E Pompeo ancora non manda la diffida ad Acea

CESIDIO VANO per LA PROVINCIA QUOTIDIANO

Questa appena iniziata, forse, sarà la settimana decisiva per contestare al gestore idrico Acea Ato5 spa le inadempienze che l’Ambito territoriale ottimale, presieduto da Antonio Pompeo, ritiene di aver individuato tramite quanto accertato e messo nero su bianco
dalla Sto (Segreteria tecnico-operativa), in una relazione che conclude anche con l’individuare quasi 14 milioni di euro di penali da addebitare ad Acea. Buona parte di queste, però, rischiano di non poter essere azionate, poiché già bocciate dal Tar del Lazio a causa dell’errata procedura seguita dall’Ato. Procedura che, incredibilmente, è rimasta la medesima.

La diffida che non c’è
Come noto, lo scorso 18 febbraio (tra poco sarà trascorso un mese) la Conferenza dei sindaci ha approvato l’apposita delibera con cui ha dato mandato al presidente Pompeo di procedere con la diffida ad adempiere entro 180 giorni, ai sensi dell’art. 1454 del Codice civile, alle manchevolezze rilevate; trascorsi inutilmente i sei mesi gli stessi sindaci potrebbero deliberare per la risoluzione del contratto. Eventualità di cui si riparlerà – se se ne riparlerà – non prima di settembre, ammesso che dall’Ato 5 si decidano a notificare la messa in mora. Nonostante, infatti, i solleciti inoltrati all’Ambito, anche in forma solenne, finora il presidente Pompeo ha ritenuto di prendere tempo. Tutto il tempo necessario per non fare le cose affrettate e farle, invece, per bene. Almeno così parrebbe aver dichiarato ai giornalisti di suo gradimento.

Dito puntato contro la Sto
Gli stessi sindaci, che hanno fatto – finora inutilmente – pressing sul presidente Pompeo affinché avviasse la procedura di risoluzione, hanno anche puntato il dito contro l’operato della Sto, chiedendo una seduta apposita della Conferenza al fine di analizzare il lavoro fatto dai tecnici dell’Ato anche alla luce dei numerosi rilievi che l’Aeegsi (l’authority che vigila sul servizio idrico) ha mosso alla stessa Segreteria in fase di esame delle procedure seguite per giungere alla formulazione delle tariffe idriche per il periodo dal 2012 al 2015, come da questo giornale a suo tempo già riferito.

Inadempienze senza penali
Resta ad oggi ancora poco chiaro l’utilizzo che si potrà fare, nell’abito delle contestazioni che Pompeo dovrà sollevare al gestore, della relazione redatta dalla Sto e posta alla base della delibera di messa in mora, visto che lo stesso documento non è stato esplicitamente approvato dall’assemblea dei sindaci. Di più si capirà – quando e se – sarà pubblicata la deliberazione relativa a quella seduta.

La sentenza del Tar
Una cosa, però, può esser detta con una buona dose di certezza: almeno una metà delle penali che la Segreteria tecnico-operativa ha computato non possono essere applicate, perché proposte nella stessa formulazione già bocciata dal Tar del Lazio con la sentenza a favore del gestore sul maxi conguaglio da 75 milioni di euro.
Nella seconda parte della sua relazione, infatti, la Sto elenca una serie di inadempienze imputate al gestore che però, benché tali, non trovano nel disciplinare tecnico la corrispondente sanzione applicabile. Si tratta per buona parte degli stessi rilievi mossi ad Acea nel 2008 e bocciati poi sia dal Commissario ad acta che dal Tar del Lazio, che al riguardo ha sentenziato: «l’impossibilità di applicare tali penali è da attribuire a inefficienze proprio della ricorrente (ovvero l’Ambito territoriale,ndr), come spiegato dal Commissario laddove riferisce che “dal disciplinare tecnico risulta chiaramente che tali penalità sono ammissibili nella misura in cui siano state deliberate dall’Aato 5 (e nello specifico dal presidente dell’Ato, ndr), comunicate al Gestore e inserite in convenzione. Tali formalità non sono state tuttavia adempiute: pertanto si ritiene che non siano ammissibili». Non lo erano e non lo sono – aggiungiamo noi -, visto che le ‘inefficienze’ sul punto dell’Ato sono rimaste le medesime.

L’immobilismo dell’Aato
L’Autorità d’ambito – e per essa, documenti alla mano, il presidente Pompeo – avrebbe dovuto prima individuare le condotte sanzionabili (non già esplicitate), poi comunicarle al gestore ed quindi inserirle nel disciplinare. Solo a quel punto per ogni inadempienza sarebbe stato possibile chiamare Acea a pagare la relativa ‘multa’. Un metodo molto dissuasivo affinché si gestisca per il meglio il servizio idrico e che passa direttamente per le casse della società, risultando molto più produttivo di una minacciata risoluzione che rischia di non farsi mai.

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