Cambiare il mondo a dorso d’asina, ma a cambiare deve essere l’uomo

La lettura dei due Vangeli delle Palme e quella scelta fondamentale che ciascuno di noi è chiamato a fare: come fece Gesù

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

“Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!”

Le parole dell’evangelista Marco, che raccontano l’entusiasmo della folla all’arrivo di Gesù a Gerusalemme per quelli che sarebbero stati i suoi ultimi giorni di vita, almeno quella vita che noi siamo abituati a considerare tale, sono ispirate dalla raffigurazione dell’ingresso messianico. Che alcuni secoli prima il profeta Zaccaria aveva descritto.

Ce lo rivelano i particolari raccontati da Marco. La scelta dell’asino piuttosto che il cavallo dell’imperatore un asino fra l’altro da restituire. Una cavalcatura umile come umile era stata quella di Davide nel suo ingresso a Gerusalemme mille anni prima. Il racconto dell’arrivo di Gesù a Gerusalemme è un altro dei modi attraverso il quale l’evangelista ci pone la domanda essenziale di tutto il suo Vangelo: chi è Gesù?

La domanda più essenziale

A chi vogliamo offrire la nostra fede? I drammatici fatti, che seguiranno l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, mettono in evidenza come ognuno sia chiamato a rispondere: chi è il messia? in cosa consiste la salvezza che ci promette?

E’ facile affidarsi a qualcuno che risolva i problemi, così, d’amblè, senza rispettare le volontà di quelli che non sono d’accordo, di quelli che la pensano in maniera diversa. Gesù è accolto dalla folla in maniera trionfale, come l’uomo nuovo, il nuovo potente chiamato a sostituire quelli che hanno governato finora. Proprio quel trionfo, però, suscita l’immediata risposta del potere costituito, che vede in Gesù non un modo diverso di vivere, una prospettiva di salvezza per la propria coscienza.

Non risolutore, ma pungolo interiore

Ma nota in quel Messia, che cavalca un puledro d’asina, una minaccia per il proprio prestigio, per i propri privilegi. Intuisce la prospettiva di un cambiamento radicale, che potrebbe mandare per aria tutto il mondo che fino ad allora avevano conosciuto. E nel quale si erano ricavati i loro privilegi, spesso ingannando gli altri.

La guerra come egoismo supremo

Ecco perché nella liturgia della domenica delle Palme vengono letti i due Vangeli. Quello del trionfo di Gesù, acclamato come il Messia, riconosciuto come il Salvatore atteso da secoli. Ed il Vangelo della Passione, del tradimento, dell’abbandono, della sofferenza, della giustizia disattesa e tradita. Non ci deve stupire questa contrapposizione di fatti perché è quello che avviene nella nostra coscienza quando ci poniamo di fronte a Gesù.

Accettare il patto della mitezza

Siamo pronti ad accettare la sua proposta, ad imitare la mitezza di un uomo senza armi, senza insegne. Senza un corteo potente e trionfante, un uomo dotato soltanto della voglia di far del bene?

Sua Santità’ Papa Francesco Jorge Mario Bergoglio Foto © Stefano dal Pozzolo / Vatican Pool / Imagoeconomica

Oppure preferiamo rintanarci dentro le nostre abitudini, cacciare questo Gesù, consegnarlo ai suoi nemici, l’egoismo e l’avidità? E tradire gli impegni che abbiamo preso nei suoi confronti, tradire la fiducia che ha riposto in noi, offrendoci una vita basata sul bene piuttosto che sul male, sulla potenza, sulla sopraffazione sugli altri?

La lettura dei due Vangeli della Domenica delle Palme è l’esemplificazione icastica della nostra esistenza e della scelta fondamentale che ciascuno di noi è chiamato a fare. Chi volete che vi liberi per la Pasqua?

(Foto di copertina © DepositPhotos.com)