Addio al professor Del Vecchio, il candidato colto e garbato

Se ne va il professor Benedetto Del Vecchio, fu candidato sindaco di Cassino nel 1997. A lungo direttore dell'Archivio Notarile è stato un esempio di vita

Rita Cacciami

In punta di stiletto. Il veleno è previsto nella ricetta.

Il professor Benedetto Del Vecchio ha mantenuto allenata la sua saggia mente lucida fin oltre gli ottant’anni. Originario di Santa Maria Capua Vetere, ma con radici solide a Cassino dove ha forgiato intere generazioni, nelle scorse ore è andato via portando con sé quell’enorme bagaglio di cultura. Di esperienze accademiche e di ricerca nel Diritto che nel tempo e negli anni hanno motivato studenti universitari, ma anche colleghi e professionisti affermati.

Lettura, studio e scrittura sono stati il filo conduttore della sua esistenza. Gran parte della quale (circa sessant’anni) al fianco dell’adorata compagna di vita, la moglie e insegnante Angela. Uomo di fede, pronto al dialogo costruttivo e all’approfondimento su tematiche di rilievo, ha collaborato con enti e istituzioni ed è stato a lungo Direttore dell’Archivio Notarile di Cassino. Con l’Abbazia un legame storico, già attivo all’interno dell’Istituto Sostentamento Clero al tempo della Diocesi di Montecassino.

Il candidato inatteso

In molti lo ricordano impegnato nelle attività parrocchiali, nella preparazione delle coppie che si avvicinavano al sacramento del matrimonio. Tali e tante erano le  sue collaborazioni al servizio del territorio, perché forte era lo spirito di servizio che lo animava. Quando infatti, nel 1997, accettò di candidarsi con i cristiano Democratici come sindaco di Cassino, in molti guardarono a lui con fiducia e ottimismo. Certi di avere un punto di riferimento importante, autorevole.

Una persona di spessore, si disse, era quello che occorreva. La correttezza era la sua bussola, non centrò l’elezione. Eppure, con quella campagna elettorale sobria, improntata all’ascolto, lasciò un ulteriore segno indelebile. Anche in politica. Quello della sua signorilità. Un tratto distintivo, insieme ad un eloquio sobrio, per quanto spesso vivacizzato dalla cadenza campana e da qualche termine suggestivo. Insomma, un cattedratico che sapeva scendere di livello, più vicino alla gente comune.

Il garbo non comune

Con caratteristiche umane che lo hanno distinto per educazione in un trascorrere del tempo in cui peggioravano visibilmente rapporti sociali e dialogo, relazioni e vetrine pubbliche.  Avere il suo saluto significava ottenere anche attenzione, essere ascoltati da chi sapeva benissimo di avere molto più da offrire che da ricevere. Ma non darlo a vedere, è proprio lì che ha fatto la differenza. E lasciato il segno.

Ha mostrato un atteggiamento rispettoso per tutti, dunque, ma in particolare per l’universo femminile. Una sua stretta di mano sincera, un accenno di inchino con la testa, non sono mai parsi un retaggio culturale del passato. Quanto piuttosto un opportuno e necessario segno tangibile di riguardo nell’imminente. Quello che, ormai, è diventato purtroppo un’autentica rarità.

Addio tra le lacrime ad un esempio di vita. E non è retorica.