Consigli per la discarica: Lozza e Tosini condannati a sei anni

La decisione del tribunale di Roma. Che riguarda non soltanto l'individuazione della discarica per la Capitale. Ma anche gli atti per Roccasecca, e Bracciano passando da Civitavecchia. Tosini e Lozza assolti dalla turbativa. Ma condannati per i 'consigli' della dirigente pagati con i regali dell'imprenditore. Le linee delle difese: atti legittimi come attestato da altri tribunali; non ci si vende per 9mila euro.

Troppi consigli. Forniti andando oltre quelli che erano i suoi compiti d’ufficio. Accettando anche dei regali: borse ed orologi di grande valore. Vero che anche lei ricambiava quei doni con altri ancora più costosi: ma proprio questo dettaglio mette in evidenza che non era un semplice rapporto tra dirigente ed utente quello tra la allora dirigente del settore Ambiente della Regione Lazio Flaminia Tosini e l’imprenditore Valter Lozza. Per questo il tribunale di Roma oggi li ha condannati a sei anni di carcere.

Le accuse

Monte Carnevale. (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

L’inchiesta è quella sul più grosso business dei rifiuti nei prossimi decenni: quello che aveva individuato la futura discarica al servizio della città di Roma. La scelta era caduta sui terreni dell’ex cava di Monte Carnevale, appartenenti alla società Ngr di Lozza. L’indagine era partita proprio da lì: una specie di Mission Impossible, come erano riusciti quei terreni a rispondere a tutti i requisiti richiesti, dal momento che per anni nessuna amministrazione era mai riuscita a trovare su Roma un’area idonea?

Non solo. L’inchiesta mette nel mirino anche l’ampliamento della discarica di Roccasecca: anche questa proprietà di una società di Lozza, la Mad. Sotto la lente d’ingrandimento finisce la collina di rifiuti autorizzata in località Cerreto dal Consiglio dei Ministri una volta finiti gli spazi nel quarto invaso. E l’autorizzazione per la realizzazione del V invaso che mai è entrato in esercizio.

Ma non solo. Poco alla volta la Procura ha aggiunto altri pezzi all’indagine. Contestando alcune autorizzazioni alla discarica di Ponte Malnome a Roma, quelle per il capping sull’ex discarica di Bracciano, il trasporto di alcune terre inquinate dalla discarica di Civitavecchia e destinate proprio a Bracciano ma spostate in violazione dei vincoli.

Consigli mirati

Flaminia Tosini (Foto © Imagoeconomica)

Alla base delle accuse ci sono migliaia di pagine d’indagini, centinaia di intercettazioni, compiute con microspie ed anche con il software che trasforma gli smartphone in occhi ed orecchie per la forze dell’ordine.

Il tutto, due anni fa viene condensato in 170 pagine che fa portano all’arresto dei due imputati. Con le accuse di corruzione e “turbata libertà di procedimento di scelta del contraente”. Tradotto dal codice: gli investigatori accusano la dottoressa Tosini di essersi prestata alle esigenze imprenditoriali di Lozza, dandogli i consigli giusti per raggiungere i suoi scopi aziendali. Ed accusano lui di avere comprato a suon di regali quei favori.

In pratica? Alla dottoressa Tosini contestano d’avere fatto in modo che Lozza ottenesse l’autorizzazione a trasformare l’area di Monte Carnevale a Roma. È un’area che era destinata a diventare discarica di inerti. Ma grazie a quell’autorizzazione è potuta diventare il nuovo sito per lo smaltimento dei rifiuti urbani di Roma. I magistrati sostengono che Flaminia Tosini lo abbia fatto in virtù dello straordinario rapporto personale tra loro, in alcuni tratti dell’indagine vengono definiti anche amanti. Insieme, per il Pubblico Ministero avrebbero “manipolato la procedura amministrativa volta all’individuazione della prossima discarica della Capitale, ricorrendo ad indebite scorciatoie“.

Infatti, negli ultimi giorni del 2019, mentre tutti mettevano in fresco lo spumante e preparavano i petardi, l‘amministrazione comunale della sindaca di Roma Virginia Raggi decideva di utilizzare come discarica l’area di Monte Carnevale. Lozza era arrivato ai vertici della società proprietaria dell’area poco prima dell’atto.

I dubbi su Roccasecca e la terra

Uno degli invasi della discarica di Roccasecca

Nel caso di Roccasecca invece veniva ipotizzato che la dottoressa Tosini avesse tentato di trarre in errore Palazzo Chigi. L’avrebbe fatto rappresentando un’emergenza che in realtà non c’era. Quale? Un improvviso aumento dei rifiuti indifferenziati raccolti in provincia di Frosinone. E allo stesso tempo, un rallentamento dell’iter per autorizzare il quinto invaso cioè la quinta buca nella quale sistemare le balle di rifiuti della provincia di Frosinone essiccati e resi inerti. In pratica: gli spazi nel quarto invaso sono finiti, il quinto non è autorizzato: o si va in emergenza o si autorizza la collinetta più alta.

L’indagine ha verificato l’iter delle autorizzazioni e l’istanza con la quale la Regione Lazio aveva ha chiesto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di revocare il Decreto del 7 marzo 2019. La richiesta serviva per superare il limite posto dal governo Conte e alzare così da 10 a 16,7 metri l’altezza della collinetta di rifiuti autorizzata a Roccasecca, una volta finiti gli spazi nel quarto invaso della discarica provinciale Mad di Lozza.

Indagini e accuse anche sulle autorizzazioni per il quinto invaso. E poi tutte le altre discariche, da Malnome a Bracciano e Civitavecchia: la terra sbancata nel corso dei lavori per realizzare l’ampliamento della discarica di Civitavecchia che viene utilizzata per realizzare la copertura della discarica esaurita a Bracciano. Ma quella terra poteva essere impiegata solo nelle adiacenze di Civitavecchia. Un doppio guadagno per Lozza: quella terra andava trattata come rifiuto poichè proveniva da un’area che è discarica; invece di trattarla (spendendo) viene venduta (guadagnando) per 265mila euro. Il tutto – sostiene l’accusa – sotto l’occhio di Flaminia Tosini, ipotizzando suoi plurimi atti contrari ai doveri d’ufficio per favorire le imprese di Lozza.

La linea difensiva

Fosso Crepacuore e Civitavecchia

Tesi contro le quali gli avvocati Marco Pizzutelli e Cesare Placanica hanno imbastito una linea di difesa fondata su una serie di provvedimenti. Quali? Quello emessi da una serie di tribunali che hanno riconosciuto legittimi gli atti della dottoresssa Tosini poi applicati dalle imprese di Valter Lozza. In pratica – è la difesa – gli atti emessi dalla Tosini sono stati successivamente impugnati e riconosciuti legittimi (a seconda dei casi) di Tribunale Amministrativo Regionale, Consiglio di Stato, Corte di Giustizia Europea. Nessuno è stato dichiarato illegittimo.

Una linea sulla quale si sono attestati anche i legali della Tosini,  Marco Valerio Mazzatosta ed Arianna Morelli. Costruendo anche una seconda barriera difensiva: non ci si vende per cose così importanti in cambio di una borsa ed un orologio che in tutto valgono novemila euro; non ci si sta vendendo se in cambio di quella borsa e quell’orologio si regalano una tuta da sci ed un telescopio che valgono quanto ciò che si è ricevuto.

A fare barriera per le aziende sono stati gli avvocati Calogero Nobile (per la Mad) e Roberto Fiore (per Ngr). Anche loro hanno ribadito la totale legittimità degli atti ed il fatto che siano stati validati da altri tribunali.

Oltre le richieste

Valter Lozza

Per i due imputati, la Procura aveva sollecitato una condanna a quatto anni. I giudici della seconda sezione collegiale li hanno giudicati colpevoli del reato di corruzione; assolti dalla turbativa d’asta. Ed hanno calcolato in maniera differente la pena infliggendo sei anni di carcere.

Inoltre hanno dichiarato i legali rappresentanti delle società Ngr (la società proprietaria della cava a Monte Carnevale) e ‘Mad’ colpevoli dell’illecito amministrativo previsto dal decreto legislativo 231 del 2001. Cioè? Se un imprenditore commette un reato che avrebbe arrecato vantaggi alla sua impresa, lei ne rispode per la parte amministrativa. Per questo Mad e Ngr sono state condannate al pagamento ciascuno di una sanzione di 30.900 euro.

La difesa di Flaminia Tosini ha espresso amarezza per la condanna. Fa presente che l’ammontare dei regali ricevuti avrebbe un valore di circa 9mila euro. Ma quelli fatti da Flaminia Tosini ai compleanni di Valter Lozza avevano un valore pressochè identico. Ora si attende il deposito della sentenza per impugnarla in appello.