Scittarelli a tavola: «Ma sti 70 milioni di debiti da dove escono?»

Gli hanno mandato di traverso la cena. L’ex sindaco di Cassino Bruno Scittarelli è amareggiato. I debiti che stanno per schiacciare la sua città gli sembrano un’assurdità. «Io avevo fatto due piani di risanamento, nel 2003 e nel 2006: con l’ultimo avevamo azzerato i debiti. Ma da dove saltano fuori sti 70 milioni?».

Con la stampa non vuole parlare. Respinge con cortesia l’invito a fare qualche commento «Non mi sembra il caso, non voglio fare polemiche. Quello che avevo da dire l’ho dichiarato a suo tempo, durante la campagna elettorale. I numeri sono quelli e non c’è altro da aggiungere».

Ma per sapere come la pensa l’ex sindaco Bruno Scittarelli della conferenza fatta in mattinata dal suo successore Carlo Maria D’Alessandro è sufficiente attendere qualche ora. La sera della conferenza stampa è in compagnia di due amici. A tavola si lascia andare ad alcune considerazioni.

«Hanno detto un sacco di fesserie».

Quali sono i numeri ufficializzati dall’assessore Ulderico Schimperna quel mattino? Riferisce Alberto Simone su Ciociaria Oggi:

Sfiorano i 70 milioni di euro i debiti ereditati dall’amministrazione D’Alessandro nel 2016. Superano i 75 se si considerano i circa 6 milioni di debiti fuori bilancio spuntati nel corso del 2017 che saranno riconosciuti nel corso del prossimo consiglio comunale del 4 agosto.

Ci vorrà un quarto di secolo per tornare alla normalità, anche se già dal 2024 si inizierà a respirare.

A preoccupare sono i contenziosi aperti in tribunale.

Si tratta di processi iniziati 5-10 in alcuni casi anche 20 anni fa in altri addirittura fino a 30 anni fa. Con queste arrivano anche gli interessi moratori: un’ altra tegola milionaria potrebbe significare game over, anche se con il pre dissesto il debito è stato ormai certificato.

 

Bruno Scittarelli non se ne fa capace. «Quando facemmo i due piani di risanamento, il presidente del collegio dei revisori dei conti era proprio Ulderico Schimperna. Se c’era qualcosa che non andava in quelle operazioni di undici anni fa era lui a doversene accorgere». Lo dice ai due commensali, senza sapere che anche altri ascoltano.

La manovra più dolorosa fu quella del 2006. Le cronache dell’epoca raccontano che prometteva di azzerare i debiti del passato: nell’immediato raddoppiava la Tarsu, la tassa sui rifiuti. Ma era “una dolorosa necessità se vogliamo dare un futuro a questa città” venne detto a quel tempo.

Durante la cena, Scittarelli dice che «Mario la conosce bene la situazione: non era l’assessore al Bilancio ma seguiva con me tutto questo discorso. Sa benissimo qual era la verità».

Giura di avere lasciato anche «cinque milioni nei capitoli di Bilancio per destinarli alle transazioni già raggiunte con i creditori. Io poi non ho mai capito che fine abbiano fatto quei cinque milioni».

Insomma, da dove arrivano quei 70 milioni,  non riesce a capirlo. Una spiegazione ce l’ha: «Secondo me hanno sbagliato a fare la cancellazione dei residui attivi e passivi. Ma non ne voglio parlare perché poi se finisce anche una riga sulla stampa, sai che polemica che si accende?»

Bruno Scittarelli si riferisce all’operazione di pulizia dei Conti fatta dall’assessore Enzo Salera durante il governo di Giuseppe Golini Petrarcone. Il presupposto tecnico fu che il bilancio comunale si reggesse su una serie di voci ‘farlocche’: residui attivi (somme da ricevere e che tardavano ad arrivare) gonfiati in maniera da tenere a galla i conti, residui passivi (somme da pagare) piuttosto lacunosi per evitare di zavorrare la nave.

Venne fatta allora un’operazione che – secondo quell’amministrazione – rendeva più ‘realistico’ il bilancio.

Quella manovra, Bruno Scittarelli non la condivide. «Hanno impegnato il Comune per trent’anni, dicendo che c’erano 30 milioni di debiti. I debiti che possono avere trovato, dopo la mia amministrazione, sono quisquilie. Da dove vengono quei 30 milioni e che fine ha fatto anche il loro azzeramento del debito?».

Non è convinto nemmeno della nuova operazione, questa fatta da Carlo Maria D’Alessandro.

Scittarelli spiega ai commensali «Io mi sono tenuto copia di tutte le certificazioni. I bilanci miei sono tutti certificati e pure il risanamento del 2006 con cui si azzeravano di fatto i debiti. Ho conservato tutto. E ci stanno pure le risposte alle richieste fatte in aula da Massimiliano Mignanelli: ogni volta che c’era il consiglio comunale sul Bilancio, puntualmente chiedeva agli uffici se erano a conoscenza di contenziosi pendenti o debiti ulteriori di cui tenere conto. Stanno i verbali. Ci dicevano che non c’era niente».

Non è d’accordo nemmeno a considerarli debiti. E cosa sono allora? A tavola Scittarelli dice che «Sono investimenti: il debito è quando compri una cosa e non la paghi. Quelle sono opere che avevamo avviato e che aumenteranno il valore dei beni comunali in bilancio»

Su una cosa è d’accordo con il professor Schimperna: il vero incubo sono i contenziosi. «Ce ne sono molti che risalgono al primo mandato di Peppino: il risarcimento milionario con la Turriziani per i permessi negati alla costruzione di un distributore risale al 1996. L’altro maxi risarcimento per la Sein è pure del ’96».

Ha una certezza: «Politicamente, stanno traccheggiando per evitare il collasso almeno fino a dopo le elezioni regionali. E poi si voteranno a San Mario».

Amen.

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