Se alla fine Truzzu ti ispira simpatia

I numeri dell'istituto Cattaneo offrono una chiave di lettura chiara su quanto avvenuto in Sardegna. Ma in questa storia non esistono traditori né traditi. Ma l'incapacità di ascoltare

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Da piccolo, con il mio amico Giangavetto litigavamo per avere come soldatini i sudisti che la guerra civile americana l’avevano persa e non i nordisti che, invece, l’avevano vinta. Ci piacevano i perdenti, nella coscienza di esserlo anche noi.  Litigavamo ferocemente e poi giocavamo come si poteva.

Ricordo questo aneddoto per via della simpatia che mi sta prendendo per Paolo Truzzu il candidato alla presidenza della Regione Sardegna per il centrodestra  che ha perso. E che ora è indicato come “colpevole“. I tanti che lo hanno scelto ora non lo rammentano, i tanti che lo hanno esaltato, ora lo mettono alla berlina. La colpa? Sua, tutta sua, solo sua.

I numeri dalla testa sempre più dura

Paolo Truzzu

Paolo Truzzu avrà fatto il meglio che poteva ma c’è sempre quello che perde. Solo che bisogna saper perdere e non alienare la sconfitta. 

I numeri di queste ore sono più che chiari, sono adamantini come si diceva una volta in tribunale. Si diceva nei tempi in cui dopo le elezioni, nelle sezioni di Partito si faceva ‘l’analisi del voto‘. Non a chiacchiere. Si faceva con la cartina in mano, strada per strada e sezione per sezione si capiva chi aveva votato per chi. Oggi a fare questo lavoro ci sono gli istituti specializzati: come il Cattaneo che – ci informano le Agenzie – ha trovato il bandolo della matassa.

Ed il filo dei numeri seguito dall’Istituto Cattaneo dice che ad affondare Truzzu non è stato lui stesso bensì il voto disgiunto degli elettori di Lega e Forza Italia. Hanno dato la preferenza ai loro candidati al Consiglio ed indicato come governatore della Sardegna un’altra persona ma non Truzzu che era il loro candidato.

Calcolatrice alla mano, il Cattaneo dice che nella sola a Cagliari quasi il 40% dei voti leghisti ha scelto Alessandra Todde: per gli amanti dei numeri, lo ha fatto il 38,5% del 3,9% ottenuto dalla Lega in città. Fa 980 voti. Ed anche nelle file di Forza Italia c’è stata la stessa tendenza: si stima che il 17,6% di quel 5,4% che ha votato per le truppe isolane di Antonio Tajani abbia votato alla stessa maniera. Fanno altri 650 voti.

Se togli e metti da un fronte all’altro, con quei 1600 voti abbondanti che Lega e Forza Italia non hanno dato a Truzzu, oggi la Sardegna starebbe raccontando una storia politica diversa.

Di chi è la colpa

Giorgia Meloni

Ma il candidato voluto da Giorgia Meloni non ha voluto alibi. Ha fatto valere un principio antico e quasi cavalleresco: quando sbaglio è colpa mia, non del fato, non di chissà quale congiura, non di altri.

Nello stesso momento, in tv appaiono facce di Macisti di destra che spiegano come loro stanno bene, la loro parte anche meglio, se non fosse stato per quel Truzzu lì… La sconfitta non ha amici, la vittoria è sempre affollata.

Ma Truzzu proprio per questo inizia ad assomigliare ai soldatini sudisti: ha giocato la partita, si è fidato generosamente dei suoi mandanti che non gli ricambiano la cortesia. Ora solo e sconfitto è un uomo migliore perché ha distinto il falso dal vero.

Dicono, il traditore è Salvini, i traditori sono gli azionisti sardi: ma chi aveva detto loro che a Roma sapevano di più che a Cagliari di Sardegna? Hanno “tradito” Christian Solinas, presidente uscente, per immolare Truzzu, finendo per tradire tutti e due. Un modus operandi che si ripete che “non è bello”.

Capita di avere logiche diverse, non è una eccezione. Ma le persone, tutte, andrebbero rispettate nei loro difetti. E quando in guerra perdi devi dire “la colpa è mia” se sei Napoleone per la stessa ragione per cui hai chiamato a te la Guardia per combattere la battaglia. Se dici: la sconfitta è della guardia… non sei un capo. 

Con Truzzu mi farei un Campari sul corso di Cagliari, con Solinas pure, a Roma preferisco berlo da solo.