Li Vannacci tua. E di chi non te lo dice

Roberto Vannacci è un geniale prodotto mediatico. Alimentato in maniera sciocca dai suoi detrattori. Che rischia di andare oltre i traguardi che gli sono stati affidati. Prendendosi la Lega

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Si lo so il titolo assomiglia all’antico adagio romano nel quale si celebrano i defunti altrui a mo’ di scherno e tanto caro al Belli. Ma neanche il colorito poeta romanesco poteva immaginare alla vigilia delle elezioni Europee che un singolo personaggio potesse monopolizzare il dibattito politico in modo quasi ossessivo ed esclusivo. Tanto da poter affermare che ognuno si sta facendo beatamente “i Vannacci  suoi”, cioè tutti parlano di lui. Ed è escluso dal dibattito solo “chi non te lo dice”. Chi non ne parla.

È molto strano infatti lo schema di queste elezioni Europee in cui il più visibile e dibattuto è un leader non leader: un indipendente candidato nella Lega da esterno. Come il generale Roberto Vannacci, autore del famoso best seller Il Mondo al Contrario.

La Lega infatti ha scelto questo strano schema in cui ha rinunciato alla candidatura del proprio leader Mastteo Salvini che nelle ultime elezioni Europee ebbe il momento di maggiore successo della propria carriera politica. Ha rinunciato delegando ad un esterno, alla prima uscita in politica, l’onere di guidare le liste in tutti i collegi elettorali italiani. Un onore sinora riservato esclusivamente ai leader di Partito.

La finta corsa dei leader

Elly Schlein (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

A nessuno è sfuggito infatti lo stucchevole balletto delle attese sulle candidature dei leader attuali e il relativo dibattito sull’utilità delle stesse quando è praticamente certo che seppur eletti non si occuperanno di politica europea restando invece nei relativi ruoli italiani.

Una sequenza partita da Elly Schlein con la sua candidatura che ha fortemente infastidito settori del suo Partito tanto da negarne il nome sul simbolo. Seguita da Antonio Tajani che ha fatto da campanello per la candidatura di Giorgia Meloni che l’ha annunciata l’ultimo giorno quasi con l’effetto di quelle feste a sorpresa in cui tua moglie è a fianco a te sul divano a fare le telefonate di invito pregando il segreto e tu poi fingi sorpresa alla vista degli invitati in salotto. “Oddio chi se l’aspettava” esclami.

Come chi si candida annuncia che lo fa per un richiamo di responsabilità. Non ci tiriamo indietro di fronte alla sfida scandiscono tutti. L’europa chiamò potremmo sintetizzare. Il più bello è stato Carlo Calenda che una settimana prima demonizzava ed insultava chi si candidava sapendo poi di restare in Italia qualora eletto qualificandolo come una vera e propria presa in giro degli elettori. Salvo poi annunciare la sua candidatura la settimana successiva. “Ho raccolto la sfida della Meloni” ha detto ed Alessandro Di Battista toccandola piano in un dibattito tv ha detto “ma chi t’ha sfidato a Calenda”. Colpito affondato.

Renzi Ecce Bombo

Matteo Renzi

Tanto per fare l’antileader o solo per fare una cosa opposta a Calenda, come sempre, Matteo Renzi si è candidato ma ponendosi all’ultimo posto della lista. Un po’ tipo Ecce Bombo: “mi si nota di più se vengo e sto in disparte o se non vengo per niente?” tanto per continuare citazioni di morettiana memoria.

Un bailamme niente male praticamente restano fuori solo Giuseppe Conte, Matteo Salvini, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Altrimenti tutti dentro appassionatamente.

Proprio per questo appare molto particolare la scelta leghista su Vannacci. Avrà pensato Salvini: se fallisce perde lui se ha un buon risultato vinciamo noi. Tra quelli con la vista lunga c’è chi profetizza che dopo il voto alle Europee ci sarà la rivolta interna ad una Lega passata in cinque anni dal 40% a meno del 10%. E che proprio il generale Roberto Vannacci alla fine si metterà a capo del truppe del Carroccio, appoggiato da un Salvini poco intenzionato a fare la fine di Gheddafi.

A nessuno è sfuggito che Salvini, essendo sotto assedio meloniano e forzaitaliota (i quali puntano a ridurlo ad una forza meno determinante di un tempo) abbia scelto il generale perché portatore di istanze molto care alla destra nella speranza di rosicchiare consensi proprio a destra alla Meloni.

Lo scippo dei temi

Giorgia Meloni

Il ragionamento parte da un assunto che nessuno avrebbe creduto possibile fino a pochi mesi fa che è questo. Visto che la Meloni nell’esercizio del Governo sembra aver tralasciato molti temi cari alla destra mentre questi sono stati celebrati con estrema chiarezza da Vannacci nel suo libro e nelle sue interviste ubiquitarie è possibile che una fetta di elettori possa scegliere Vannacci come rappresentante di determinate istanze e non più la bionda premier. Così ha pensato Salvini ma è ipotesi tutta da dimostrare.

Anche se il fatto che alcuni temi la Meloni abbia smesso di trattarli mentre Vannacci ne fa una bandiera è davanti a tutti. Motivo per il quale il generale fu duramente attaccato proprio da big di Fdi come il ministro Guido Crosetto che ne chiese addirittura la sospensione. Nulla era casuale già allora. Anche se il risultato fu rendere il generale ancora più simpatico.

Dunque piomba Vannacci sulla Lega a trazione salviniana come contromossa agli assedi della meloni. Ma va registrato il singolare fatto che il corpo dirigenziale della Lega mal ha tollerato l’incoronazione di Vannacci e per bocca di molti esponenti di spicco a partire da Luca Zaia non ha fatto segreto di invitare al voto per il leghisti inseriti nell’organigramma di Partito.

Abbruzzese anti Vannacci

Mario Abbruzzese con Matteo Salvini

Deve averlo fiutato il nostro amico Mario Abbruzzese candidato nella stessa lista del generale scrittore che in un’intervista di qualche giorno fa si è coraggiosamente definito l’anti Vannacci. Un capolavoro di autostima che tradiva questo ragionamento: se Vannacci è inviso alla dirigenza leghista ma anche al mondo cattolico che è parte del mio elettorato storico con questa posizione potrei intercettare il voto di chi lo vede con fastidio. Un ragionamento scaltro, furbo, i cui frutti vedremo ad urne chiuse.

A proposito insieme al politico cassinate compone la pattuglia dei candidati ciociari Maria Veronica Rossi attiva parlamentare uscente leghista ma ricandidata in Fratelli d’Italia dove tenta la rielezione avendo ben figurato nell’ultimo anno. Un caso di turboriciclaggio politico con pochi esempi simili: candidata la sera con la Lega (su sua sollecitazione, portata da Claudio Durigon fin sotto al trono di Matteo Salvini) rinuncia dopo qualche mattina per candidarsi con gli avversari interni della Lega. Folgorata davanti a via della Scrofa.

Chiude last but not least Rossella Chiusaroli per Forza Italia.

La zappa sui piedi

Roberto Vannacci (Foto: Andrea Apruzzese)

Deve aver fatto lo stesso ragionamento anti Vannacci di Abbruzzese anche la sinistra però dandosi come consuetudine la zappa sui piedi. A parte la ridda di dichiarazioni contro il malcapitato generale che viene descritto in pratica come il diavolo in terra con un fuoco di fila ininterrotto. Il Pd però ha prodotto un capolavoro editando la foto di Vannacci con gli occhi coperti da una scritta che recita ignoratelo. Inaugurando così il primo ossimoro elettorale della storia nel quale si invita ad ignorare qualcuno a cui in quel momento si sta dedicando una potente campagna pubblicitaria. Strategia finissima. Freudiana azzarderei. Con rischio di sconfinamento nel Tafazziano.

Vannacci che non difetta di intuito comunicativo ha subito ripreso l’immagine stampandola su una maglietta ed indossandola praticamente in ogni intervista. Allora il paradosso della settimana è questo: visto che la struttura partitica leghista nicchia sul nome di Vannacci a fargli la campagna elettorale ci sta pensando il Pd. Miracoli inversi della ipercomunicazione senza strategia.

Ma è intelligente rendere il nemico pubblico numero uno della sinistra un neo candidato che senza gli assalti sinistrorsi avrebbe dovuto faticare e non poco a trovare da solo visibilità? Diciamo che è intelligente quanto fregare un profumo in aeroporto davanti alle telecamere sperando di non essere beccati. E la linea dirigenziale del Pd è pressappoco questa infatti. (Leggi qui: La ben nota distrazione di Fassino).

Il personaggio del momento

Roberto Vannacci (Foto: Giuliano Del Gatto © Imagoeconomica)

Attacchi leghisti, meloniani e attacchi di sinistra concentrici su Vannacci dunque. L’effetto? Renderlo il personaggio del momento. Dovunque si reca trova oramai un accoglienza standard composta dai seguenti elementi. Un caravanserraglio di improbabili elementi pescati dai centri sociali della zona che lo riempiono di contumelie varie o lo invitano a vestirsi da Drag queen.

Un giornalista a turno di testate di sinistra che si attacca alla gamba tipo quei barboncini in calore tentando mordere la caviglia senza perdere la presa al polpaccio e contemporaneamente pronunciando un numero imprecisato di volte lei è antifascista? Perché non dice che è antifascista? Allora è fascista. Scena perfetta per i libri di P.G. Wodehouse.

E poi gruppo di giornalisti semiseri che fanno domande più complesse tipo lei vuole sopprimere i ragazzi disabili gettandoli dalla rupe tarpea, dare fuoco agli esponenti lgbqt in pubblica piazza, ripristinare le leggi razziali, alternando con opinioni varie sull’riutilizzo dell’olio di ricino.

E quello Vannacci che non si scompone, con quella faccia da gattone che contesta sempre gentilmente gli addebiti, mentre gli brilla l’occhietto da sibarita pensando “fate fate polemiche tutta pubblicità gratuita per le elezioni”. Perché è questo l’unico effetto che ha questo fuoco di fila. Una grandissima pubblicità gratuita.

L’arma del generale

Paola Egonu (Foto: Valerio Portelli © Imagoeconomica)

Ed evidenziare l’unica grande dote che va riconosciuta al generale candidato. Che non arretra. E mi spiego meglio. Chi non ha visto oggi qualsiasi politico attuale di fronte a quelle polemiche giornalistiche che in genere iniziano con la frase: “bufera su.. per aver detto” arretrare immediatamente dicendo no ma non ci siamo capiti sono stato frainteso. La premier stessa che ne so per esempio accusata di voler cambiare la legge sull’ aborto la 194 mica dice “si va cambiata” si affretta a dire no sono fake news non è vero.

Vannacci no ti guarda come un gattone sornione e ti dice “no io rivendico quello che ho detto anzi è di una normalità evidente”. E ti invita a meditare sulla assoluta ragionevolezza di quello che esprime. Diciamolo è un modello unico in circolazione attualmente.

Per esempio sulla polemica sull’italianità della Egonu, accusato di razzismo, non si è scomposto ed ha continuato su quella linea. E diciamoci la verità al di la della bontà degli argomenti in discussione che attengono alla sfera della sensibilità personale di ognuno la gente sembra apprezzare la determinazione con cui si mostra. Ripeto al netto degli argomenti trattati. Ma non arretra mai.

Un po’ di analisi

Tommaso Cerno

Dunque per tornare ad un analisi concreta. La sinistra con questi attacchi a zero ha contribuito in maniera determinante al successo del libro di Vannacci Il mondo al contrario. Un libro carino ma non un capolavoro però pieno di concetti semplici e immediatamente comprensibili da una certa area politica. Ma dopo averne decretato il successo letterario adesso la sinistra sta cercando di decretarne anche quello elettorale rendendolo il personaggio centrale della campagna elettorale.

Diceva in tv Tommaso Cerno il direttore de Il Tempo ad un esponente del Pd proprio ieri “parlate tanto di Vannacci ma se poi prende un voto in più della Schlein come vi mettete?” E l’esponente del pd ribatte con uno sguardo che tradiva terrore, emettendo un flebile “non succederà mai”, a cui non credeva neanche lui. Mi sembrava come uno striscione che vidi in un derby nella curva laziale che a inizio partita diceva così “nun ve vedo tanto sicuri” indirizzato ai romanisti che infatti persero tre a zero. (Perdonate la digressione da tifoso, oggi mi scriveranno tutti gli amici romanisti.)

Dunque il rischio è questo che la persecuzione anti Vannacci della sinistra lo renda un personaggio molto votato oltre che molto letto. Che potrebbe significare un suicidio politico per la sinistra e una vittoria importante per Salvini.

Tranne in un caso. Quello in cui i voti siano tanti. Tanti da pensare che Vannacci oggi indipendente possa avere la forza di fare un Partito tutto suo. Allora per Salvini si aprirebbe un confronto interno pesante. Il cui punto d’approdo sarebbe un generale con le redini del carroccio in mano. Quindi alla Lega serve che vada “bene ma non benissimo” come dice nelle recensioni tech Andrea Galeazzi.

In modo tale da permettere che il titolo inziale “li vannacci tua” resti in questa veste grammaticale invece di tornare a quella romanesca di più volgare memoria. Lo deciderà certamente l’entità del risultato elettorale.

Ma come diceva Battisti: lo scopriremo solo vivendo.