Il manifesto di Zingaretti: «Unità e collegialità per costruire il nuovo centrosinistra»

Nicola Zingaretti parla ai 200 sindaci dell'Alleanza del Fare. E svela il suo manifesto per ricostruire il Centrosinistra in Italia. "Mettere in moto i meccanismi per costruire l'alternativa". Il Governo? In sintonia con il Paese. Ma è debole la capacità di governare

Il manifesto politico di Nicola Zingaretti prende forma davanti a duecento sindaci. Sono riuniti nell’auditorium del palazzo della Giunta regionale del Lazio. Si rivolge a loro il governatore: ma in realtà parla al Partito Democratico, alle sue centinaia di sensibilità. Soprattutto a quelle che ad un certo punto sono andate via: perché non si sono più sentite a casa. O perché il renzismo a fatto di tutto affinché non si sentissero più dentro qualcosa loro.

 

La parola magica è Unità

Usa una parola ‘magicaNicola Zingaretti. Una parola sparita dal vocabolario della sinistra. Non dal suo dna politico. La parola è: Unità.

Il governatore dice: «Dobbiamo mettere l’accento sulla parola unità e non sulla parola divisione. Sulla parola collegialità e non sulla parola solitudine. Non dobbiamo paralizzarci su questa idea di vivere il pluralismo come un problema».

In sala qualche sindaco mormora: «Finalmente qualcosa di sinistra». Sono loro ad avere promosso l’Alleanza del fare che ha contribuito alla vittoria elettorale del 4 marzo. Molti oggi sono arrivati in Regione proprio per sentire qualche parola del vecchio vocabolario, quello che teneva uniti i Miglioristi di Giorgio Napolitano dentro allo stesso contenitore politico in cui c’era spazio per gli Operaisti di Pietro Ingrao. E dove non c’era bisogno di rottamazioni: perché quel Partito era una forza democratica di trasformazione che si rinnovava, lui per primo, in continuazione.

 

Il messaggio al Pd

È Nicola Zingaretti a confessare che il suo pensiero è rivolto non solo agli amministratori locali ma soprattutto al Partito Democratico, uscito con le ossa rotte dalle ultime tornate elettorali, Lazio escluso.

«L’alleanza del fare nata in questa regione è stata diversa da altre esperienze politiche del passato perché è nata su un’idea di alleanza non legata a vecchi schemi precostituiti – ha spiegato – È chiaro però quanto ci sia bisogno di una alleanza larga, diversa, differente e plurale anche in Italia».

 

Il Manifesto di Nicola

È un manifesto politico quello che da questo momento in poi inizia ad enunciare Nicola Zingaretti. Un documento programmatico per il nuovo centrosinistra italiano. Quello che le radici nell’Ulivo. E che stava rischiando di seccarsi con il culto della personalità renziana.

«C’è bisogno di innovazione nel Lazio come in Italia. Ma vicino a questa parola ci metto anche la parola giustizia con al centro i diritti delle persone».

La nuova alleanza proposta al campo del centrosinistra ricalca quella delle regionali.

«Uniti come alle regionali si trovano più persone e aumentano le possibilità di condivisione», ha spiegato Zingaretti ricordando anche il ruolo che potrebbero giocare «sindaci e associazioni oggi in attesa. Persone isolate o sparse che se si riaprisse una missione, un movimento o un progetto per l’alternativa potrebbero diventare protagoniste. Dobbiamo prepararci a riorganizzare le forze – ha aggiunto – Ma questo non vuol dire che come Pd dobbiamo proporre agli altri di aderire a un progetto. Dobbiamo anzi chiamare tutti a partecipare alla costruzione di un progetto per l’alternativa. Non possiamo avere la presunzione di decidere e poi dire: ‘venite’».

 

Alleanza di idee e non per i numeri

Il Pd si è rivelato una sterile sommatoria di numeri. Quelli dei Ds e quelli della Margherita. Il collante che tenesse tutti uniti intorno ad un progetto, verso un obiettivo, non c’era. La lezione l’hanno capita tutti.

Anche per questo, guardando avanti, Nicola Zingaretti dice «Non rendiamo l’esperienza di questa alleanza un fatto burocratico. Ora credo e mi auguro che si faccia un congresso vero, sicuramente prima delle elezioni europee. Non voglio un congresso autoreferenziale di un partito ferito e dovra’ essere un’occasione di discussione aperta e costituente ma aperta alla società».

Ma la parola d’ordine è sempre la stessa: unità. Con uno scopo: includere. Per questo Nicola Zingaretti sta attento nel pesare i termini, in modo da non urtare nessuna delle mille sensibilità interne. Come nel momento in cui dice: «C’e’ un reggente. Io ho piena fiducia in lui, farà nei momenti giusti una proposta. Il contributo che possiamo dare è quello di mettere in moto i meccanismi per la costruzione di un movimento per l’alternativa in questo Paese, che dovrà ovviamente vedere il Partito Democratico il principale protagonista di questa avventura».

 

Larghi, diversi, plurali

Lo schema dell’alleanza lo ha già ben chiaro in mente. Per Nicola Zingaretti occorre «un’alleanza larga, diversa, differente e plurale anche in Italia. Ci e’ dunque sembrato giusto oggi raccogliere la nostra alleanza e i suoi principali protagonisti: le esperienze civiche, i sindaci, e le associazioni che il 4 marzo si sono unite in una proposta di governo e hanno vinto creando poi lo spirito giusto per vincere le comunali in molte città e a Roma i due Municipi. Questo è importante oggi perche’ l’esistenza di questa Alleanza ci dà speranza e fiducia per combattere».

C’è una strada che può riportare a parlare a quegli elettori che hanno voltato le spalle al Centrosinistra. A quelle persone che non si sono sentite rappresentate da un Pd più disposto a dialogare con i banchieri che con gli operai. Pronto a tutelare i grandi investitori e non ad intercettare il malcontento di chi s’è trovato escluso dal mondo del lavoro. O semplicemente di chi vede intorno a sé soltanto cose che non funzionano.

Nicola Zingaretti ammette che il governo gialloverde messo su da Lega e Movimento 5 Stelle è lì perché i cittadini lo hanno votato. «C’è una forte iniziativa politica del Governo in questo momento, anche in sintonia con il Paese».

Su cosa punta allora il Governatore per costruire il centrosinistra del futuro? «C’è anche una grande debolezza del Governo sul fronte della capacità di governare. Siamo dentro una fase, a mio giudizio, molto piu’ complessa di quello che si immagina: grande spregiudicatezza politica e grande fragilità nell’iniziativa di governo“.

A chi si rivolge allora. A «tante energie, persone, sindaci, associazioni che oggi sono in attesa, isolate o sparse che se si riaprisse una missione, un movimento o un progetto per l’alternativa, potrebbero diventare protagonisti. Credo dunque che l’assemblea di oggi sia importante sicuramente a livello locale, ma mi auguro che sia anche un segnale di speranza per chi ora dovrà affrontare il grande tema della sfida che ci sta lanciando questo governo in termini di credibilità e in particolare la destra italiana».