Tregua sia. Ma non ad ogni costo. Silvio Ferraguti non ci sta e incrina lo schema della pacificazione interna a Forza Italia chiesto da Antonio Tajani e subito applicato sia da Mario Abbruzzese che Antonello Iannarilli. Una tregua necessaria per abbassare i toni e favorire la ricomposizione delle troppe fratture interne al Partito. Ma lui ha altri obiettivi.
La campagna d’autunno di Silvio Ferraguti sta per iniziare. Vuole accreditarsi come l’unica, vera, alternativa credibile a Mario Abbruzzese all’interno di Forza Italia. Punta sui forzisti nel nord della provincia, su quelli che giudicano troppo sbilanciate verso il sud della Ciociaria le strategie di Abbruzzese, su quelli che non si affiderebbero mai ad Antonello Iannarilli rimproverandogli di non avere né capacità diplomatiche né acume strategico.
Il primo segnale di insofferenza c’è stato l’altra sera quando ha partecipato alla riunione del coordinamento provinciale di Forza Italia. E’ stato seduto poco più di cinque minuti, ha borbottato qualcosa, si è alzato ed è andato via. Cosa gli ha innescato l’innalzamento della pressione? La festa provinciale del Partito. Ai suoi fedelissimi ha detto “Ma come, il nostro territorio è di fronte ad un momento cruciale per il comparto Industriale e qui si organizza una festa che assomiglia più ad una sagra di paese? E poi: si vota in tre grandi Comuni, dovevamo farla lì la festa, per dare un grosso segnale di forza e di presenza sul territorio“.
Qualche ora di riflessione e poi rompe gli indugi. Il primo squillo di tromba lo lancia attraverso una dichiarazione che tra qualche ora sarà sui giornali. Il segnale è già nella prima riga: “Settembre è finito, ma quando inizieremo ad occuparci dei temi politici seri, che peraltro bussano alla porta?”
Aggiusta il tiro poche righe più giù e punta il coordinatore provinciale Pasquale Ciacciarelli: “In primavera in questa provincia si andrà al voto in una trentina di Comuni, tra i quali Cassino, Sora e Alatri. Cosa vogliamo fare? Collezionare altre figuracce dopo quelle di Anagni, Veroli e Ceccano?” Accusa il leader di essere in ritardo anche a Cassino, la sua città: “A Cassino vogliamo aspettare di vedere chi tra Giuseppe Golini Petrarcone e Marino Fardelli avrà maggiori possibilità di vittoria nell’ambito del centrosinistra?”
Ala fine lascia l’impronta digitale sulla strada che vuole costruirsi: quella del leader alternativo ad Abbruzzese. E mira verso il nome più autorevole che Forza Italia esprima nella guida dei Comuni ciociari: Nicola Ottaviani. Sa che se riuscisse a tirarlo dalla sua parte nascerebbe il primo vero nucleo con il quale mettere in discussione la leadership attuale. “Poniamoci per tempo anche il problema di Frosinone. Solo un cieco non vede che il sindaco Nicola Ottaviani è distante dal nostro partito e ci siamo chiesti per quale ragione? Recuperiamo entusiasmo nel capoluogo, in politica non basta indossare una cravatta per attrarre consensi. C’è un solo modo, e ad ogni livello: Il coinvolgimento“.
Poi il timbro finale. Quasi a sancire che la sua è una critica legittimata, perché parte dall’interno e non da una voce ormai lontana ed esterna al Partito. Per ricordarlo si firma Silvio Ferraguti, Responsabile regionale FI Attività produttive.
La campagna d’autunno è alle porte.