Urso conferma gli allarmi da Cassino: la deindustrializzazione è in atto

Il ministro Urso parla della necessità di "Invertire la tendenza ad una deindustrializzazione e ad una riduzione della produzione di autovetture”. Conferma così gli allarmi di Formisano e Borgomeo. Ottimista sul Tavolo di Sistema con Stellantis. Meno tranquilli i sindacati: chiedono di sapere dove e quando si faranno i nuovi modelli. Soprattutto: quali. Il caso Topolino in vendita da oggi.

Finalmente un ministro ha avuto il coraggio di dirlo. Di confermare quello che da settimane va ripetendo il professor Vincenzo Formisano, economista dell’Università di Cassino. Che da mesi sta strillando il presidente di Unindustria Cassino Francesco Borgomeo. Di cui si erano accorti decine di imprenditori del Cassinate e lo facevano notare ma senza che nessuno li tenesse in considerazione. Il comparto dell’Automotive in Italia si sta spegnendo: gli uffici storici di Fiat sono stai venduti; il mitico centro ricerche e stile non sta più a Torino. Ed anche il Lingotto è diventato un po’ albergo, un po’ cinema, un po’ supermercato ed un po’ galleria d’arte. Il ministro Adolfo Urso lo dà come un fatto assodato: «Invertire una tendenza ad una deindustrializzazione e ad una riduzione della produzione di autovetture che procede in maniera ininterrotta da 20 anni non è un’impresa facile».

Il ministro delle Imprese e del made in Italy lo ha detto oggi parlando della trattativa con Stellantis per insediare un Tavolo di Sistema. Lo ha detto a margine dell’evento “Le Buone Leggi. Semplificare per far ripartire l’Italia”. Il Governo ora punta a realizzare un piano di sviluppo del settore automobilistico: nel frattempo Fiat non esiste più, Sergio Marchionne l’ha salvata dal collasso con in doppio salto mortale che l’ha resa Fca ed ora è Stellantis. Cioè una società con la testa a Parigi ed il portafogli in Olanda. Se non sta qui ed ha pure venduto gli uffici del bisononno a Torino una ragione ci sarà.

Salvare l’Automotive

Foto: Paolo Cerroni © Imagoeconomica

Il ministro è fiducioso. «Io penso che con il supporto di tutti riusciremo nelle prossime settimane a gettare le basi per un Tavolo di Sistema sull’Automotive».

Il fatto è che a quel tavolo rischiamo di contrattarci le briciole. Perché le scelte strategiche dei prossimi dieci anni sono già state prese: lo spostamento del cervello creativo da Torino è il segnale più eloquente. Lo spostamento dal cassinate al Nordafrica di tutta una serie d’aziende della componentistica Stellantis è un segnale altrettanto chiaro.

I sindacati, al ministro Urso lo hanno detto. Rimproverandogli che il dossier con Stellantis starebbe andando più lentamente del previsto, mettendo in difficoltà gli stabilimenti. Adolfo Urso oggi ha risposto ricordando ai sindacati ricorda che dopo il suo incontro con il Ceo Stellantis, «Carlos Tavares ha fatto due dichiarazioni importanti: una era l’obiettivo di raggiungere la produzione di un milione di veicoli nel nostro Paese. L’altro era la nuova linea produttiva di Melfi».

Stellantis: piano inadeguato

(Foto © DepositPhotos.com)

L’azienda conferma seppure in maniera indiretta. Oggi ha incontrato a Roma i sindacati Fim Cisl, Uilm Uil, Fismic, Uglm, Aqcfr. Stellantis ha ha aggiornato i sindacati sulla discussione in corso col Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Conferma che quel dialogo dovrebbe tradursi entro fine settembre in un documento che definirà un piano di lavoro e a cui seguirà un confronto con le organizzazioni sindacali.

L’azienda ha messo le cose in chiaro. Ai sindacati Stellantis ha detto di ritenere il piano italiano di incentivi per le auto elettriche non adeguato e non in linea con i maggiori Paesi europei. E che la concorrenza cinese appare assai aggressiva sul piano dei costi. Cosa farà Stellantis in Italia? Sarà decisiva la scelta che le Istituzioni faranno sul nuovo standard di motore euro 7.

Il sindacato crede nella linea del dialogo. Per questo ha espresso la necessità di rilanciare relazioni sindacali efficaci. Chiede di andare sul piano concreto: affrontando i temi delle future assegnazioni produttive, cioè dove si faranno i nuovi modelli, quali modelli, quando entreranno in linea. Non è un tema di poco conto. perché secondo alcuni analisti il periodo dei suv e dei grandi volumi sta per essere sostituito da un periodo di microcar e di rent car. Il che significherebbe passare da auto che garantiscono guadagni all’aziende ad auto a bassissima marginalità.

Per essere chiari, da oggi è in vendita Fiat Topolino: solo due posti, velocità limitata a 45 km orari e 70 km di autonomia. Si ricarica in poco meno di 4 ore e… non ha nulla. Non c’è aria condizionata, niente finestrini elettrici, il servosterzo non esiste, l’infotainment è ridotto ad una cassa bluetooth esterna (si paga da parte) che utilizza il cellulare come fonte per la musica.

Per questo Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr hanno chiesto di sapere dove, quando ma soprattutto cosa. E ribadito la necessità di confronti continui: sia a livello nazionale sia di stabilimento.

L’elettrico non sia un alibi

Foto: Andreas Liebschner © Imagoeconomica

Il tavolo ministeriale? Per il sindacato deve rappresentare un valore aggiunto. Soprattutto se davvero il Governo riuscirà a supportare il settore automotive di fronte alla decisone europea di passare all’elettrico. Ma quel tavolo – dicono le sigle sindacali presenti all’incontro di oggi – “di certo non può rappresentare un alibi per interrompere le normali relazioni sindacali”.

Con l’azienda hanno convenuto di programmare gli incontri territoriali già richiesti dal sindacato. Invece sul piano nazionale, i sindacati si dicono “consapevoli dell’importanza delle azioni che il Governo intraprenderà sul futuro del settore automotive”. Per questo chiedono al ministro Urso di concludere velocemente il percorso di consultazione con Stellantis, per aprire la seconda fase di confronto diretto. Cioè quello tra Governo, sindacato e azienda.

E su questo non sono disposti a cedere: “Non accetteremo ulteriori proroghe né da parte del Governo né da parte di Stellantis”. Perché il comparto si sta dissolvendo e poco alla volta sta lasciando l’Italia. Come hanno già avvertito da tempo i territori.

(Foto di copertina © DepositPhotos.com).