Nel Capoluogo ciociaro arriva, in anticipo, il segretario del Pd: passeggiata al centro, selfie coi cittadini, Aperitivo Dem al Bar Tucci e poi sul palco con il candidato sindaco Marzi. Anzi, «con Memmo, un grande amico». E poi la tenuta del Governo, il viaggio di Salvini in Russia, le Destre, il testimone ricevuto da Zingaretti. Non manca la Parabola finale. Non prima di Astorre su Marini: «Appoggio non scontato, se ‘a semo lavorata ‘nzomma»
Enrico Letta
Il segretario del Pd Letta traccia un solco “Al Governo solo se vinciamo le elezioni”. È l’avvio della ricostruzione. Quella che voleva Zingaretti
Il segretario del Partito Democratico in questa fase non vuole separare i diversi livelli e continua a credere nella necessità di un’alleanza forte con il Movimento Cinque Stelle.
Nervosismo alle stelle per le posizioni dei Cinque Stelle, ma il Segretario nazionale invita alla calma e fa intervenire Francesco Boccia. Che ribadisce la posizione di Nicola Zingaretti e Bruno Astorre per le Comunali.
Nonostante il no dei pentastellati all’aumento delle spese militari il presidente della Regione Lazio continua a scommettere sull’alleanza con loro. Mentre Enrico Letta (che nei giorni scorsi è stato in corsa per il ruolo di segretario della Nato) ha qualche dubbio. Saranno importanti le Comunali, come per esempio a Frosinone
Le posizioni sulla guerra in Ucraina di diversi parlamentari pentastellati mettono in allarme il segretario del Pd, che prepara un Campo largo alternativo. Ma nel Lazio è diverso e la Piazza Grande di Zingaretti non può prescindere dal Movimento.
Il segretario del Pd ha detto che l’Italia di più non può fare per l’Ucraina, ma questo non vuol dire disimpegnarsi, anzi. Una presa di posizione che il Partito dovrebbe tenere in considerazione, anche a Frosinone, dove c’è stata la “chiamata alle armi” di De Angelis.
Il congresso nazionale si farà dopo le politiche e le regionali del Lazio. Il segretario ha l’ultima parola sulle liste e la direzione nazionale è quella indicata da Zingaretti dopo Piazza Grande. Le fibrillazioni nelle correnti. Intanto nel Lazio…
Dopo la vittoria della partita per il Quirinale il Governatore del Lazio ha fatto i complimenti al segretario Dem. Ora inizia la lunga marcia per approdare in parlamento e, nel caso di vittoria del centrosinistra, diventare ministro. Ma nel frattempo vuole blindare la successione alla Regione. E le sue mosse anticiperanno quelle nazionali. Ecco perché.
Dopo la partita del Quirinale si aprirà quella della maggioranza di Governo. Partito Democratico e pentastellati non possono pensare di competere con il centrodestra in mancanza di una solida alleanza. Che però sta traballando. Tranne nel Lazio.
La strategia di Gianni Letta in Forza Italia e l’apertura di Matteo Renzi al patto di legislatura invocato da Enrico Letta. La reazione di Rotondi. L’endorsement del NYT. In queste ultime ore si stanno aprendo spiragli fondamentali che portano ad un’unica soluzione: Mario Draghi al Colle.
La Ditta vuole rientrare nel Pd, ma il segretario nazionale critica “baffino di ferro” sull’analisi del renzismo come malattia. Però il dato di fatto è che è stata la vittoria di Nicola Zingaretti al congresso a rimettere i Democrat nel solco della sinistra sociale. Ecco perché il presidente della Regione Lazio giocherà ancora e sempre da protagonista nel confronto interno
Il segretario del Pd minaccia le urne nel caso di elezione di Berlusconi al Colle. Il numero due di Forza Italia risponde a brutto muso. Soltanto il leader di Italia Viva può essere decisivo. Ma il nome lo indicherebbe lui. Che intanto ha già iniziato le manovre di aggregazione con Toti. Verso la nascita del nuovo Centro
Il presidente della Regione Lazio difende il segretario del Pd dopo la sconfitta parlamentare sul ddl Zan. Facendo capire che non esiste un dualismo sul modello D’Alema-Veltroni. E il futuro del Governatore del Lazio è in Parlamento, ma adesso avrebbe poco senso.
Il presidente dell’Anci sottolinea il ruolo degli amministratori locali proprio nel momento in cui il segretario nazionale attende il risultato di Roma e Torino per parlare di “trionfo”. Una posizione, quella di Decaro, largamente condivisa dal presidente della Provincia di Frosinone Antonio Pompeo.
Il segretario sa che a Roma la partita è apertissima e senza una vittoria in Campidoglio non potrà dare le carte sull’elezione del presidente della Repubblica e sulla data delle politiche. Per questo predica umiltà e continua a duellare con Giorgia Meloni.
Dal palco della Festa dell’Unità di Bologna il segretario invita i Cinque Stelle a decidere da che parte stare. E forse pensa ad un congresso anticipato. Ma sull’alleanza con i pentastellati Nicola Zingaretti, Goffredo Bettini e Bruno Astorre hanno idee diverse. E c’è un modello Lazio. Che potrebbe pesare non poco nella logica delle convergenze parallele.
Letta rinuncia al simbolo a Siena, il suo Segretario su Formia Luca Magliozzi minaccia carte bollate per difendere il logo del Partito Democratico alle prossime Comunali. Scontrandosi con un comunista togliattiano come Luigi Scipione
Nel Pd si valuta cosa potrebbe succedere se il segretario dovesse perdere le suppletive a Siena. L’ipotesi è una sfida per la segreteria tra Pinotti (Franceschini) e Bonaccini (Guerini). Ma la data naturale del congresso è il 2023 e il Governatore del Lazio intende farla rispettare. Trame, retroscena e ruolo delle correnti.
Il presidente della Regione Lazio: “L’obiettivo strategico non può essere indebolire il Governo”. E adesso si prepara a fronteggiare l’ondata della variante Delta nel Lazio. Ma è lo scenario “politico” quello che allarma avversari e soprattutto alleati