Dante e Benito finalisti alla “coppa Davos”

A Davos si riunisce il World Economic Forum. Lì si decisono i destini del mondo. Ma noi ci concentriamo su Dante e se sia imparentato con Mussolini. Mentre la prospettiva è quella di farci mangiare grilli. Troppi fagiani in giro al Wto

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Si alza il sipario sull’appuntamento annuale a Davos del World Economic Forum. Nella cittadina Svizzera come tutti gli anni si riunisce il gotha dell’economia mondiale che, come sempre, deciderà in che modo indirizzare la politica economica mondiale, con buona pace dei governi di mezzo mondo. Ridotti, se sono fortunati, a felici spettatori. O se lo sono meno, a semplici strumenti.

Però in modo mirabile il dibattito in Italia verte sull’argomento se il padre della destra politica sia Dante o Mussolini. Ed il massimo sforzo di politica economica è discutere sulle accise della benzina.

Davos, perché non contiamo un tubo

Dunque mentre nel mondo si gioca la “coppa Davos”, mi perdonerete l’uso dell’assonanza tennistica con la Davis, se oggi gli ipotetici finalisti dovessero determinarsi nel dibattito pubblico italiano sarebbero nientepopodimeno che l’Alighieri ed il Mussolini. Due giovincelli. Avete capito vero come affrontiamo noi il dibattito legato ai grandi cambiamenti mondiali? Poi dite perché non contiamo un tubo.

Insomma i grandi leader economici mondiali si riuniscono e noi a discutere l’affermazione del ministro Sangiuliano secondo il quale Dante è il vero padre della destra italiana. È vero direte che sa di anacronistico già chi intravede nel fascismo la vera radice della destra nostrana, datato ormai un bel secolo fa. Ma, insomma protesta la sinistra, appropriarsi di uno nato nel 1265 è ridicolo e così bolla le affermazioni del ministro della cultura.

Anzi a ben pensare Dante certamente potrebbe essere di sinistra, si dichiara sagacemente, se non fosse che la sinistra l’hanno inventata sei secoli dopo. Ecco il colpo basso del Sangiuliano che crea fermento. Magari io avrei criticato di più l’annuncio che il museo degli Uffizi è destinato a vedere crescere il costo del proprio biglietto fino a 25 euro. Un’enormità visto che ne bastano 8,50 per visitare il Louvre e che lo stesso museo francese incassa duecento milioni l’anno all’incirca la stessa cifra che incassano tutti i musei italiani insieme.

Magari qualcosina di meglio va pensata.

A discolpa dell’ ignaro ministro però una cosina va detta. Che non fu l’unico a vagheggiare un rapporto diretto tra lo zio Benny ed il prozio Dante. Durante il ventennio uscì un diffusissimo libro che si chiamava Dante Alighieri e Benito Mussolini scritto da Domenico Venturini che aveva lo scopo precipuo di evidenziare il collegamento tra le due figure storiche. Non esitava ad affermare concetti del tipo “Il Massimo poeta può dirsi a ragione l’antesignano dei grandi ideali del fascismo”.

Concludendo che “Se Dante fosse ancora tra i viventi Egli avrebbe preso il suo posto all’ombra dei gloriosi gagliardetti del littorio!”. Hai capito la propaganda? Altro che quel principiante di Sangiuliano.

E noi ci concentriamo sulle accise

Ma a ridosso del forum mondiale dell’economia il vero dibattito in Italia è stato sulle accise dei carburanti.

Le accise ormai le conoscono tutti, i più dotti ne riconoscono le radici etimologiche latine. I più triviali ne sfruttano l’assonanza con i dialetti meridionali per i verbi che indicano l’uccisione. Sogno di vedere uno speciale della mitica trasmissione Vox Populi, mito dei miti su Teleuniverso, dove l’intervistato beccato al mercato cittadino dichiara “co sta benzina c’hanno accise!”. Intendendo proprio il passaggio ad altro mondo e non la odiosa tassa.

Le accise: ridotte dal governo Draghi in piena crisi energetica e tornate al trentuno dicembre ai livelli precedenti. Niente di stranissimo non fosse che la Meloni in un video del 2019 in una gag dal benzinaio ne rivendicava addirittura l’abolizione. Quindi apriti cielo: non solo non le diminuisci ma addirittura le aumenti! Fedifraga non stai mantenendo gli impegni elettorali e giù botte da orbi sui social ed in parlamento.

Allora la spericolata Meloni che invece delle conferenze stampa ufficiali tiene ancora una specie di posta del cuore con un’agendina in mano sui social, decide di rispondere, di chiarire. Ecco la cosa peggiore che si possa fare in questi casi. Infatti la confusione raddoppia forse triplica.

Primo perché la linea di difesa è: “non l’ho promesso quest’anno ma nel 2019 (adesso non vale più?) tutti capirete che sono cambiate le condizioni economiche”. Bel tentativo ma dimentica il fatto che uno dei motivi principali per cui era stata eletta era proprio il caro bollette. E poi, il web è spietato riesce un video del settembre scorso dove ancora lo dice in un comizio. Allora doppia razione di legnate social.

Un ‘abbastanza‘ indicativo

Giorgia Meloni (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Io non volevo vederlo il video giuro. Ma alla fine ci sono andato a guardarlo. E quando ho sentito questa giustificazione ho vacillato. Ma imperterrito ho continuato a guardare. Quando però il nostro Premier ha guardato la telecamera ed a supporto delle sue affermazioni ha esclamato candida “sono una persona abbastanza seria” ecco io su quell’abbastanza non c’è l’ho fatta ho chiuso. Quell’abbastanza è stato tombale. Non avevo mai visto un politico mettere in dubbio egli stesso la totale serietà sua e delle azioni che lo muovono, un autogol incredibile,

Forse sarebbe ora di abbandonare l’aria popolare e popolana. E vestire anche nella comunicazione i toni e l’istituzionalità del Presidente del Consiglio. Tanto si è capito che al governo non basta spararle grosse, servono fatti.

Senza Ultima Generazione

Un blocco di Ultima generazione sul Raccordo

Ecco tutto questo mentre a Davos si prepara il forum mondiale nel pieno del lusso svizzero e circondati da cinquemila agenti di polizia. Cinquemila.

Io adesso vorrei vedere gli attivisti di “ultima generazione”. Quelli che si sbracano a terra sul raccordo anulare,  imbrattano i musei e pochi giorni or sono il senato italiano. Li vorrei vedere andare a protestare dove c’è il potere vero. Ma non li vedrete perché non ci vanno. In fondo inconsapevolmente sono loro stessi il prodotto di quella cultura economica verticistica che spesso per diletto li acclama e li finanzia. Ma li vuole lontani dalle loro dorate terga quando si riuniscono.

Andate a bloccare le strade a Davos, vedi le randellate sulla groppa. Tingete di arancione il centro congressi svizzero vedi come ti ficcano in gattabuia in un nano secondo. Daje ultima generazione siamo tutti con voi. Ma dubitiamo anche che ci proverete. Perché se i vostri maestri sono quelli che conosciamo non nutriamo grandi speranze.

Fagiani mondiali per Davos

Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica

Tra tante critiche a Davos infatti spicca una di Greenpeace fantastica. Sono preoccupati per il forte aumento delle emissioni dovute a i voli privati in arrivo a Davos. Cioè uno dice: dentro il palazzo dei congressi è riunito il gotha degli inquinatori di tutto il mondo, i più grossi potentati economici determinati a divorare il mondo come locuste ed a sfruttarlo fino alla fine delle sue risorse. E tu sei preoccupato per i tubi di scappamento degli aerei che arrivano quel giorno? La fagianeria assoluta direi.

Qualcuno di voi ha mai letto “Il Grande Reset”? Il libro di Klaus Schwab che è il direttore del World Economic Forum. Ecco leggetelo e capirete meglio la politica mondiale che vi circonda collegherete meglio l’origine di tutte le idee astruse che girano propagandate oggi dai social mainstream. Da quelle sanitarie a quelle alimentari. Leggetelo e capirete perché vi vogliono far mangiare gli insetti. Poi scaricate la foto di Schwab e guardatelo attentamente in faccia osservatelo e poi su un foglio scrivete quanta fiducia vi ispira da uno a dieci. Guardate negli occhi l’uomo che beatamente vi vuole abboffare di grilli mentre lui si crogiola in un hotel a cinque stelle svizzero con i migliori cuochi a deliziarsi con le migliori prelibatezze.

Quando avrete letto Il Grande Reset allora e guardato in faccia il fagiano che ha avuto il coraggio di partorirlo vi assicuro vivrete più consapevoli. Perché se fino ad oggi ci ridiamo e scherziamo quando capiremo che questi illustri e ricchi signori hanno in serbo realmente per noi un futuro di decrescita felice, povertà controllata e alimentazione vomitevole allora rideremo molto meno.

Tutto questo mentre Sangiuliano discetta di Dante e la Meloni si accapiglia sulle accise.

Ma a proposito di battute, circola la voce che ai ricchi partecipanti al forum di Davos sia stato distribuito un vademecum dove, nel capitolo alimentazione si specifica quanto segue: se al ristorante lo scarafaggio è a terra si deve chiamare l’ufficio igiene e farlo chiudere, se è nel piatto è una prelibatezza, è il cibo del futuro.

Ma che vi devo dire. Ogni scarrafone è bello a mamma soja!