Il braccio di ferro sul governo dell’acqua:

Il braccio di ferro sul governo dell'acqua in provincia di Latina. Il cambio delle regole proposto da FdI. Al quale il presidente della Provincia dice no: perché basterebbe un patto tra i Comuni più grossi per imporre le loro scelte a tutti. Lo scambio di colpi

Andrea Apruzzese

Inter sidera versor

Legge regionale contro emendamenti. È braccio di ferro tra il presidente della Provincia di Latina Gerardo Stefanelli ed i sindaci di centrodestra, in particolare di Fratelli d’Italia. Cosa sta succedendo sull’acqua a Latina?

Ne più, né meno quanto accaduto negli ultimi 20 anni: si cerca il governo, di Acqualatina come del futuro ente per la gestione. Storicamente il controllo della società che gestisce l’acqua ed il controllo dell’assemblea dei sindaci che vigila è in mano al centrodestra in generale ed a Forza Italia in particolare, grazie agli equilibri costruiti dal coordinatore regionale Claudio Fazzone.

Poi con la riforma Delrio sono cambiati i rapporti di forza. E così dal 2016 tutto è sotto un controllo trifase Civici-Pd-Forza Italia: esattamente la fotocopia del patto politico che ha portato il sindaco renziano di Minturno Gerardo Stefanelli alla guida della Provincia post Delrio grazie al sostegno dei voti forzisti controllati da Fazzone.

Oggi è in atto un braccio di ferro sul governo dell’acqua e sull’ipotesi di creare un Egato dell’acqua: gli Egato sono gli enti d’ambito cioè l’insieme dei Comuni di un territorio, chiamati a decidere su un determinato servizio; i più noti sono l’acqua, i rifiuti, il gas. In questo braccio di ferro il resto del centrodestra parte all’attacco. Prendendo proprio al balzo la palla della creazione dell’Egato dell’acqua a Latina. 

UNO STATUTO COMPLICATO 

Gerardo Stefanelli

Egato per il quale è necessario un nuovo statuto. La bozza è stata predisposta da mesi dall’ufficio di presidenza, una forma di comitato ristretto di primi cittadini della conferenza dei sindaci sull’acqua. Bozza che ha fatto il giro dei sindaci dalla scorsa primavera; si sarebbe dovuta approvare entro maggio, ma c’erano le elezioni di mezzo. E si è scelto di soprassedere.

Poi, i nuovi sindaci eletti a metà maggio hanno chiesto ulteriore tempo per esaminarla. E si è arrivati a pochi giorni fa quando, in aula, la conferenza dei sindaci avrebbe dovuto votarla. Ma alla bozza di Statuto erano stati apportati due emendamenti da parte del Comune di Latina (a guida FdI), non di poco conto.

Il primo, l’elezione del presidente: introduce e prevede l’elezione di questa nuova figura mentre la bozza riflette la legge regionale secondo cui è presidente dell’Egato idrico il presidente della Provincia. Il secondo, la modalità di votazione: l’emendamento introduce un voto di maggioranza legato alla rappresentatività della popolazione, più la città è grande più pesa il suo voto; mentre secondo la bozza valeva la doppia maggioranza. Cioè non basta la maggioranza della popolazione rappresentata in maniera ponderata, serve anche la maggioranza dei Comuni perché in questo modo si evita che pochi grandi centri si mettano d’accordo ed impongano il loro peso a tutti gli altri.

SCATTA LA POLEMICA

Omar Sarubbo

Emendamenti che, presentati alcuni giorni prima, erano già passati al vaglio di due organi tecnici: «gli unici titolati», aveva chiarito in conferenza dei sindaci il presidente della Provincia (e dell’Ato) Gerardo Stefanelli. Chi sono? Uno è il segretario generale della Provincia, l’altro è il dirigente della Sto, la segreteria tecnica operativa dell’Ato. Entrambi hanno bocciato tecnicamente gli emendamenti. In conferenza dei sindaci, Stefanelli lo sottolinea. In aula, molti sindaci chiedono dunque un rinvio per ulteriori esami.

Stefanelli ricorda che il tempo scorre. Si vota il rinvio: bocciato. Si va al voto sulla bozza di statuto predisposta dall’ufficio di presidenza. È approvata. Ma non c’è la maggioranza. Si rinvia.

La polemica politica non si è fatta attendere. Il segretario provinciale del Pd Omar Sarubbo parla apertamente di come i Dem «respingono il blitz della sindaca del Comune di Latina». Per Sarubbo «attraverso la presentazione di un emendamento, tenta di concentrare il potere decisionale dell’Egato 4 nelle mani dei soli Comuni più grandi e di accaparrarsi privilegiate postazioni apicali di potere a danno di Amministrazioni minori».

C’è il rischio di un patto tra i grandi a danno dei piccoli. «Un meccanismo che consentirebbe ad un manipolo di Comuni maggiori di decidere per tutti gli altri. Emendamento che, tra l’altro, ha già ricevuto parere tecnico negativo. A garanzia di tutti riteniamo che debbano permanere i meccanismi di voto ponderato da un doppio criterio (numero di Comuni e rappresentanza della popolazione residente) e che la Presidenza della Conferenza debba essere affidata al Presidente della Provincia di turno che istituzionalmente può rappresentare la totalità delle amministrazioni dell’ambito. Riteniamo sia questo il modo per favorire la gestione unitaria all’interno dell’ambito dei servizi idrici integrati».

LA DOTTRINA TIERO

Gli ribatte, a stretto giro, il consigliere regionale e vice segretario regionale FdI, Enrico Tiero, secondo cui «anche i piccoli Comuni possono ambire alla guida dell’Ato4, e personalmente mi farò promotore di una proposta che vada in questa direzione». E lancia delle riflessioni su quanto accaduto in conferenza dei sindaci. Per Tiero, la proposta emendativa del Comune capoluogo «è inclusiva», dato che prevede l’elezione del presidente in seno ai sindaci e quindi anche quelli dei piccoli Comuni.

A Sarubbo ribatte che gli emendamenti erano stati depositati 20 giorni prima della seduta, «salvo poi essere ritirati per favorire un’ampia discussione». E boccia come «valutazione priva di fondamento il fatto che la sindaca Celentano abbia tentato di concentrare il potere nelle mani dei soli Comuni più grandi». 

CELENTANO CONTRO STEFANELLI

E si arriva alle ultime ore, che vedono direttamente un braccio di ferro al vertice. Stefanelli decide di convocare una conferenza stampa per controbattere, affermando come «il fatto che la presidenza dell’Ato spetti al presidente della Provincia lo stabilisce una legge regionale, e quindi andrebbe modificata quella. Se si deve fare una riflessione su questo, auspico allora sia più ampia e porti a un’unica autorità su acqua, rifiuti e anche gas». Inoltre, secondo il presidente, anche l’altro principio, quello sulle maggioranze, è inderogabile in quanto previsto dalla convenzione di cooperazione, proprio per tutelare i Comuni più piccoli grazie alla doppia maggioranza.

Matilde Celentano

In definitiva, «si vuole trasformare in politico qualcosa che di politico non è, con l’Ato che via via si sta rendendo indipendente dalla Provincia».

Ma la Celentano non ci sta, e risponde a stretto giro. Intanto, ricordando a Stefanelli che «in Italia ci sono 62 ato sulla gestione idrica, e solo 11 si sono fino a oggi trasformati in Egato». Inoltre, afferma, «mi sembra pretestuoso e non in linea con l’orientamento generale nazionale, invocare la legge regionale, e mi sembra che l’obiettivo della scelta di Stefanelli sia quello di ribadire che la presidenza dell’Egato vada automaticamente attribuita al presidente della Provincia in carica: negli 11 Egato già costituiti, il presidente è eletto dai sindaci».

Non solo: la Celentano chiarisce che «non è mio interesse assumere la carica di presidente del costituendo Egato». E lancia la bomba: «Se da un lato non è nostra intenzione penalizzare la rappresentatività dei piccoli Comuni, non sono disposta, e con me altri sindaci, a umiliare, con il sistema proposto da Stefanelli, la rappresentatività del Comune di Latina né di quelli più grandi del bacino di riferimento».

(Foto di copertina © DepositPhotos.com).