Il dono del talento e lo spregio di non usarlo, o del suo utilizzo sbagliato

Quello che abbiamo ricevuto alla nascita e quello che mettiamo o meno a frutto durante l'esistenza. Il grande nodo della scelta

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.

Mt 25, 15-16

Siamo pieni di talenti, spesso non ce ne accorgiamo, li consideriamo talmente connaturati alla nostra vita, non li consideriamo preziosi. Eppure non è una cosa scontata il fatto che possiamo camminare, che possiamo ragionare, che possiamo vedere, ascoltare, annusare, gustare. Eppure, basterebbe guardarsi un momento attorno per rendersi conto di quante persone, invece, non abbiano queste possibilità.

Sia perché sono stati colpiti da qualche malattia, sia per gli incidenti che possono aver costellato la loro esistenza, segnandola, a volte, per sempre

Niente di costruito: ci si nasce

E questi talenti,  la nostra intelligenza, la nostra capacità di scrivere e di leggere, di ragionare, di discutere non sono il frutto di qualcosa che ci siamo costruiti noi. Ma il dono che c’è stato fatto e che abbiamo ricevuto nel momento in cui siamo nati.  Tutti i nostri talenti risiedono in quella specie di miracolo che è la vita: ad ognuno di noi ne sono stati dati diversi, in misura anche differente. 

Ma abbiamo la grande responsabilità dell’utilizzo dei talenti che abbiamo ricevuto. E’ la nostra libertà radicale: ci sono stati donati dei talenti, assets li chiamerebbero oggi, risorse in italiano. Ma spetta soltanto a noi decidere se metterli in gioco, trafficare con i talenti, oppure tenerli per noi, schiavi della paura che si possano perdere, che qualcosa li danneggi.

Decidere tra utilizzo ed inerzia

La parabola, il midrash, che Gesù utilizza, per spiegare il senso della vita, è molto semplice. Sappiamo fare tante cose nella nostra vita: sta a noi decidere come utilizzare tutte queste competenze, tutti questi talenti. Verremo giudicati proprio su questa decisione. Siamo disponibili a spendere la nostra vita, i talenti che abbiamo ricevuto?

E per farli fruttare, in maniera che il bene si moltiplichi? Oppure vogliamo rintanarci in casa, vedere pericoli dappertutto, pensare che il mondo sia tutto un complotto contro di noi, che è meglio non impicciarsi, anzi meglio ancora sotterrare il talento?

E’ la scelta che ci viene chiesto di fare ogni giorno della nostra vita, anche se non ci pensiamo in quei momenti. E’ la scelta fra la generosità e l’avidità, tra l’amore e la sopraffazione, tra la comunione e l’isolamento solipsistico, tra la solidarietà e l’esclusione.