Alatri… e questi sono i candidati?

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FRANCESCO BOEZI per L’INCHIESTA QUOTIDIANO

Alatri ha, da sempre, il sogno imperituro di divenire la regina turistica della provincia di Frosinone, della Ciociaria e perché no, del basso Lazio tutto. Una cittadina che vanta, tra le altre cose, mura megalitiche di indefinita e studiata origine, una badia rivendicata quale luogo di scrittura di San Benedetto per la sua regola, resti di villaggi millenarii sui monti di Pelonga, un’acropoli che nulla avrebbe da invidiare alla concorrente ateniese, un territorio estesissimo, una tradizione culturale densa di significato. Alatri. Pensateci.

Sapete voi com’è fatta la Toscana no? Molti tra i lettori si saranno sicuramente fatti nel corso della loro vita una passeggiata in macchina tra le vigne del Chianti. Avranno visto, eppure, il trittico Monteriggioni, Volterra, San Gimignano. Noi alatrensi tutti alla vista dello sciame turistico, dei negozietti del tipico locale, del flusso dei biglietti, dei ristoranti pieni, delle mostre, delle anteprime artistiche, vinicole e culturali, solitamente rosichiamo, rimettiamo in moto, torniamo a casa e, giustamente, incolpiamo gli amministratori per la povertà turistica dell’esistente. A volte rimostriamo sui social network, in altre in piazza, generalmente in piazza.

Sapete voi com’è fatta la campagna elettorale ad Alatri no? Molti tra i lettori avranno già sentito che Alatri, da piccola Siena, è rinata. Col suo adagio demografico che doveva portarci a trentamila abitanti ma che inesorabilmente, invece, tende alla discesa.

Conosceranno, eppure, i nomi dei sei, ben sei, candidati a Sindaco per le amministrative di Giugno. Sapranno, quindi, delle accuse politiche mosse ad Enrico Pavia, residente a Frosinone, avvocato di Franco Fiorito, alleatosi con Ida Minnocci, moglie, a sua volta, dell’ex sindaco Patrizio Cittadini. Tutte “critiche”, per così dire, personalistiche che non comportano nessun valore aggiunto alla situazione di una cittadina morente.

Sapranno, quindi, delle “accuse” mosse a Tarcisio Tarquini, vecchia volpe della politica, elitario, frequentatore dei cinema d’essai, troppo intellettuale per Alatri. Tutte “critiche” che non comportano nessun valore aggiunto alla situazione di una cittadina morente.

Sapranno, poi, delle critiche mosse a Giuseppe Morini, originario di Basciano, politicamente accusato, sembrererebbe di capire, di un’ipotesi di conflitto di interesse, tendenzialmente assente in Comune secondo i canoni dell’opposizione che praticamente mai gli si è opposta in consiglio comunale, e così via. Tutte “critiche” che, in ogni caso, non comportano nessun valore aggiunto alla situazione di una cittadina morente. Al limite, nel caso dell’attuale Sindaco, tendono ad ipotizzare quale sia il cecchino che l’ha finita di atterrare, questa cittadina morente. Non portando con sè, niente di utile a nessuno.

Sapranno, inoltre, del ritorno di Antonello Iannarilli, dei ghigni dell’establishment culturale che teme la chiusura della campagna elettorale sulle note di Gigione e Donatello, delle perplessità sul ritorno al governo della città di Forza Italia, dei partiti, della Lega, dopo la sonora sconfitta di Costantino Magliocca.

Tutte argomentazioni che non attirano turisti, non strappano biglietti, non fanno aprire o riaprire negozi, fanno sì che puntualmente l’alatrense in tour, risalga in macchina, torni in piazza e si rimetta a lamentarsi.

Sapranno, infine, di Riccardo Gatta e dei pentastellati e di Luciano Maggi di Italia Unica che ad oggi che hanno criticato e non hanno, di contro, ricevuto critiche. Candidati per caso? Non ci resta che contare, più che vedere.

Tutto questo per dire che Alatri non è la locomotiva turistica della Ciociaria. Laddove l’equilibrio si incrina alla prima serie di curve, Alatri è il turista pensionato che scende in macchina rosicante e riflettente, dopo una gita nel Chianti. Altro non è che il futuro critico di piazza su meravigliosa strada Toscana di campagna. Ed è lì che il candidato Sindaco dovrebbe trasformarsi da critico personalistico a propositore e calmiere del – l’animo dell’alatrense rosicante.

Perchè ad Alatri non manca niente, tranne quegli amministratori che servirebbero a farla diventare la locomotiva che vorrebbe ed avrebbe il diritto ad essere.

 

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