oggi. Dimenticando che alla fine del ciclo di studi il mondo sarà già cambiato.

Oggi ci sono centinaia di lavori che restano scoperti perché non ci sono persone capaci di farli.

La vera domanda è: quanto siamo disposti a metterci in discussione? La laurea da ingegnere non è un punto di arrivo. Ma di partenza. Lo insegnava qualche tempo fa un professore dell’università di Cassino, ingegnere: laureato in ingegneria nucleare; ma pochi mesi dopo il titolo, in Italia passò il referendum che aboliva il nucleare.

Si mise in discussione, perché la laurea è un punto di partenza. Oggi insegna ed è uno stimato professionista che ha riciclato i suoi studi.

Una volta presa la laurea arriva il momento di capire cosa si vuole fare e soprattutto cosa si sa fare. Da quello dipendono i soldi. Chiedete agli idraulici quando avete la casa allagata. 

Senza Ricevuta di Ritorno.

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