Le tute blu non esistono più in provincia di Frosinone ed ormai in buona parte dell’Italia: il mondo del lavoro è cambiato, le tecniche di produzione si sono trasformate. Cambia il lavoro, cambiano le sue forme. E il sindacato si è adeguato ai tempi. Il dibattito lo apre Gianluca Trento sulla prima pagina di Ciociaria Editoriale Oggi (leggi qui l’articolo). Sollecita trasparenza alle sigle sindacali, a partire dai compensi; rimprovera la perdita di rappresentatività; solleva il quesito sull’utilità sia del Concertone del 1° Maggio a Roma che del Concertino ad Isola del Liri, teatro delle prime rivendicazioni sindacali in provincia di Frosinone e per questo sede della manifestazione unitaria provinciale in Ciociaria.
Ultimata la marcia in piazza Boncompagni, i sindacati non si nascondono. E rispondono ai quesiti sollevati da Ciociaria Oggi. Per Pietro Maceroni – Segretario Generale Provinciale della Cisl di Frosinone – la critica è quantomeno tardiva: «Esiste da tempo un Codice Etico Comportamentale al quale sono tenuti ad attenersi tutti i dirigenti della Cisl: lo ha deliberato il Consiglio Generale Confederale e prevede che dobbiamo rendere pubblico il nostro stipendio pubblicando sul sito dell’organizzazione sindacale il Quadro C della dichiarazione dei redditi, cioè quella pagina in cui vengono indicati tutti i redditi da lavoro o da pensione, sotto qualsiasi forma. A Frosinone abbiamo già inserito sul nostro sito questo Codice e da quest’anno pubblichiamo i redditi».
Sulla stessa lunghezza d’onda c’è Gabriele Stamegna, Segretario Generale Provinciale della Uil: «Veramente, noi come Uil non solo pubblichiamo i nostri bilanci ma li facciamo pure certificare da esperti esterni e qualificati, in modo che non ci sia nemmeno l’ombra del sospetto. Gli istituti di revisione e certificazione analizzano i bilanci delle Uil regionali e della Uil Nazionale, le organizzazioni provinciali mandano i loro bilanci in linea gerarchica al Regionale e lì vengono verificati».
Conferma anche la Cgil per voce di Guido Tomassi, della segreteria interprovinciale Frosinone – Latina: «Gli stipendi della Cgil sono pubblici, non solo quelli dei segretari ma anche quelli dei funzionari. Per conoscerli è sufficiente andare sui nostri siti».
Il sindacato non sta facendo la sua parte, in questo scenario di crisi? «Il sindacato nasce perché i lavoratori cercano di garantirsi reciprocamente – ricorda Gabriele Stamegna – presero forma così le prime Società Operaie di Mutuo Soccorso. Il sindacato tutela i lavoratori, il compito di creare il lavoro appartiene ad altri: è il risultato delle decisioni del quadro politico che crea le condizioni affinché la libera impresa investa e crei occupazione sul territorio, ricavandone dei profitti».
«Il sindacato fa molto più di quello che appare sui giornali – evidenzia Guido Tomassi – noi facciamo ‘accordi difensivi’ perché vogliamo difendere il lavoro e l’impresa: a noi interessa che l’impresa viva, perché il lavoro vive attraverso l’impresa. Il Primo Maggio ha un significato simbolico rappresenta l’occasione per ribadire che è centrale il tema del lavoro e che per crearlo occorrono incentivi concreti per le start up, investimenti in favore di chi fa innovazione; gli sgravi non sono sufficienti se manca una strategia di ripresa complessiva. Ma quella non la facciamo noi: la fa la politica».
Nel suo articolo di commento, Gianluca Trento punta il dito sui concerti, organizzati tanto a Roma quanto ad Isola del Liri, e scrive «Invece di organizzare concertoni e concertini, i sindacati provino almeno a risolvere qualche crisi aziendale. Per rendere meno stonate le note del prossimo Primo Maggio».
Per Pietro Maceroni si tratta di una polemica «becera e populista: sulla base di questo ragionamento allora tutti coloro che hanno un rapporto di lavoro a tempo indeterminato dovrebbero avere dei sensi di colpa per averlo conquistato. Invece penso che dovremmo fare il ragionamento opposto e fare in modo che tutti possano avere uno stipendio adeguato e sicuro, assicurando a tutti i lavoratori i loro diritti».
Difende i concerti anche la Cgil: «Se continuiamo a fare questi discorsi qualunquisti – conclude Guido Tomassi – otteniamo solo che la gente si allontani dalla partecipazione: invece bisogna fare in modo che la gente sia incentivata a partecipare. Solo tante voci insieme possono riuscire a farsi ascoltare»