L’abuso d’ufficio come prodotto di mercato

Il ministro spinge per abolirlo. Ma abolire un reato non significa cancellare una cattiva condotta. Piccola riflessione sull'Abuso d'Ufficio

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Le semplificazioni tendono ad essere roba odiosa perché rendono bene l’idea di un concetto ma ne cassano ogni sfumatura. E quando si parla di Legge le sfumature sono importanti. D’altro canto è anche vero che c’è un solo modo per affrontare in analisi un concetto di Legge che trae forza solo dal grado di incidenza sociale che deriva dai suoi ambiti di applicazione, ed è quello simbolico. La Legge infatti non è la giustizia ma una cosa molto più seria. Perché se la prima è un concetto da realizzare in aspirazione, la seconda è un metodo da applicare per rendere quell’aspirazione efficace e reale.

Perciò andiamo in iperbole, giochiamoci un briscola infantile e cerchiamo di capire dove andrà a parare quella parte della riforma della Giustizia che il ministro Carlo Nordio ha messo in agenda da crociato.

La caramella buona

(Foto: Bruno Weltmann © DepositPhotos)

E nel farlo partiamo dalle caramelle. Quando è che una caramella è buona? Prima di telefonare al più vicino Cim facciamocela, la domanda. È buona quando semplicemente lo è in quanto roba dolce oppure quando la sua bontà è sancita dal fatto che piace ad un numero di persone tale da giustificarne produzione, vendita e panegirico sulla sua bontà in almeno otto pause di un film? È un principio cardine del liberismo, quello per cui se c’è una domanda l’offerta diventa automaticamente atto congruo ed auspicabile. Ma se la domanda scarseggia la produzione diventa atto di azzardo. Ed il fermo atto dovuto. Roba che il berlusconismo ha portato allo stato dell’arte negli ultimi 25 anni.

Tutto perfetto, ci pare, finché parliamo di caramelle. Ora, dato che siamo coraggiosi e che le iperboli bene incastrate ci intrigano, togliamo le caramelle e al posto loro mettiamoci una regola. Quand’è che la violazione di una norma funziona? Quando la si contempla come negativa in quanto tale. Oppure quando il sistema complesso, la società in cui si applica, censisce i casi di quella violazione in numero tale da giustificarne la presenza in Codice penale? Cioè e messa meglio: una cosa sbagliata è negativa e basta o diventa negativa solo se trovi abbastanza tipi che l’hanno commessa al punto tale da qualificarla come crimine degno di stare in garitta di Codice?

L’abuso solo teorico

Il Guardasigilli Carlo Nordio

Messa così la faccenda è un po’ cretina, ma è il solo modo per far intendere che quando Nordio dice che abolire l’abuso d’ufficio è giusto perché a sentenza per 323 Cp ci sono arrivate solo poche decine di casi su migliaia dice una cosa immensamente storta, in punto di Diritto. Ed è sbagliato, sbagliato e furbo, dare puntello a questa teoria sghemba, innervandola con il fatto che gli abusi d’ufficio perseguiti ma non arrivati a sentenza sono una inutile gogna mediatica per chi sia incappato nella loro contestazione. Cosa c’entra il pessimo utilizzo di una informazione giudiziaria, quello che a molti di noi fa sbattere il “mostro” in prima pagina già in fase fascicolare, con il fatto che quello è comunque un reato-bussola in ogni Stato di Diritto?

Sarebbe come dire che è sbagliato che le auto abbiano motori sotto il cofano solo perché in giro ci sono youtuber cretini o guidatori sfasciati di alcol che con le stesse ci ammazzano bambini. Insomma, la faccenda è delicata ed è quanto meno molto meno basica di come il Guardasigilli l’ha messa. Il punto chiave sono i numeri, che dovrebbero sostenere la forza di un’idea ma mai quella implicita di una norma. Ma non se ne esce: dopo Tangentopoli e la sbornia di “manettismo” con il conseguente riflusso si sono guastati i rapporti tra due poteri dello Stato e chi ci ha rimesso è stata la polpa dello Stato: la gente. Dopo decenni in cui gradualmente il garantismo si è rannicchiato su se stesso fino a diventare una specie di Fort Alamo a presidio contro gli attacchi di Pm messicani trucidi sono morte le proporzioni.

E con esse la dimensione aurea di una Legge che deve sempre esistere ed essere articolata bene a prescindere dal fatto che funzioni su scala accettabile. Nell’applicazione della norma una scala di ambito accettabile semplicemente non esiste. E se in Italia ci fosse solo uno ed uno solo che abbia in animo di abusare del proprio ruolo per prevaricare un solo singolo disperato la norma della sua perseguibilità è giusta, e dovrebbe essere intoccabile.

I numeri del ministero

Il Ministero della Giustizia dice che nel 2021 “sono stati definiti 5.418 procedimenti per abuso d’ufficio davanti alle sezioni Gip/Gup dei tribunali”. Lo ricorda Pagella Politica. E le condanne? Arrivate a sentenza ce ne sono state 18, più 35 patteggiamenti. Ecco, questo è il punto esatto dove ciascuno gira la clessidra sul suo polo per metterla a servizio del “favor” o della contrarietà all’abolizione dell’abuso d’ufficio. Chi dice che con meno di 20 sentenze neanche è il caso di discuterne perché è evidente che la cosa non va. E chi prova invece a spiegare che quelle 18 sentenze da sole bastano a giustificare il fatto che l’abuso d’ufficio debba rimanere.

E che dovrebbe restare anche se da via Arenula ci avessero detto che quelle sentenze in giudicato cassato dagli “ermellini” di Piazza Cavour sono state due. Nordio è tornato a ribadire sul Corsera la sua “buona battaglia” per eliminare il 323 Cp. Per lui quando un pubblico ufficiale eccede nel suo compito a svantaggio di un cittadino è sbagliato ed etereo. Ma siccome succede poco diventa giusto non contemplare più i casi di quando accade davvero. Come quando in un concorso ti supera un raccomandato, o come quando un esponente delle Forze dell’Ordine ti mette gratuitamente sotto torchio. O ancora come quando un sindaco fa fuori un atto comunale dovuto perché il cittadino interessato a quell’atto si candida contro di lui alle elezioni. O davanti al bar lo taccia di incompetenza.

E attenzione: l’abrogazione di una norma resetta anche le condanne passate in giudicato e mette gli ex condannati in condizione. Ed ove commettessero nuovi reati di non avere le aggravanti di recidiva e di tornare “vergini” per ottenere le sospensioni condizionali di eventuali altre condanne. Come lo vedremmo un ladro patentato che si becca il minimo per riciclaggio perché il reato di furto non esiste più ed è tornato mondo? Inizieremmo a latrare sui social di giustizia orba e di giudici corrotti, mano sul fuoco più di Muzio Scevola.

Serve uno Stato più agile

(Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

E il Contenitore Massimo Ottimo di questa rivoluzione procedurale? Uno Stato più agile. Dove i pubblici amministratori siano più pronti a mettere a terra, ad esempio, i soldi del Pnrr. Senza la paura di incappare in un reato frenante che alla lunga li ha resi immobilisti quasi giustificati. Come a dire che tocca alla Legge sanare l’asma burocratica di una nazione che non ha mai smesso di essere notabile, pomposa e giolittiana. E di farlo semplicemente scomparendo. Una specie di harakiri scemo per suprema ragion di stato.

È la beffa suprema. Quella di considerare una Legge come impedimento fattivo allo sviluppo di un sistema complesso. E non precondizione necessaria. E’ la patente che si dà ai corsari per essere tali ma nel nome di una nazione, questo per poi fare il distinguo peloso tra Francis Drake e Barbanera. Che in realtà erano entrambi farabutti coi fiocchi. E invece di incrementare i filtri per far sì che la violazione di una legge sia più tonda nella sua configurazione e che l’informazione non ne faccia spregio di eclatanza semplicemente si pota la legge al piede come le vigne marce.

Per mettere meglio a terra i soldi. E con essi mettere a terra, dolorante, la civiltà a favore del progresso. E Giovannino Guareschi nostro perdonaci tutti.